32. Ragione e sentimento

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20 Dicembre 1970, Vezza D'Alba (Langhe), Piemonte.

Un'unica firma cambia, in un solo istante, le sorti della famiglia Greco per sempre.

Margherita solleva la testa verso Diego, fissando la sua calma e chiedendosi se anche lei, in futuro, sarà in grado di dimostrarsi così compassionevole ma anche distaccata, vicina alla gente di quartiere ma anche professionalmente più elevata e mille altri stati d'animo doppi che in Diego si alternano come in un vortice.

«Ti ringrazio, Diego. Per tutto.»

«Sarò sempre qui, quando avrai bisogno.»

Margherita china la testa appena, in un ringraziamento silenzioso e privo di parole sufficienti ad esprimerlo, prima di alzarsi dalla sedia ed uscire dal suo ufficio.

Valeria è in piedi alla propria scrivania, che la aspetta. Dietro di lei, invece, un'altra donna dallo sguardo amichevole sembra particolarmente curiosa di ciò che sta accadendo.

«Le altre sono uscite, in modo da lasciarci sole. Che ne dici di ritornare a casa tua, in modo da parlare?»

L'attesa, fuori da quelle porte, aveva estenuato Valeria al punto da farle perdere ogni sensazione e renderla solo un guscio immobile, in attesa dell'arrivo di lei.

Dinanzi la richiesta, però, compie per prima la propria mossa, incamminandosi verso l'uscita senza dare spiegazioni e senza più considerare il nome della famiglia Grimaldi che pesa sulle sue spalle, rendendole più pesante un passo dopo l'altro.

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Essere di nuovo da sole all'interno di una camera è strano, ad entrambe ricorda molto il passato e per lunghi minuti la cosa rende irraggiungibili le parole. Le due sorelle si studiano l'un l'altra con veloci occhiate in grado di registrare ogni più piccolo cambiamento fosse avvenuto negli anni. Si erano sentite spesso, si erano allegate persino delle fotografie, ma niente reggeva il confronto con la realtà.

Agli occhi di Margherita, Valeria era divenuta più bella nelle vesti di donna letale ma anche più sofferente, più magra, rispetto al passato. Dava l'impressione di aver avuto più di un disturbo negli anni in cui le aveva lasciate da sole, riuscendo a scappare da qualsiasi incubo appena in tempo. Non le appare anoressica ma la sua altezza confrontata con la sua costituzione sembra generare in certi momenti uno strano squilibrio, impossibile da non essere notato agli occhi di chi ti ha vista diversa.

Agli occhi di Valeria, invece, Margherita appare più forte. La lavorazione della terra le ha fatto mettere su più muscoli, le ha colorato la pelle, l'ha resa più autoritaria e severa ma in qualche modo le è parsa visibile anche la donna di un tempo, la sorella che conosceva, la sua più stretta confidente. Il naso aquilino a segnarle da sempre il profilo meridionale si è appesantito di un'ulteriore gobba ma nel complesso crea un equilibrio sul suo volto, in grado di darle maggiore autorevolezza.

Un solo anno corre a dividerle eppure tra le due sembra Margherita quella più anziana, quella più stanca, la più responsabile, quella piena di rughe d'espressione.

Vale fissa tutto questo in Margherita capendo come sua sorella sia riuscita, a discapito di tutto, a vivere veramente la vita. Con gioia, ansia, passione, dolore e grinta. Con anima.

L'anima di Valeria, invece, sembra essere strappata via da tempo. Pensava di conservarla ancora ma dopo la conversazione avuta con Clara, la scorsa notte, si è accorta di essere vuota.

«Mi è piaciuto rivederti, Vale, dormire nella tua stanza, vivere parte della tua vita» parte a dire Margherita, fissando attorno a sé la stanza di Valeria in cui ha dormito la notte precedente, accennando ad un piccolo sorriso. «Non mi sono nemmeno sorpresa dell'esistenza di questa camera. Credo che solo Angela e Rita ancora pensino a te e a Diego come due veri sposi, con annessi e connessi, pregi e difetti. Io sapevo che per tutto questo tempo avresti avuto bisogno dei tuoi spazi, di vivere così... e sono stata felice di trovarci un pezzo di noi.»

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