34. Il cappio

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L'esitazione può essere un dono, come una condanna. Certe volte ti salva la vita mentre in altre ti fa perdere tempo, pur di tenertela stretta. Nel silenzio seguente una simile confessione Sanna percepisce molta esitazione, come una sensazione di equilibrio precario, un dondolio leggero che aumenta e diminuisce, aumenta e diminuisce, quasi in un'agonia costante.

Valeria Greco è nel suo studio e lui la sta osservando. Bella lo è per davvero, di una bellezza evidente caratterizzata dalle lunghe gambe e dal corpo sottile come una piuma eppure, se si guarda bene nel suo aspetto, alcune cose possono risultare quasi disturbanti.
Come il profilo sporgente delle sue clavicole, per esempio, possibile da tracciare fino alla terminante rotondità dell'osso, alla conclusione della spalla, o gli zigomi troppo affilati, gli occhi troppo sporgenti, il naso troppo aquilino e mille altre cose di cui Sanna si accorge poco alla volta.
Ciò che lo sorprende è come riescano a coesistere tutte insieme generando una sensazione di evidente bellezza, piena di particolarità, di cui entrambi i Grimaldi si sono mostrati degli estimatori. Ma non è tanto quell'equilibrio naturale a tenere in regola le cose quanto il fascino smisurato che quella donna pare maestra nello sfoggiare. Ne è intimorito e attratto.

«Valeria Greco, la moglie di Diego...» lo psicologo assapora il gusto di simili parole, prima di scuotere lento il capo in direzione della donna. «Mi dispiace ma se è venuta qui per avere informazioni riguardo ai miei incontri con suo marito allora non posso esserle d'aiuto. Sono protetti dal segreto professionale, mi capisce.»

«Non sono venuta per questo.»

«Per cosa è venuta allora?»

«Per un cappio che ho alla gola e che mi impedisce di parlare.»

Alla Vigilia di Natale una donna si presenta nel suo studio con un cappio intorno al collo e oltre alle parole quella corda sembra spezzarle anche il respiro. Sanna resta a fissarla e accavalla le gambe una sopra l'altra per poter comprendere appieno ciò che sta accadendo, chi si trova di fronte, la donna che è e quella che potrebbe essere. Perché c'è una netta distinzione tra le due, c'è per tutti ma Valeria... lei pare doverla ancora comprendere.

«Mi hanno parlato molto di lei. In effetti, in paese non si parla d'altro che della sua storia. Dei Grimaldi, di Mattia, di Sofia e di quello che le è stato fatto.»

«Non mi importa di ciò che dicono di me quelle persone.»

«E di chi le importa, allora?»

Valeria non riesce a parlare e lo psicologo osserva quella sofferenza con una sensazione crescente di pena, dinanzi al tentativo sempre più irrisolto della donna.

«D'accordo, ci arriveremo per gradi...» Avvertendola poco dopo ridere tristemente, lo psicologo diviene confuso. «La cosa la mette di buon umore?»

«Al contrario.» L'uomo continua ad essere tanto confuso da farla scuotere il capo, a caccia delle giuste parole. Aveva allontanato lo sguardo, persa nei pensieri, ma è costretta a tornare a fissarlo per dirgli la verità. «Non la prenda sul personale... ma lei è il volto di un incubo.»

Si riferisce a Pietro Grimaldi e alla sua somiglianza. Sanna ne è certo e per questo non si esenta dal cogliere un'opportunità succulenta.

«Anche suo marito lo è», parlando di somiglianze. Valeria sorride, in un modo triste che non coinvolge gli occhi, perdendo l'allegria priva del buon umore che l'aveva raggiunta.

«No, affatto.»

Sanna solleva un sopracciglio, trafitto dalla curiosità a una simile risposta tanto indicatrice, e nel frattempo lei deglutisce e raddrizza la schiena, dispiega i neri abiti tirando gli orli tra le mani, per poi tornare a parlare.

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