16. Invidia

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"Dovrai stare attenta a non perdere te stessa. Quella è gente abituata al denaro. Continua a ricordarti da dove vieni."

Queste erano state le parole della sua dolce madre dinanzi la scoperta del suo promesso sposo, dai racconti e dalle testimonianze del bacialè in merito a Mattia, e per molto tempo era rimasto l'unico problema al quale Valeria si doveva riferire.
Trovarsi di fronte alle porte dorate di questo importante hotel glielo ricorda.

Diego sembra essere a proprio agio, pur non essendosi cambiato d'abito ed indossando quindi dei semplici jeans al di sotto della giacca imbottita, mentre rimane intento a fissare l'insegna sui toni di un verde spento, quasi non lo convincesse.

«L'appuntamento è nella hall?» Incede nelle richieste Valeria, sperando di poter captare lo sguardo di lui oltre gli scuri Rayban.

«No, in una delle suite.»

«Davvero un lavoro redditizio, il tuo...»

In risposta riceve solo un accennato sorriso mentre il proprietario di questo è intento ad afferrare dalla tasca retro del pantalone il proprio portafoglio, valutando le banconote riposte. Raramente gira con dei contanti.

«Che cosa ti aspettavi? Il mio cognome mi precede. Puntare in basso è difficile.»

«Sicuro che non sia per una lieve mancanza di umiltà?»

Diego è sempre più divertito dal tono provocatorio della moglie, tanto da decidere di stare al gioco. «Beccato.»

Le lire gli arrivano tra le mani poco prima che il valletto all'ingresso si approcci loro, quasi fosse stato richiamato dall'attraente colore dei soldi.

«Sarà questione di poco, dopo potremmo visitare la città se vuoi» le riferisce il marito, valutando i tempi di reazione della terza figura sulla scena mentre ancora è sufficientemente distante.

«Fai quello che devi, abbiamo tempo.»

Finalmente il valletto li raggiunge e viene premiato dalla banconota allungata da Diego.

«Signor Grimaldi...»

«L'insegna, Ettore.»

«Sì, signore, provvedo subito.»

Valeria alza lo sguardo verso la questione del problema, domandandosi cosa non andasse ma capendo quanto un occhio esterno non riesca ad individuarlo, dopodiché tenta di tenere il passo del marito che nel frattempo ha superato i gradini di ingresso e raggiunto la hall.

«E così, hai un hotel» constata, fissandosi intorno ed osservando quanto ogni cosa presente non assomigli a lui o al suo stile.

«Sì, ma non sono io a gestirlo» lo avverte replicare, distratto da ciò che sta avvenendo loro intorno come il continuo viavai di gente ad invadere il corretto transito verso la zona ristoro a pochi passi dall'ingresso.

«Allora di cosa ti occupi?»

In un attimo riesce a riottenere contro tutta la sua attenzione, portando Diego ad appoggiare un gomito sul bancone della reception per potersi rivolgere a lei come si conviene.

«Ti arrendi?» Domandarlo è da spudorati, lei vorrebbe vincerla quella loro misera sfida per cui non riesce a pronunciare una risposta corretta. Stringe tra loro le labbra, intrappolando sulla lingua la resa, tanto arditamente da farlo divertire per la reticenza dimostrata.

«D'accordo, te lo dico lo stesso... Sono un investitore immobiliare. Acquisto fondi solitamente in disuso, li rimetto a nuovo e poi li rivendo o li affitto per ottenerci un guadagno. Nei primi tempi ero parte di una società ma ora agisco da solo, o meglio... agivo. Puoi indovinare chi sia il mio nuovo socio.»

Marchiati dal peccatoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora