36. Aspettami

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24 Dicembre 1970, Vezza D'Alba (Langhe), Piemonte.

L'ossigeno sembra essere fatto di puro fuoco non appena Diego rialza il viso, grondante d'acqua, per poterne rubare una profonda boccata. Gli brucia nella gola. Mette in tensione ogni muscolo del suo corpo, come se non fosse già del tutto teso.

Si afferra con forza al bordo del lavabo mentre osserva il suo riflesso nello specchio; un volto intriso in una finta ipotesi di controllo lo guarda di traverso, spiando all'interno dei suoi punti deboli, ma è una battaglia priva di colpi e governata dalla completa immobilità con cui i due sfidanti si osservano.

Vorrebbe potersi dire che a tutto c'è un limite, ma ha perso il contatto con se stesso da troppo tempo.

Chiudendo il rubinetto dal quale l'acqua sta continuando a scorrere, Diego raddrizza la schiena e tenta di tornare a vestire i propri panni.
Non lo faceva da tempo. L'unica cosa a cui riesce a pensare è quanto sia sbagliato essere nella sua casa di famiglia senza sua moglie.
Quant'è che non accadeva? E perché la pena che aveva provato nel vedere suo fratello Claudio allontanarsi da Silvia non gli appare più come un sentimento tanto lontano ed estraneo? Forse sono destinati a condividere la stessa vita, gli stessi sbagli e le stesse conseguenze, così come ad amare qualcosa di inafferrabile.

Ha bisogno di un altro profondo respiro. Il suo riflesso ora sembra essere più convinto delle loro scelte, ma si sta solo risparmiando dall'affrontare conseguenze più crude di quanto possano essere la solitudine e l'indifferenza. E quelle conseguenze si trovano immobili vicino al rubinetto appena richiuso...

L'orologio regalatogli da suo nonno si mostra con spocchiosa arroganza nel contesto degli oggetti presenti, mettendo in mostra alla sola luce presente nella stanza, al di sopra del vetro, la dedica interna che Pietro Grimaldi aveva fatto incidere al suo orafo di fiducia. "A mio nipote, Diego Grimaldi, da tuo nonno, Pietro".

Informale quanto bastava a far presente già a quel tempo la freddezza del parente che forse, nel modo più semplice ed egoista possibile, puntava solo a non essere dimenticato. Ad ogni modo, Diego sapeva anche che neppure Mattia aveva avuto qualcosa di meglio. Stranamente, per un'unica volta, il nonno non si era sbilanciato in una preferenza.

Tamponando il volto con un panno dai ricami in oro, Diego spia l'oggetto finché, con una rabbia quasi del tutto esaurita dal corso degli anni, terminata l'azione lo afferra ed esce dalla stanza.
Dal piano di sotto la voce di sua madre intenta a impartire ordini ai camerieri è chiaramente udibile mentre il figlio avanza lungo il corridoio del primo piano, concentrandosi nel ripensare a quando era suo padre a mettere in riga quella donna, dicendole che tanti servitori non erano necessari a niente se non a riempire il vuoto che avvertiva nella casa. Parole forti che Diego non ha mai dimenticato e che rimbombano nelle sue orecchie, raggiungendo la porta della camera di Mattia.

Quando la mano si tende verso il pomello tornano nelle orecchie dell'uomo l'eco della sua voce unita a quella del fratello in un'età infante, piena di scherzi innocenti. Per un solo attimo rivive la purezza di quel periodo, bloccandosi di fianco ai fantasmi di loro stessi mentre gli corrono accanto, prima di entrare nella stanza e chiudersi all'interno.

Non appena recupera il coraggio di far fronte allo spazio in cui si trova, volta le spalle nella sua direzione per poterlo affrontare a viso aperto e una cupa atmosfera gli precipita addosso, sui toni cromatici di un grigio petrolio. Il fratello vi ha dipinto tutta la stanza, alternando il colore a sprazzi di nero per il letto e per i mobili e non c'è nient'altro della sua identità. Non un singolo oggetto personale sulle mensole o sullo scaffale ricolmo di libri di legge, non una sola foto. In un certo modo, rende tutto più semplice.

Diego identifica subito l'oggetto per il quale si era convinto ad entrare nella tana del lupo e prendendolo in mano lo rigira tra le dita. Si tratta dello stesso orologio dedicato dal nonno con l'identica calligrafia della dedica all'interno ma con il nome di Mattia ad alterare la somiglianza. Posando quello di sua appartenenza nell'esatto punto in cui ha trovato l'altro, Diego prende quello del fratello facendolo cadere nella tasca della propria giacca.

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