25. Il vero amore

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Quando la macchina di Diego Grimaldi arriva nei pressi di casa Agnelli, situata nel centro storico al termine di una ripida salita, lo fa senza sobbalzi. Era stata guidata da una preoccupazione tenuta sotto controllo dai limiti di velocità ed aveva concesso un arrivo anticipato rispetto ai tempi previsti. Ora non tocca altro che ai due coniugi avvicinarsi alla meta.

A piano terra il cancello conducente al giardino della casa è stato lasciato aperto per farli passare ed è solo una volta superata quella soglia che le voci di un matrimonio, sgretolato dal sopraggiungere della giovinezza di terzi in un contesto di cambiamenti e nuove nascite, arrivano urlate.

«Cosa diavolo c'entra ora questo? Stavamo parlando di tutt'altro!»

«Invece si tratta proprio di questo! Non hai mai nominato prima il tuo interesse per il lavoro ma ora che è rientrata Isabella di colpo torni a nominarlo!»

«Perché non provi ad usare la testa, una volta ogni tanto? Mi sono licenziato da lavoro, da qualcosa che so fare. È normale che torni a nominarlo!»

«Certo, come se potessi crederti. Ho visto come l'hai guardata a cena. Avanti, Claudio...» La risata di Silvia rimbalza tra le pareti della casa e finisce a scontrarsi flebile contro alcuni alberi del giardino. «... prima che arrivasse lei in questo matrimonio non ci eravamo mai mentiti, mi piacerebbe tornare a quegli inizi.»

«Ti sbagli, su tutto quello che credi stiamo vivendo. Abbiamo una bellissima famiglia, sono fiero di quello che abbiamo ottenuto fino ad adesso e ti dirò di più! Ti sbagli soprattutto sul modo con cui l'ho guardata. È vero che sono arrabbiato, sì, lo sono, questo sì... ma Dio mi abbia in gloria sto cercando di farti ragionare da un'ora!»

La coppia sposata meno infelice, almeno all'apparenza, sopraggiunge sulla scena di un soggiorno pieno di sangue, a causa delle reciproche ferite inferte, riuscendo a constatare la presenza di Gaia a un lato della scena.

Diego le accarezza la testa ma la piccola, sorprendentemente, scappa via persino dal suo contatto e corre lungo le scale.
Valeria e il marito spiano quell'addio fatto di lacrime, prima di accorgersi di come madre e figlia sembrino avere la stessa espressione.

Che cosa dire di fronte a quella manifestata resa che Silvia porge loro? Mentre Diego fissa il suo fratellastro e pare mostrarsi predisposto a scendere a patti con le difficoltà nei suoi riguardi, Vale non riesce a fare lo stesso con la sua amica.
Non ha niente da deriderle. Non può lasciarle credere di pensare che Isabella non sia un pericolo o che non sia più giovane, più bella, di entrambe. Non può dirle di come Claudio l'abbia davvero fissata a quella cena perché era stato inconsapevolmente osceno. Difatti, aveva osservato la bionda quasi fosse il piatto prelibato della serata, aggiungendovi una nota di sofferenza data la consapevolezza di come possa appartenere ora ad un altro, per giunta a lui fratellastro.
Ma soprattutto, più importante, non può incolpare qualcuno di colpe che anche lei possiede.

Diego capisce tutto questo in un solo attimo, intercetta l'occhiata delle due e porta avanti un consiglio, verso sua moglie.

«Vai dalla piccola. Vi raggiungo tra poco.»

«Va bene.»

Ma non appena invertono le loro posizioni permettendo a Valeria di essere più vicina alle scale e a Diego al soggiorno tutto quel controllo scompare. Le loro mani si sfiorano e le dita si toccano, inavvertitamente.
Diego cerca di colpo il suo sguardo per quel contatto inaspettato e comandato dal caos ma non per questo meno voluto e Valeria non può fare a meno di ricambiare, prima che la realtà di nuovo li inghiotta.

Percorrendo i primi gradini velocemente avverte le parole di suo marito, al piano di sotto.

«D'accordo, ora calmiamoci, tutti quanti.»

Marchiati dal peccatoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora