28 Dicembre 1970, Vezza D'Alba (Langhe), Piemonte.
Nelle giornate di Dicembre, a Vezza D'Alba, alle prime luci del sole è possibile scorgere dai profili delle case una sorta di aurea magica capace di far vibrare il profilo delle cose, come se l'aria stessa fosse elettrica e rischiarandosi nel sole pallido trovasse l'unico momento nel quale tremare. La calma regna sovrana sull'incantesimo e piccoli fiocchi di neve, a decoro, cadono ad ogni soffio di vento quasi che il turbine fosse in grado di scuotere le nuvole dalla loro polvere.
Silvia aveva letto una storia del genere nel libro di fiabe che ogni sera, da dieci anni, legge ai propri figli; ricorda di una città incantata dove è possibile essere chi si desideri essere. Un'eroe, un vincente, una persona ricca, una leale, chiunque a seconda del grado di fantasia dell'individuo.
La storia puntava a far desiderare ai bambini un traguardo, proiettandosi l'immagine migliore di sé stessi, ma poter accedere a quella città per Silvia era da sempre significato poter ricominciare.Non avendo un luogo simile nella vita di tutti i giorni, la madre di famiglia si era rifugiata in quella piccola fantasia, sperando potesse bastare per essere tranquilla e aveva sognato, immaginato, un volto migliore, un fisico diverso, appartenente alla sua adolescente età, un sorriso più carismatico e un'altezza tale da far voltare i passanti al suo solo incedere. Anche lei aveva proiettato in sé una versione migliore, ma non aveva fatto niente per combattere, per ottenerla, perché in fondo ciò a cui davvero aspirava era l'interesse del proprio marito, e quello non poteva ottenerlo nemmeno in un sogno.
Accomodata su una panchina in legno, con le gambe intrecciate tra loro e le dita dei piedi quasi completamente congelate nonostante i pattini pesanti, stringendosi le braccia al petto per trasmettersi calore, Silvia si domanda che cosa sarebbe successo se la vita non avesse seguito il suo corso. Forse, all'età di trentaquattro anni non si troverebbe con tre figli e un marito disperso in un limbo astrale. Per molto tempo era stata considerata la ragazza più bella nella sua classe e nei giri che frequentava. Probabilmente si sarebbe fidanzata con uno dei ragazzi della comitiva, il primo che le avrebbe fatto una corte sfrenata. Ha già un'idea di chi sarebbe potuto essere ma di lui ricorda solo il volto, non il nome. Non lo aveva mai considerato perché era un tipo troppo alla mano, cordiale con tutti, probabilmente amico vero di nessuno, il tipico incline alla bella vita e alle belle donne. Si era cercata di meglio, desiderando un uomo che potesse essere sé stesso solo con lei: uno del genere, si era detta, l'avrebbe amata in egual modo e l'avrebbe posta al centro di ogni cosa.
Prima di scegliere Claudio non si era mai sbagliata tanto. Il loro matrimonio era imploso all'arrivo della prima difficoltà che aveva condotto Silvia a chiedersi se non ce ne fossero state altre. Il suo uomo, il suo vagabondo solitario, come era solito chiamarlo quando lo trovava ad aspettarla sotto casa camminando avanti e indietro per ingannare l'attesa, si era invaghito di un'altra nonostante tutto ciò che si erano promessi. Silvia non era preparata. Lo aveva amato tanto da aver avuto il costante bisogno di urlargli contro tutto ciò a cui aveva rinunciato nel divenire parte di un'altra donna.
Lo aveva amato e lo aveva odiato ma adesso, nel silenzio del primo giorno e nella tranquillità del lago ghiacciato, Silvia non pensa a niente. Riflette solo su quella città incantata, sul pensiero di un nuovo inizio e su quanto desideri calzare i nuovi pattini e poter volare.
Nel corso dei suoi pensieri fantasiosi, il marito si affaccia sulla scena con fare cauto. Rimane qualche istante a osservare il profilo di lei, valutando se possa essere entrato nel suo campo visivo, per poi smettere di preoccuparsi di qualsiasi cosa sia in grado di affliggerli e non avere niente su cui ragionare mentre la guarda. La donna può credere a ciò che vuole, ma per anni Claudio non ha fatto altro che osservarla. Sapeva che prima o poi la catastrofe, imprigionata al di sotto della loro pelle, sarebbe scoppiata chiedendo giustizia ma non se ne era curato potendo avere ciò che aveva avuto.
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Marchiati dal peccato
Romansa*Tutti i diritti riservati* (Certificazione Patamu) Italia, 1970, Piemonte. Valeria Greco era sempre stata una ragazza molto forte, combattiva e brillante, finché il suo cuore non era stato traumatizzato dalla malvagità di un uomo e costretto a muta...