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2 Gennaio 1971, Vezza D'Alba (Langhe), Piemonte.

Da bambina, Sofia Grimaldi odiava la solitudine. Cercava in tutti i modi di combatterla occupando il tempo a giocare con le proprie fantasie, creando storie che prendevano vita tramite la recitazione data alle bambole regalatele da suo padre, oppure creandosi amici immaginari con cui parlare, perché di veri non ne aveva. Il suo cognome metteva così tanta paura che gli altri scappavano da lei, nonostante il suo sguardo innocente e i fiocchi pieni di purezza che si metteva tra i capelli.

Era sempre stata una bambina precisa e attenta. Amava l'ordine, le piaceva che tutto fosse esattamente come comandava lei, fino a sorridere dall'alto, guardando le proprie cose, nella goduria infantile di vedere tutto in proprio possesso, senza nessuno con cui dividerlo.

Alcuni avrebbero potuto ritenerla una ragazzina egoista ma la realtà era che Sofia stringeva a sé tutte le sue cose per colmare il vuoto che aveva intorno e troppo presto aveva imparato che essere temuta le avrebbe dato una scusa per giustificare l'assenza di persone vicino a lei.

Se solo qualcuno le avesse chiesto perché non aveva un'amica con cui passare i pomeriggi a giocare o perché non preferisse andare a casa di qualche sua collega di scuola a ripassare le materie per il giorno dopo a Sofia sarebbe bastato dire che semplicemente non voleva. Preferiva rimanere sola piuttosto che parlare con gente che aveva troppa paura di lei. Allora, a quel punto, l'impiccione di turno, solitamente appartenente alla cerchia ristretta degli amici dei suoi familiari, le avrebbe chiesto il perché di quella paura nei suoi riguardi e la piccola Sofia avrebbe saputo rispondere in un modo malvagio, privo di empatia.

"Perché il cognome Grimaldi ha un valore. Se non lo sai ti conviene impararlo".

Riusciva a zittire tutti in questo modo, gradi e piccoli, e per questo ne andava molto fiera. Con gli anni aveva imparato a fare i conti con quel vuoto, finché non aveva concesso ad un ragazzo di abitarvi.

Avevano a malapena vent'anni e lui, del tutto indifferente ai suoi commenti maligni e sarcastici, aveva preferito farsi avanti e parlarle piuttosto che agire nelle retrovie come facevano il resto dei suoi compagni. Sofia glielo aveva permesso, in fondo Davide era un tipo silenzioso e non le sembrava male condividere la propria vita con qualcuno, purché non le chiedesse niente in cambio. Quando aveva richiesto un bacio le era apparso sfrontato. Lui l'aveva presa in giro. "Hai vent'anni e non hai mai baciato un ragazzo?". Aveva finalmente trovato una domanda pungente il doppio di quella che lei rivolgeva ad altri, ma Davide l'aveva fatto senza alcun odio. Era davvero curioso della sua vita e del suo modo di andare avanti imperterrita e perfettina, provando il desiderio di entrare all'interno del suo ordine e sconvolgere tutto.

Veniva da un mondo totalmente diverso dal suo. Davide era povero e forse stranamente o proprio per questo i soldi per lui non avevano alcun valore. Non le importava che Sofia ne fosse cosparsa, né che suo padre Pietro facesse paura a qualsiasi ragazzo le passasse vicino perché la verità è che voleva solo scoprire che genere di ragazza fosse e cosa le piacesse davvero, oltre ciò che le veniva imposto.

Era occorso poco tempo prima che Sofia si innamorasse di lui, di quel ragazzo scapestrato con i capelli sconvolti e le mani costantemente in tasca che la fissava con troppo sarcasmo per non risultare la gran parte delle volte un antipatico.
Aveva paura che non l'amasse abbastanza.
Paura che sapesse solo giocare con lei e si fosse imposto il compito di spezzarle il cuore, così imparava a far credere di esserne priva non appena qualcuno le parlava. La riprendeva persino quando diceva ad altri frasi troppo dure, ripetendole una volta soli che lei in verità non era così e che doveva smettere di esserlo con gli altri.
Vivere i panni di suo padre non era il suo sogno, come non lo era dirigere la sua compagnia o finire per vestire le sue scarpe. Doveva smettere di fingere che fosse così e cercare una propria indipendenza, prima di finire del tutto assorbita.

Marchiati dal peccatoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora