9. Essere un Grimaldi

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1 Dicembre 1970, Vezza D'Alba (Langhe), Piemonte.

Nella città di Vezza D'alba un silenzio surreale è calato sui vicoli in questo martedì mattina. Il sole, nella sua alba, fa capolino dalla cima delle montagne ed è pronto a rischiarare il sonno dei docili abitanti che ancora risposano, con l'eccezionalità di una sola anima.

Valeria Greco, sposata in Grimaldi, è sveglia da più di mezz'ora e sta fissando con sguardo assorto il paesaggio da oltre la finestra della sua stanza. Un senso di angoscia le aveva impedito di addormentarsi serenamente quella notte, conducendola ad aprire l'imposte di quei vetri al momento spalancati mentre ancora le stelle erano affisse al cielo, in modo da poter incanalare giusti quantitativi di respiro mentre in casa regnava il silenzio. Un piccolo appartamento, il loro, modesto al punto tale da non possedere un ulteriore piano ed avere una sola porta finestra in grado di farli entrare a contato con il giardino. Uno spazio sufficiente per impedire che le loro vite potessero intrecciarsi.

Valeria ha lo sguardo spento, sinonimo di tristezza e mancanza di sonno, i capelli lasciati liberi di raggiungerle i fianchi, le braccia strette attorno alle gambe accostate al petto, i piedi nudi sul materasso dalle federe bianche, la pelle pallida. Resta immobile, faccia a faccia con il silenzio, riflettendo su quanto sarà sola durante quella nuova giornata di lavoro, da trascorrere lontano dalla sede. Percepisce chiaramente quanto sia mutata, rispetto alla quotidianità, la prospettiva delle ore future, pronte a divenire quasi un momento per restare sola con se stessa, tanto che si domanda se sia stato Diego a concederglielo.

Analizza il sole che prosegue la sua salita verso il cielo, rischiarando le ampie terre coltivate, domandandosi se anche le sue sorelle stessero facendo lo stesso. Quattro ragazze, una diversa dall'altra caratterialmente ma simili nell'aspetto e Valeria era la quinta, la maggiore. La più responsabile, la più sfrontata, la più donna. Il fianco destro della madre almeno finché questa non era venuta a mancare.

Rimanere era sempre significato, oltre che vendicarsi, anche lottare per loro, per garantire un futuro, per dare a quel lotto di terra che erano riuscite ad acquistare con la memoria del padre il giusto valore che meritava e che da sole non erano in grado di gestire. Più volte si era chiesta come sarebbe stata la sua vita se fosse continuata ad abitare in Sicilia, ma non era mai scappata. Nemmeno aveva tentato. Le emozioni capaci tutt'ora di arderle il cuore l'avevano da subito costretta a ricordare che genere di donna fosse: una di quelle che non scappa dinanzi i problemi e che non si lascia intimidire a nessun costo, mai.

Era logico pensare che tutto ciò che aveva vissuto l'avesse spezzata ma la forza era stata nel vederla continuare a combattere. Ma adesso... che sta facendo? Forse si è persa da tempo, aveva cambiato spirito negli ultimi due anni, mutando in una persona più afflitta... la morte della madre l'aveva sconvolta parecchio e portata a pensare di aver sprecato il loro tempo, continuando a vivere in quelle Langhe.

Per cui, insieme alla domanda relativa all'occupazione attuale delle sorelle, ovvero al fatto se siano sveglie a fissare come lei il sorgere del sole, si affianca la richiesta di capire cosa pensino di lei. Margherita, Angela, Carla, Rita... che cosa pensavano? Probabilmente Margherita la stava odiando. È lei la secondogenita, si era dovuta prendere carico di tutto e non era mai stata una donna dal carattere troppo mite, passava alle offese con facilità, al contrario di Angela che Valeria si immagina l'abbia calmata con parole rassicuranti in più occasioni, aggiungendo la fastidiosa abitudine di posarle una mano sulla spalla.

Sorride al pensiero, immaginando Margherita ritrarsi, tanto detestava il contatto con le persone, specie con l'incarnazione della serenità. Dopodiché c'era Carla. Carla... era identica a Valeria, l'unica delle quattro che le fosse veramente affine come carattere, con la particolarità di possedere quel sorriso furbo, quando ti studiava con malizia. Era sempre stata lei a intrecciare le loro corone di fiori, a scampare con astuzia dalle responsabilità della casa ma a combattere con un vigore irriverente quando c'era bisogno di dimostrarsi arguti e forti. La piccola Rita, invece, di appena quindici anni, era la prediletta della casa, quella a cui si chiedeva di non crescere mai e di vivere con spensieratezza i suoi anni. Lei era la purezza, Margherita la forza, Angela la serenità e Carla l'astuzia. Se solo, anni prima, qualcuno avesse chiesto loro che cosa pensassero della loro sorella Valeria ognuna, con il proprio carattere, il proprio tono di voce e la propria intraprendente serietà avrebbe risposto una sola cosa: Valeria era l'anima. Il pezzo che teneva tutte loro insieme ed era insostituibile. Questo però Valeria non può immaginarlo e a chilometri di distanza percepisce solo la fatica del loro sforzo, mosso dal bisogno di continuare a sopravvivere.

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