43. Cimeli e nuovi ricordi

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29 Dicembre 1970, Vezza D'Alba (Langhe), Piemonte.

Convivere era sempre stato qualcosa di emozionante ma adesso per loro pare non avere prezzo. Stanno sperimentando qualcosa di nuovo e lo stanno facendo nella consapevolezza di essere cambiati, di desiderarsi, di amarsi. Si apprestano alla fine di un altro anno e lo fanno con un cuore nuovo, con una mente diversa, con occhi colmi di qualcosa che prima d'ora non avevano avuto.

Ma in un rapporto d'amore si preclude la sincerità. Si dà per scontata una piena fiducia nell'altro e non si avverte, nella sanità di un giusto rapporto, alcuna forma di disturbo esterno alla coppia.
Loro convivono con un incubo e questo si rintana dietro una porta serrata a doppia mandata. Ignorarla sta divenendo impossibile, ormai da delle ore: ogni volta che Vale si affaccia nel soggiorno vede la porta della sua stanza fissarla di rimando e avverte da dietro di essa il profondo grido di terrore che cela.

E' come convivere con un mostro all'interno della propria casa, un fantasma che continua a perseguitare.

«A che cosa pensi?»

La voce di Diego le arriva in un sussurro vicino all'orecchio mentre l'abbraccia da dietro e Vale si lascia accarezzare, senza però perdere il contatto visivo con la sua stanza. Con le unghie picchietta contro il ripiano in marmo dell'isola di cucina mentre Diego le si accosta ancora più vicino, cercando rifugio tra il collo e la spalla per catturare il suo profumo.

«Quanto vuoi che sia sincera?»

«Totalmente, non voglio segreti.»

«Penso che stiamo convivendo con un mostro e che lo voglio fuori da casa nostra.»

A simili parole, Diego solleva la testa per fissare nella sua stessa direzione e cade nella trappola della porta. Può sentire come la tensione arrivi a percorrerlo e come tenti in tutti i modi di non dimostrarglielo, mantenendo un tono di voce calmo.

«Che cosa significa?»

Vale ruota su se stessa, rimanendo tra le sue braccia, e lo fissa negli occhi prima di potergli comunicare ciò che pensa.

Si credeva tanto forte nel parlargli francamente ma il suo sguardo la tramortisce come tutti i molteplici pensieri che vi vede passare attraverso. Non vi è alcuna ferma decisione in questa situazione, essendoci di mezzo il cuore. Poco importa quanto ci si ritenga capaci e schietti... l'indecisione regna sovrana dinanzi l'imbarazzato timore di essere di fronte a una persona di gran lunga migliore di noi.

«Non ho ancora deciso cosa fare, con la storia di Mattia e tutto il resto... ci tengo davvero a vederti partire con me, ma non prima di portare a termine tutto questo. Tu pensavi che volessi andarmene?»

«No... ma l'ho mai creduto.»

«Non sono ancora in grado di rinunciare a tutto così. Ti prego di capirmi, sono anni che io-»

«Lo so... lo so, Vale, lo so» susurra, stringendola più forte tra le braccia e attirandola al suo petto, in modo tale da posare il mento al di sopra della sua testa. E' ancora a petto nudo, Vale respira il profumo della sua pelle e se ne gusta il calore. «Lo capisco che non ti è facile rinunciare e questo non sminuisce niente tra di noi. Non sono la stessa cosa...»

Sperava davvero che lui lo capisce e sentirgli dire una frase del genere, dichiarando una netta distinzione tra le due parti che le hanno sempre diviso a metà il cuore, le fa respirare puro ossigeno come non si riteneva più capace di fare.

«...tu però prova a capire anche me quando dico di averci sperato.»

Non sa che cosa rispondergli; una parte di lei griderebbe a gran voce che per lui e per il loro amore lo farebbe, rinuncerebbe a tutto pur di farlo felice, ma l'altra parte di lei, con cui ha condiviso la solitudine e che è l'essenza della sua anima, il suo bisogno di rivalsa, la sua rabbia, la sua tristezza, la rimette costantemente con i piedi per terra nel farle capire che rinunciare a una cosa del genere non per propria volontà ma per far felice un altro non servirebbe a niente. Negli anni finirebbe per incolpare Diego per la vendetta che non ha ottenuto ed è l'ultima cosa che suo marito si merita. Per di più, quella parte malsana della sua mente continua a sussurrarle malignità e la fomenta impedendole di rinunciare. Le ricorda, con costanza, ciò che insieme hanno attraversato e il dolore che ingiustamente hanno subito. Non è solo più il terrore di essere dimenticate, se rinchiuse nel proprio silenzio, ma il pensiero che Mattia possa non venire mai punito se la codardia continua a prevalere.

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