13. Sei il proibito.

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Mi rigiro tra le coperte calde e sfioro il corpo semi nudo e altrettanto caldo di Jacob. Stanotte, dopo aver davvero alzato il gomito con l'alcol, è rimasto qui e forse, non è solo colpa del liquido trasparente che scorreva come se non ci fosse una fine, ma anche dei suoi baci bollenti e delle sue mani così eccitanti ed esperte. Era partito tutto come un gioco, avremmo giocato ad un stupido "Hai mai...", ma non ci siamo neanche arrivati, è passato subito all'azione, mi ha portato in camera e dopo avermi adagiato sul letto, mi ha pregato di toccarmi per lui, sotto il suo sguardo attento ed eccitato che bramava il mio corpo, seguiva i miei movimenti lenti ma decisi mentre percorrevano le linee di un frutto proibito che poco dopo ha avuto il piacere di sfiorare lui. Una scarica di desiderio invade nuovamente il mio corpo al solo pensiero dei nostri corpi uniti e sudati, avvinghiati e impegnati a darsi piacere, così, senza pensarci due volte, faccio scivolare le dita lungo il mio busto, passando prima dai seni nudi e accarezzando i capezzoli turgidi e sensibili, poi, lascio che accarezzino il basso ventre che brucia e desidera porre fine a questa sensazione di insaziabilità. Che tortura. Mi mordo il labbro inferiore mentre le dita, morbide e delicate, entrano a contatto con la mia intimità bollente e la sfiorano. Il mio corpo viene invaso da lunghi brividi e stringo ancora di più i denti sul labbro, con cautela divarico di poco le gambe e volto il viso per osservare quello di colui che non fa altro che stuzzicarmi. Formo piccoli cerchi sul clitoride a ritmo lento, per godere di ogni sensazione, ma immagino le sue di dita, contro la mia intimità che si muovono e la bramano, i suoi occhi scuri che invece assumono una luce diversa e la sua lunghezza che, dopo avermi stimolato così tanto da farmi ansimare, mi penetra lentamente ponendo fine al bisogno di sentirlo muoversi dentro di me. Le sue spinte decise, le sue mani che poco dopo si spostano sulle mie curve che stringe e assapora con la lingua e morde con i denti, i mugolii che si fa scappare contro il mio orecchio quando sono avvinghiata a lui, una sensazione indescrivibile, appagabile. Continuo a muovere le dita in senso orario, mi abbandono contro il cuscino e lascio che l'eccitazione abbia la meglio nel buio del mattino. Uso una mano per chiudere la bocca e chiudo gli occhi, per far arrivare l'orgasmo in silenzio, ma ciò non avviene, nel momento in cui i movimenti aumentano e il clitoride pulsa, con il corpo teso e pronto per lasciarsi andare del tutto, un sospiro caldo accarezza la mia guancia sinistra, mi impongo di non aprire gli occhi, che è tutto frutto della mia immaginazione, ma poi lo sento il suo sesso duro contro la mia coscia. «Voglio farti venire io.» Una frase sussurrata contro la mia guancia rossa e calda in grado di accendere in me una sensazione ancora più forte, i miei sensi si amplificano e dopo dopo aver ansimato accolgo con piacere le dita esperte di Jacob. Lui che con la sua delicatezza sa dove toccatemi per farmi piagnucolare dal piacere, lo fa senza alcun problema, lascia che le dita scivolino dentro di me facendomi inarcare di poco la schiena. Sento il materasso muoversi sotto al suo corpo e questo mi convince a socchiudere gli occhi. Lo osservo, si avvicina e si impossessa delle mie labbra che bacia con avidità e trasporto, mi manda in subbuglio la sua lingua che cerca la mia, i suoi denti che mordono le mie labbra e le sue dita che non smettono di muoversi e che anzi, aumentano il ritmo. Si stacca in modo brusco dalle mie labbra, ma non ci faccio caso perché sposta la sua attenzione al collo, dove la sua lingua calda e umida non si sofferma più di tanto, continua a scendere passando in mezzo ai semi e leccandone uno, poi, scende ancora, arrivando al ventre. «Ti ricordi...» soffia sulla mia pelle. «Quando passavo la lingua qui?» Annuisco solamente. La visuale che mi concede mi rende difficile riuscire a rispondere alle sue domande. Le sue dita che continuano a toccarmi, a penetrarmi e la sua lingua che, ora, tortura il capezzolo turgido, fino a morderlo. Lo prego, in silenzio, di darmi di più, di non fermarsi mentre sotto di lui il mio corpo si irrigidisce ancora una volta pronto ad esplodere in un orgasmo fin troppo rumoroso, ma lui si ferma. Non si risparmia un ghigno mentre si allunga sopra di me facendomi divaricare ancora di più le gambe che accarezza con cautela, fa su e giù con i polpastrelli umidi dei miei umori bagnando così anche la mia pelle.

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