36. Fa male.

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Fa male.

Fa male pensare a come tutto possa essere rovinato. Uno sguardo, una battuta, un momento sbagliato. Tutto si spezza. Tutto fallisce.

Ma cosa fa più male?

Vedere i propri sforzi bruciare sotto gli occhi? Capire che nulla è cambiato? Perché nulla è in realtà cambiato, perché quello che era il mio destino ha scelto qualcun altro, un'altra vittima sacrificale per distruggerla e renderla debole. Non ho bisogno di altre prove per affidare la colpa ad una sola persona; lui ha distrutto i nostri destini. Ma forse, una di noi, ha deciso che era meglio smettere. Forse lei ce l'ha fatta.

Vedere Aurora accasciata per terra, ha riportato vecchi ricordi a galla, vecchie ferite si sono lacerate nuovamente provocandomi un malessere che speravo non rivivere più. Ho letto il dolore nei suoi occhi, ho sentito quelle lacrime come se fossero mie, ho condiviso in silenzio i suoi sentimenti e non sono riuscita a dire nulla. Sono stata debole, ho permesso alla paura di consumarmi dentro e di farmi spegnere nel momento del bisogno.

Cosa avrà fatto dopo? Non lo so, e non lo saprò mai. Il buio ha avuto la meglio ed io ho perso quell'attimo felice provato qualche istante prima.

Apro appena gli occhi e mi sistemo meglio sul fianco destro. La coperta copre tutto il corpo rannicchiato e l'avvolge nel silenzio della stanza. Suppongo di essere rimasta sola, anzi, ne sono certa. Ieri ho pregato Chloe di occuparsi del lavoro, ho lasciato nelle sue mani la mia agenda e sicuramente saprà cavarsela bene, avrà l'auto delle altre ragazze. L'ho fatto con il solo scopo di alleggerire il carico sulle mie spalle, ma non nego di aver avuto anche un altro pensiero: magari questo le farà finalmente capire che è anche il suo mondo. Almeno lo spero. Io ho bisogno del suo aiuto, in modo più assoluto, specialmente se riesco ad espandere la società e ad introdurre anche un altro reparto. Io e lei siamo complici. Noi dobbiamo lavorare insieme. L'ho sempre saputo e anche lei, ora deve solo convincersi di ciò.

Il telefono sul comodino vibra per la millesima volta, provocandomi un lieve sussulto. Non smette di ronzare da ieri mattina, perché si, questo è il secondo giorno che sto a casa e mi astengo dal lavoro. Dopo essere svenuta a casa di Megan, mi sono risvegliata sul mio letto. Come sia successo, non l'ho ancora capito, ma credo ci sia di mezzo Robert. Ci siamo esposti, abbiamo infranto una delle regole principali mai scritte; niente effusioni in pubblico. Abbiamo mostrato a Megan e Trevor troppo, l'attimo ha esposto ai occhi un segreto che doveva rimanere nostro, ma è colpa mia, le sue parole hanno annebbiato la parte razionale e non ho potuto fare a meno di unire e sigillare un momento speciale. Magari adesso si è fatta una strana idea su di me, e non avrebbe torto, il cugino con un piede ormai all'altare decide di lasciar perdere e spunto io.

"In fondo l'avevo già capito", ha detto Megan, e se lei l'ha capito, allora non siamo bravi a mantenere segreti. Però, ce l'avevamo quasi fatta, lei non aveva sentito tutta la conversazione.

Il Telefono vibra di nuovo. Allungo il braccio e prendo il dispositivo. Quando il telefono si illumina, trovo più di una trentina di messaggi e qualche chiamata persa.

Mamma: "Brooke dice che sei stata male."

Mamma: "Perché lo sa lei e non io?"

Mamma: "Grace, cos'è successo?"

Salto la fila di messaggi infiniti, e leggo l'ultimo.

Mamma: "Inizio a preoccuparmi, piccola. Sarò costretta a venire da te."

Conoscendola, sarà già a metà strada è in meno di dieci minuti sarà qui. Ma non importa, troverà sempre il modo e non mi preoccupo. Esco dalla sua chat e apro quella di Robert in cui trovo qualche messaggio preoccupato. Innocentemente sorrido, mi è inevitabile sentirmi così bene anche solo leggendo il suo nome sul display.

Amore ProibitoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora