16. Rosso natale.

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Rosso Natale, c'era scritto sulla busta chiusa. L'avevo aperta poco dopo, quando Robert, aveva deciso di andare via e lasciarmi in confusione. All'inizio non capivo, definiva solo il colore di Natale, uno dei colori più gettonati, e questo lo sapevo bene. Nell'ultima settimana mi era capitato di dover ridefinire qualche orlo rosso, non erano abiti miei, se non forse due, ma lo facevo con piacere per delle clienti in difficoltà. Sono stati giorni interamente dedicati alle feste, abbiamo deciso di sospendere la creazione e le correzioni degli abiti bianchi, e magari, di prendere qualche stoffa più colorata.

Io e Chloe, dopo aver ideato una bozza, abbiamo cucito e realizzato i nostri abiti per la sera. Non volevo comprarlo, mi sarei dovuta accontentare di ciò che avevano da offrirmi, invece così, io ho scelto ogni cosa.

«Chiudo io tesoro, vai a casa e preparati con Chloe. Ci vediamo direttamente dai Martin.»

«Ricordati di scrivere che saremo chiusi tre giorni» le ricordo, prendendo la borsa e la giacca. «Così avrò il tempo di finire qualche abito prima della fine dell'anno, compreso il mio.»

«Vai a casa Grace, per oggi basta lavoro» dice, con tono serio e spingendo il mio corpo fino alla porta. «A più tardi bambina.» Le sorrido attraverso il vetro e mi incammino verso casa sotto le luci dei negozi e in mezzo alle persone che, come me, vanno a prepararsi. Ammiro le vetrine dei negozi abbellite da decorazioni, le persone che sorridono felici grazie all'atmosfera delle feste, mi perdo nelle luci di Central Park e, soprattutto, ad ammirare la vetrina di Starbucks con tutte le luci spente. Con molta probabilità pure loro sono andati via presto chiudendo in anticipo. Il mio pensiero va subito verso Jacob che, l'altra volta, mi ha chiesto di essere la sua dama per la sera, non pensavo ci fosse bisogno di chiedere, per me, era già ovvio. Abbiamo parlato poco quella sera a casa sua, ci siamo perlopiù guardati negli occhi e abbiamo dormito insieme abbracciati, fino al mattino successivo in cui, i suoi baci famelici, mi hanno svegliato.

«Scusami» dico, alla figura davanti a me dopo esserle andata addosso. «Buon natale!» Con passo affrettato, mi rimprovero di essere sempre con la testa altrove e torno a camminare spedita verso casa. Una volta raggiunto il palazzo, entro e vengo accolta dal calore familiare di Morgan. Il suo sorriso materno mi fa bloccare dinanzi a lei.

«Morgan, cosa ci fai ancora qui? Dovresti andare a casa!» La rimprovero, «vai, ti prego, la tua famiglia ti aspetta. A noi pensi già tutto l'anno.»

«Ora vado dolce Grace, volevo prima salutarti e farti i miei auguri.» Con sguardo dolce, si avvicina e mi abbraccia forte per poi lasciare un tenero bacio sulla mia guancia sinistra. «Fai la brava e salutami i tuoi genitori.»  Torna nella sua postazione e indossa il cappotto velocemente, sistema poi la tracolla della borsa ed esce per le vie affolate di New York. Ha la fortuna di abitare qui vicino, anche se volendo, potrebbe trasferirsi qui in uno degli appartamenti vuoti.
Mi guardo un po' in giro e proseguo verso l'ascensore che mi porterà direttamente su, verso la musica assordante che sento già. Quando entro nell'attico, i miei timpani vengono disturbati dalla musica ad alto volume di Chloe che, non curante della mia presenza, sfila lungo il corridoio verso la cucina. Mi soffermo ad ammirare come l'abito color champagne, scivoli sul suo corpo tonico e snello e metta in risalto la sua pelle olivastra. Non avevo ancora visto l'abito terminato, conoscevo solo il colore e la particolarità nel fianco destro. Un fiocco. Chloe riesce sempre a sorprendermi, in un modo o nell'altro, conferma sempre le sue abilità provocandomi un senso di colpa, quasi.

«Sei matta Grace» urla, portando una mano sul cuore. «Non ti ho sentita. Da quanto sei lì?» Si toglie i tacchi alti color argento e va a spegnere la musica in salone.

«Tanto da poterti dare un 9 alla sfilata. Mi piace come ti atteggi» le faccio l'occhiolino e la lascio lì contro la porta mentre sorride. Entro in camera mia e, invece di lanciarmi sul letto come vorrei, butto tutto in un angolo e vado in bagno per rilassarmi sotto l'acqua calda. Non so perché, ma ho l'impressione che per questa sera mi serva davvero tanto, oppure, mi servirà tanto vino, ma quest'ultimo non mancherà sicuramente. Mi spoglio velocemente ed entrò in doccia lasciando che l'acqua calda bagni tutta la mia pelle provando lunghi brividi. Chiudo gli occhi e nell'immediato sento i muscoli rilassarsi, sento il capo più leggero e, di conseguenza, io mi sento meglio. Trascorsi venti minuti, sciacquo abbondantemente i capelli e il corpo per evitare di lasciare residui di sapone. Vedo la nuvola di vapore coprire gran parte della stanza, compreso lo specchio che è tutto appannato. Mi avvolgo nell'accappatoio grigio ed esco facendo attenzione a non cadere. Raggiungo il lavandino e pulisco il vetro in modo da poter lavare il viso così da truccarmi subito dopo. Prendo il necessario da sotto il lavandino dove, all'interno di un mobiletto, custodisco i miei trucchi più preziosi. Ho deciso di fare una cosa semplice, nulla di troppo appariscente sugli occhi se non un tocco di brillantezza con un ombretto oro in shimmer che ricopre tutta la palpebra mobile, mentre sopra, per dare profondità allo sguardo alterno due colori neutri sui toni del marrone e gli sfumo. Applico successivamente l'illuminante sotto l'arcata inferiore delle sopracciglia pettinate precedentemente e fissate con un gel, finisco tutto con una buona dose di mascara nero. Sul viso non applico una base, solo una crema idratante colorata che copre i rossori del viso, mentre sulle labbra, uso il mio solito rossetto rosso. Dopo aver finito, lavo le mani e osservo il mio operato con grande soddisfazione a tal punto da sorridere e battere le mani. Esco dal bagno con un'aria diversa, più rilassata, fresca e con la consapevolezza di avere sempre meno tempo. Non so cosa mi agiti di più, se andare a casa della famiglia Martin o stare nella stanza con Robert e Jacob che si guardano male, ma lo deciderò in seguito, non appena arriverò.

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