15. Andrà tutto bene.

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La mattina, seppur traumatica, era iniziata piuttosto bene. Dopo essermi preparata e vestita, in compagnia di Chloe, sono andata da Starbucks per il mio solito frappuccino ma non solo; volevo vedere se c'era Jacob. Con mio grande dispiacere, lui non si trovava lì, ma aveva la giornata libera. Sono uscita un po' amareggiata dal locale, avevo gli occhi della barista addosso e sono certa che lei sia a conoscenza della mia frequentazioni con Jacob e magari lui si è confidato con lei. Ne avrebbe tutto il diritto, ma vorrei sapere pure io cosa passa per la sua testa, a cosa pensava quel giorno mentre pattinavamo perché, nonostante il fratello fosse sempre dietro di noi, lui non diceva niente. Sono curiosa, ma sono anche parecchio infastidita da questa situazione che mi reca solo confusione.

Una volta dentro all'atelier, proseguo dritta fino all'ufficio dove mi chiudo la porta alle spalle e mi lascio sfuggire un lamento. Non oso neanche aprire l'agenda quando mi siedo perché so già cosa mi aspetta oggi. Non so se essere felice o incazzata, onestamente, forse lo sono un po' entrambe, ma più di tutte, sono demoralizzata. Capita, purtroppo, di avere quelle giornate che partono con il piede sbagliato e, ahimè, finiscono nello stesso modo. Si, prevedo una fine uguale per questa sera.

Vorrei chiamare Jacob, ma c'è qualcosa che mi trattiene, che continua a ripetermi di non farlo perché potrei restarci male e chissà, magari ha ragione. Ma io voglio chiamarlo e lo farò, subito dopo aver fatto provare per l'ultima volta l'abito a Nora. Potrebbe rivelarsi anche una mattinata peggiore, dipende da chi incontrerò una volta fuori da qui e spero proprio non sia George. Al solo pensarci, il mio corpo si rabbrividisce e trema. Desidero davvero non vederlo, quell'espressione così furba e quel sorriso falso, sono in grado di infastidirmi più del dovuto, ma cerco di non pensarci troppo, di lasciare scorrere e pensare se ho completato tutte le modifiche. Prendo una cartellina posta sopra la scrivania e ne tiro fuori il disegno iniziale con le modifiche segnate in rosso. «Dovrei aver fatto tutto» dico da sola, «spero solo...» Mi blocco nel sentire un lieve bussare alla porta. Lascio cadere il foglio sulla scrivania e prego a chiunque si trovi fuori di entrare. La prima cosa che vedo sono la chioma bionda e il tacco piccolo. Mia madre.

«Ciao piccola» sorride, «stai bene?» Annuisco solamente senza smettere di guardarla. «Speriamo.» Alza le spalle e si siede davanti a me con indosso uno dei suoi compiti eleganti.

«Oggi Nora farà l'ultima prova dell'abito. È tutto apposto di là?»

«Sì, il vestito è perfetto. Una delle sarte l'ha appeso per tenerlo in perfetta forma» mi comunica, appoggiando la schiena contro la sedia. «Però dovrebbe star arrivando la ragazza, Nora...» Il suo tono, che di solito è esuberante e felice, ora risulta piatto. I suoi occhi chiari osservano il disegno e muovono la testa in segno di assenso. Seguo il suo sguardo che si soffermano sulle mie mani unite e vedo come si trattiene dal dire qualcosa.

«Mamma c'è qualcosa che non va? Non credo di averti mai vista così.» Resta seria, i suoi occhi non si alzano e non mi fissano, continua a guardare in basso. «Qualcosa non va?» domando.

Questo è quello che definisco unico e raro. Mia madre non si è mai presentata qui in silenzio, senza pormi mille domande soprattutto dopo l'ultima volta che siamo state insieme e c'erano fuochi da parte dei due fratelli. Mia madre non è questo, non lo è mai stata.

«Perché non me ne hai mai parlato?» inspira pesantemente. «Pensavo che... pensavo di averti sempre trasmesso serenità, di averti dato la possibilità di parlarmi. O è stata solo una mia espressione?»

Questa volta, sono io ad abbassare lo sguardo. Non ha specificato l'argomento, ma non c'è bisogno in quanto, il suo essere silenziosa, parla già abbastanza. Però, lo chiedo lo stesso. «Di cosa parli?»

Una risata amara esce dalla sua bocca prima di rispondere. «Grace, per favore, non rendere le cose più difficili.» Passa una mano sul viso stanco e scuote la testa.

Amore ProibitoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora