42. Ultima prova.

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«Buongiorno», saluta con voce roca, il mio vicino. Strofina la punta del suo naso contro il mio collo e mi trattengo dal ridere. Non contento, passa la punta della lingua sul lobo dell'orecchio mandandomi fuori di testa. «Lo so che sei sveglia...»

Decido di non muovermi e di tenere gli occhi chiusi il più possibile. Robert non ci casca e ci tiene a farmelo sapere in più modi, a partire dalla lingua umida che lecca una buona porzione del mio collo alle mani che si muovono lungo la schiena nuda facendomi rabbrividire. Poi, mi frego da sola a causa dei suoi giochi sporchi.

«Lo sapevo piccola», dice, vittorioso mentre lascia un bacio sulla guancia. «Rifai quel verso per me.» E lo faccio grazie al suo tocco delicato che si ferma in mezzo alle mie gambe. Mi sposto di poco sentendo la pelle andare a fuoco ma commetto un errore. Mettermi a pancia in giù. Per un attimo sembra utile, dato che riesco a nascondere la faccia contro il cuscino e i capelli ricadono liberi, ma una volta che la sua mano ha libero accesso alla mia intimità, il sorriso sulle labbra svanisce nell'immediato.

«Okay, sono sveglia, hai ragione.» Tiro sù la testa e incrocio per un breve istante il suo sguardo soddisfatto ed eccitato. Mi fa perdere il controllo con i suoi occhi velati di puro desiderio. «Devo...» Sono costretta a mordermi il labbro per non gemere quando con un dito stimola il clitoride. «Lavoro.»

Devo sembrare proprio assurda, perché nonostante sia impegnato a darmi piacere, è costretto a trattenersi dal ridere. Sposto lo sguardo altrove e mi ritrovo a guardare proprio alle sue spalle dove, uno specchio grande, è appeso al muro. Non so se mi piace quello che vedo, ma i capelli arruffati non supereranno mai l'espressione impagabile che sto facendo, tanto meno i segni rossi sul collo.

«L'ho fatto sistemare all'inizio della settimana, sai, era giusto che tu guardassi tutto questo.» La sua voce arriva lontana, anche se è vicino a me, ma non riesco a distogliere lo sguardo dalla mia figura riflessa.

«Perché non l'ho visto prima?» riesco a domandare.

«Quando sei entrata qui ubriaca ieri sera?» domanda lui, ma con una nota di sarcasmo nella voce. «Non che io mi lamenti, questo mai, visto ciò che è avvenuto dopo, però...» e nel fermarsi, due dita mi penetrano cogliendomi totalmente alla sprovvista. «Avresti dovuto notarlo la seconda volta.»

Non riesco più a rispondere a causa del movimento che sta compiendo. Dentro e fuori. Prima piano e poi veloce. Stringo le gambe contro la sua mano, tuttavia, riesce ad aprirle di nuovo e aumenta la pressione portando un dito sul clitoride gonfio. So cosa sta cercando di fare, anche se non lo ammetterà mai, ma sa anche lui che giorno è oggi. L'ultima prova. Chiudo gli occhi e mi lascio sfuggire un gemito roco, mi mordo il labbro e provo a toccare l'uomo al mio fianco. Allunga il suo braccio e va a stringere la mia mano con quella libera.

«Sentilo, sta arrivando.» Soffia sul mio orecchio mandando lunghe scosse al mio corpo che trema grazie a lui e all'orgasmo mattutino.

«Ora posso dirti buongiorno», riprendo fiato senza tirare sù la testa ma con i suoi occhi addosso. Sento caldo, così tanto che una doccia è l'unica soluzione plausibile al momento. «E giusto perché devi capirlo, io non ero ubriaca.»

Finalmente si lascia andare e ride delle mie parole. «Mhh, certo piccola, quindi quella che è arrivata in albergo urlando, non eri tu.»

«Ehi» dico offesa, alzandomi, «non ero ubriaca, altrimenti come spieghi il mio aspetto rilassato?» Mi accorgo della domanda ovvia e mi affretto ad aggiungere. «Intendo senza mal di testa e dopo sbornia allucinante.»

«Io credo che tu abbia smaltito tutto quell'alcol grazie al fantastico sesso che abbiamo fatto. Proprio qui», sorride e batte la mano sulle lenzuola grigio chiaro. «E anche più volte!» Fa un sorriso e mi tira fino a raggiungerlo. Mi sistema sulle sue gambe e subito dopo mi bacia con una dolcezza tale da farmi sciogliere. Evito di far presente che la sua erezione preme proprio in mezzo alle gambe e faccio bene. Tanto bene perché veniamo interrotti da un colpo forte alla porta. All'inizio facciamo finta di nulla, ma quel colpo continua e ora sembra più un bussare.

Amore ProibitoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora