11. Quasi moglie.

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È una sensazione strana quella che si sente quando, all'improvviso, la vita prende una piega diversa.

Non so esattamente quando o perché, ma c'è stato un attimo, lungo il Gapstow Bridge, in cui una parte di me si è messa a urlare, che ha sentito crescere lo sbalordimento, l'altra, forse quella consapevole della situazione, è rimasta in silenzio a guardare Jacob, il quale, non riusciva a trovare una risposta alle sue mille domande. Ma la stessa domanda che tormentava lui, tormentava pure me; perché domanda di me?

Una domanda alla quale non c'è risposta, una domanda che ancora adesso, mentre sono seduta sulla sedia girevole dell'ufficio, tiene occupata la mia mente. È ovvio che io continui a ripetere il contrario, di smetterla, che non ha valore il suo gesto perché oltre ad esserci visti, fissati intensamente, cos'altro c'è stato?

Una scossa, un fremito al basso ventre durato una manciata di secondi, fino a quando i suoi occhi sono tornati su di lei, la futura moglie. Ha sentito pure lui qualcosa, e l'ha sentito pure quella sera alla cena quando mi fissava, quando posava quei suoi occhi magnetici sul mio corpo ma poi, distoglieva lo sguardo quando intravedeva le nostre mani strette e unite. Jacob non l'avrà notato, lo sguardo del fratello era discreto e si limitava a farlo solo da lontano, mai da vicino.

Qualcosa dentro di me, una voce flebile, mi suggerisce che, contro ogni probabilità, i due fratelli sicuramente ne parleranno fino ad avere risposte, almeno loro.

Mi giro sulla sedia, una e più volte, fino a farmi girare la testa e sbuffo, nonostante la giornata oggi sia iniziata da poco, perché ho l'impressione che sarà un pessimo pomeriggio e non c'è neanche bisogno di domandarsi il perché, è chiaro il problema che ci accompagnerà oggi. Prendo l'agenda e la apro nella giornata di oggi, l'ultimo giorno del mese di novembre, e questo vuol dire solo una cosa; Natale finalmente è alle porte. Con tutto il lavoro svolto negli ultimi giorni, non ho avuto tempo per decidere cosa fare, non mi sono neanche presentata a casa di mia mamma per la cena del ringraziamento dato che, dopo l'invito da parte dei Martin, ho avuto più richieste di quante me né aspettassi. Dopo tutto, l'idea di andarci e di vestire i miei modelli su misura, non è stata così male. Mi sarei persa molto.

«Grace, è passata tua mamma a lasciarti questo caffè latte. Mi ha chiesto anche di ricordarti che giorno è oggi.»

Alzo un sopracciglio e faccio scivolare lo sguardo in basso, sull'agenda che stanno tenendo le mie mani dalla pelle liscia. Quando leggo il nome per poco non lascio cadere tutto per terra. Sbuffo sonoramente davanti a Liz che mi consegna il bicchiere caldo di Starbucks per poi chiederle scuse e assicurarmi che non abbia frainteso. Sorride, semplicemente, accentuando la fossetta sullo gote sinistra. «Tranquilla, pure io reagirei così al tuo posto.»

«Anche tu hai un ex fidanzato così coglione?» domando. «Magari sono parenti.»

«Abbiamo tutti un ex così. Anzi no, tutti no, c'è chi ce l'ha ancora come fidanzato» sorride, alludendo palesemente alla nuova ragazza di George. «Il tuo fidanzato però non è così.»

Ricambio il suo sorriso cordiale e annuisco alzandomi dalla sedia di o a raggiungerla. «Magari il giorno delle nozze lo lascia!»

«Oppure lei scoprirà un tradimento, un classico. Ad ogni modo, ti aspetto nel salone, nel frattempo vado a preparare due cose.»

La lascio andare mentre mi gusto la mia bevanda calda e zuccherata, con una presa stretta sul bicchiere mi domando quando mi scriverà Jacob e non per la cena, ma per capire se sta bene. Il caffè latte mi riscalda immediatamente, ma allontano subito il bicchiere dalla bocca quando, riflessa sullo specchio, i miei occhi non fanno che soffermarsi sul logo verde in contrasto con il bianco.

Amore ProibitoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora