33. Un brunch scomodo.

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La prima cosa che riesco a vedere appena apro gli occhi, sono due paia di occhi chiari e fin troppo vispi, considerando l'ora. Che ore saranno? Senza dubbio sarà presto, talmente tanto da poter quasi insultare Chloe.

Richiudo gli occhi muovendo la mano in aria e pregandola di lasciarmi stare, se voglio sopravvivere al brunch, ho bisogno di energie. Mi sdraio a pancia in giù e infilo la testa sotto il cuscino per non ricevere direttamente in faccia i raggi di luce naturale che provengono dalla tenda leggermente scostata. La pace dura una manciata di secondi, Chloe mi permette a malapena di mettermi comoda che alza il piumone fino a mostrare il pigiama utilizzato: una maglietta bianca in grado di nascondere giusto le natiche.

Fa freddo, è vero, ma dentro casa per fortuna non si congela soprattutto sotto a queste piume comode ed invitanti.

Tiro un sospiro nel sentire la mia cara amica -la cui vita è in pericolo- parlottare qualcosa sul vestito che dovrò indossare qualche ora più tardi. Onestamente non capisco cosa ci sia da commentare, come ad ogni evento, ho pensato io stessa alla creazione lei mi ha consigliato le scarpe, tutto qui, in compenso ha pensato al suo vestito. Un pezzo unico che voglio nel mio atelier.

«E quindi lui ha detto di no, ma non capisco perché» continua a parlare Chloe, mentre io faccio finta di non sentire. Nonostante sia completamente scoperta, non cederò, non mi alzerò da qui ancora. Premo il cuscino sulla mia testa ancora di più e cerco di pensare a tutt'altro, forse un po' di calma mi permetterà di trovare il sonno perso. «Che idiozia.»

Non ho capito di cosa sta parlando, ma la sua rabbia cresce sempre di più e questo la fa parlare ancora e ancora. Di cosa poi?

Questo brunch mi sembra che abbia messo in subbuglio molti stati d'anima, e non capisco proprio perché. Chloe non smette di parlare su quanto sia idiota -ormai credo parli di Nicholas-, mia madre non mi ha lasciata stare un secondo chiamando sempre per chiedermi se avevo notizie sull'allestimento, sui vestiti utilizzati dalle donne di alta società nonché amiche sue e, la verità, è che io non so ancora nulla, come al solito mi sono permessa di creare solo certi abiti e non perché pigrizia ma perché il tempo era troppo corto, non ce l'avrei mai fatta a confezionare più di cento abiti in tre giorni.

«Oddio Chloe, non ho ancora preso neanche il caffè e ho già mal di testa. Ti prego, smettila tre secondi.» Mi arrendo alla sua voce soffocata da una risata. Ce l'ha fatta. Mi alzo a sedere guardando la sua espressione soddisfatta. «Sei una stronza, l'hai fatto apposta» mostro la linguaccia e le lancio un cuscino in faccia.

«No, beh, in parte ero seria. Nicholas non vuole venire e io non so come fare!» Con un tonfo si siede sul letto e butta fuori l'aria.

«Perché? Secondo me non dovresti preoccuparti, verrà, vedrai.» Mi alzo e apro le tende per illuminare la stanza. Il sole è alto e dal vetro riesco a vedere la gente camminare, correre ma vengo interrotta dal suono del campanello. «Aspettavi qualcuno?»

Nega con il capo e si alza per andare ad aprire la porta. Non riesco a vedere proprio bene, ma deduco che sia qualcuno di interessante, almeno per Chloe e ne ho la conferma quando la porta si chiude e la sento gioire dal corridoio. Chiudo la porta di camera mia e vado a prendere il telefono verso il comodino per accertarmi che non sia troppo tardi ma, con mia sorpresa, l'orario presente sul display, mi fa spalancare gli occhi.

«Cazzo! Non è possibile!» Poso il telefono in malo modo e vado in bagno con una corsetta. Apro l'acqua della doccia e la lascio scorrere in modo da non congelarmi più del dovuto e, prima di entrare nel box, sciacquo la faccia con acqua e detergente. Il viso stanco e segnato mi preannuncia che dovrò marcare il trucco se non voglio mostrare a tutti questa cera, tuttavia, sono certa che una doccia possa aiutarmi in parte così, tolgo i pochi indumenti e mi precipito sotto il getto dell'acqua ormai calda. Sento i muscoli rilassarsi immediatamente, l'agitazione mi abbandona e lascia spazio solo alla leggerezza. Benché il mio unico pensiero sia quel messaggio di Robert, inviato per la precisione due giorni fa, provo davvero a lasciare quella tensione fuori e di circondarmi solo di pace e di sfoggiare un sorriso vero.

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