35. Non doveva succedere.

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Mia nonna diceva sempre che le cose non succedono per caso. Te le cerchi o ci vai incontro, ma non puoi ritenerti innocente. Quando ne parlavamo, non lo pensavo, anzi, non la capivo neanche. Ma oggi, le sue parole, risuonano nei miei pensieri e confermano ciò che ha sempre cercato di insegnarmi. Lei sapeva cosa dire in qualsiasi occasione, se fosse ancora qui potrei confessare a lei i miei peccati, renderla partecipe di ciò che ultimamente sta succedendo nella mia vita.

La sto rovinando? O si vergogna per i comportamenti della nipote?

Beh, mi auguro proprio che non sia così e chissà, magari riuscirà a mandarmi un segno per farmelo capire. Come il sole, il cielo aperto che intravedo dalla vetrata di Starbucks, mi mette stranamente di buon umore e migliora il mio rendimento.

Oggi purtroppo, oltre il bancone in legno, non c'era Jacob, si dice sia in festa, non ho fatto molte domande ma, la ragazza dai capelli corvini con cui ho parlato, sembrava molto seria. Ho comunque preso una bevanda, questa volta ho optato per qualcosa di diverso per tornare al passato, come il Teavana Jasmin Pearl. Le note di ibisco mi ricordano l'amarena, benché il suo odore ricordi più un ortaggio, ma è un toccasana. Mia nonna cercava di farmi bere questo infuso durante i brutti raffreddori, ci teneva tanto. Riponeva gran parte della sua fiducia in queste erbe da infuso e, col tempo, mi sono ritrovata a crederci pure io. Era pur sempre una Wilson e noi otteniamo sempre quello che vogliamo. Quantomeno ci proviamo.

La gente, dall'altra parte del vetro, è così occupata a camminare, a correre verso la loro meta da non riuscire manco ad alzare lo sguardo, si perdono proprio uno spettacolo niente male. Quello che io mi sto gustando da sola, con il fumo che abbandona la tazza in vetro. Sospiro spostando di lato il piattino e dalla borsa estraggo il mio quaderno da disegno. Solitamente utilizzo fogli, semplici e bianchi, perché quelli sono sempre alla portata in atelier, ma oggi è sabato e lo userò per portare a termine alcuni lavori arretrati che non riesco mai a fare.

Sto ideando l'abito per una sposa che ho visto davvero poco, mi ha chiesto espressamente di farle vedere qualcosa e io ne sono più che felice. Le sto facendo tre modelli, uno con la gonna ampia che si può togliere e nasconde un abito stretto, uno ad impero e uno in cui la trasparenza sarà il suo punto di forza. Non mi ha chiesto nulla in modo dettagliato, mi ha lasciato carta bianca ed io non vedo l'ora di mostrarle ciò a cui ho pensato per lei. Con la figura slanciata e tonica, sarà importante dare luce alle curve.

Il telefono che vibra sul tavolo, cattura la mia attenzione. Poso la matita e osservo lo sguardo illimitato.

Robert: Sei pronta per questa sera?

Grace: Ricordami cosa devo fare...

Lascio nuovamente il telefono sul tavolo e finisco di disegnare la gonna del secondo abito. È morbida e arriva a sfiorare il pavimento, le linee della cucitura non dovrebbero vedersi una volta realizzato e andrebbe ad accarezzare le curve senza metterle in mostra, a differenza del seno che sarà messo in risalto dalla scollatura a cuore. Quando la gonna ha linee ben precise, bisogna trovare il modo di valorizzare. Il ronzio mi distrae nuovamente.

Robert: Oh andiamo, lo sai benissimo, piccola. Ti aspetto sotto casa, non vestirti troppo elegante. È solo mia cugina.

Esito un attimo prima di rispondere. È solo sua cugina, ma è la stessa che ci ha sentito.

Grace: Vorrà dirci qualcosa. Perché solo io ci penso? Magari ci dirà che deve finire tutto.

I tre puntini che anticipano la risposta, mi fanno sospirare.

Robert: Infatti devi smetterla. Non ci chiederà proprio niente, e se mai lo facesse, io non ho intenzione di lasciarti. E poi sono certo che non lo farebbe mai.

Amore ProibitoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora