Capitolo XIII

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Jolanda mise in moto tornando alla svelta alla roulotte. Provò a rintracciare la nonna e per l'ennesima volta, le rispose il solito messaggio. Doveva arrangiarsi per conto proprio. La prima cosa da fare era andare via di lì, appena fosse stato buio quelle cose sarebbero tornate, ormai avevano fiutato il suo odore e non si sarebbero fermate.

Attaccò l'auto alla roulotte e mentre ripartiva cominciò a pensare a quale potesse essere il posto migliore in cui sistemarla. Doveva essere disabitato e al contempo vicino alla città, non intendeva certo passare un'altra notte sperduta chissà dove, alla merce di quei mostri assetati di sangue.

La vecchia stazione di servizio le parve il posto più adatto, era abbandonato da circa un decennio, ed era frequentata di tanto in tanto soltanto da qualche ragazzino che andava lì per fumare di nascosto, fatto del tutto trascurabile. Le bastava infatti rendere invisibile la roulotte, e nessuno avrebbe saputo che si trovava lì. Dopotutto quella era una sistemazione temporanea, appena sua nonna fosse tornata sarebbero certamente ripartite si disse, provando una strana fitta al petto.

_Ocultas!_ pronunciò l'incantesimo appena ebbe staccato il gancio che trainava la roulotte, poi lo gettò nel cofano e ripartì per andare a scuola. Era riuscita a sistemare quel gran casino giusto in tempo per la prima campanella. Doveva aver stabilito un record pensò soddisfatta di sé.

Varcato l'ingresso, procedette lungo il corridoio a grandi falcate, fingendo di non prestare attenzione alle chiacchiere dei suoi compagni, quando in realtà aveva ben aguzzato le antenne per capire da che parte soffiava il vento. Per fortuna nessuno prestò attenzione a lei e riuscì a infilarsi in classe indisturbata.

Due ore più tardi si stava dirigendo in palestra, per tutto quel tempo non aveva fatto altro che ascoltare i pettegolezzi dei compagni, sperando che qualcuno fosse informato su quanto capitato a Oscar. Sfortunatamente nessuno sembrava sapere niente oltre al fatto che fosse stato trovato privo di sensi nel parcheggio. Girò l'angolo e incrociò Bret, il ragazzo la prese per un braccio trascinandola in una classe ormai in disuso.

_Hai sentito cos'è capitato a Oscar?_ chiese mollando subito la presa.

_No, cosa gli è successo?_ volle sapere, fingendo di cadere dalle nuvole.

_Qualche balordo lo ha aggredito e ora si trova in ospedale_ disse passandosi una mano sugli occhi.

_Quando? Dove?_ indagò ancora Jolanda recitando la parte a perfezione.

_Ieri sera, proprio qui... nel parcheggio della scuola. Tu eri con lui... non hai visto nessun tipo sospetto?_

_Sì ero con lui, però Oscar è andato via un paio di ore prima di me e quando sono uscita non ho notato proprio nulla. Ma sta bene?_ chiese pregando di non averlo colpito troppo forte.

_Gli hanno dato un colpo in testa per  rubargli l'auto, ma tutto sommato è a posto. Quel ragazzo ha la testa più dura dell'acciaio._

_Bene, sono felice che non sia nulla di grave. Quando lo vedi portagli i miei saluti e digli che gli auguro di rimettersi in fretta... immagino che per qualche giorno non potrà frequentare le lezioni, giusto?_ spiegò giustificando la sua uscita. Non che ce ne fosse un reale bisogno, ma Bret era sembrato così stupito di quelle parole di solidarietà, quasi la considerasse una creatura insensibile.

_Immagini male, ho appena parlato con mio zio... dice che lo hanno già dimesso e domani stesso tornerà a lezione. A dire la verità sarebbe venuto anche oggi se non lo avesse minacciato di legarlo al letto. Ultimamente sembra ossessionato dallo studio. Non so come hai fatto, ma ti avviso che la zia è pronta a farti una statua_ rivelò sorridendo malizioso.

A costo della vitaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora