Capitolo XXXVII

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Quando Jolanda giunse nella grande sala, non si aspettava certo di trovare una simile scena. Cioè, aveva messo in conto che qualcuno potesse ferirsi, dopo tutto i loro bersagli erano dei coriacei troll. Sarebbe stato praticamente impossibile uscire completamente indenni da uno scontro con simili creature, ma quella era un'autentica carneficina. C'erano tre uomini stesi a terra privi di sensi, morti forse, altri feriti in modo più o meno grave che continuavano ad arrivare. E tutti erano ricoperti di sangue. Una visione raccapricciante, degna di un film horror. Jolanda spostò lo sguardo per la stanza alla frenetica ricerca della nonna, il cuore in gola per lo spavento. La individuò appena la donna fece per varcare la soglia, barcollava paurosamente sulle gambe malferme, ed era mortalmente pallida. Jolanda le corse in contro superando con un salto uno degli uomini stesi a terra, incurante del putiferio che si stava scatenando intorno a lei. Esisteva solo sua nonna, ferita, che si teneva aggrappata allo stipite della porta per non rovinare al suolo. 

_Nonna, che cos'hai? Dove ti hanno ferita?_ le domandò, scostando freneticamente i vestiti sporchi di sangue e terra. Non riusciva a capire da dove venisse tutto quel sangue.

_Sto bene bambina, questo sangue non è mio._ 

_Smettila di volermi proteggere a tutti i costi nonna, io posso aiutarti!_ sbottò non credendo a una sola parola, continuando a spostare la stoffa dei vestiti. Ramona era prossima a svenire, lo avrebbe visto perfino un cieco.

_Sono solo stanca bambina... ho provato a stabilizzarli_ spiegò indicando i tre stesi a pochi metri da loro _ma sto bene, fidati!_ 

Jolanda la guardò dritta negli occhi, la nonna accennò un sorriso esasperato. 

_Controlla tu stessa, se non mi credi!_ fece sollevando la maglia per mostrarle la pelle intatta sotto quelle macchie cremisi.

_Ok, ok, sei a posto_ mormorò finalmente convinta, mentre il sollievo l'avvolgeva caldo e rassicurante. _Ora però siediti, hai bisogno di riprendere le forze_ ordinò guidandola verso la poltrona. Se le fosse capitato qualcosa Jolanda non avrebbe saputo come andare avanti. Ramona era la sua ancora, la roccia a cui Jolanda si aggrappava tutte le volte che le sembrava di annegare. _Mi hai fatto prendere un colpo._ Lacrime di gioia presero a rigarle le guance, senza che potesse fare nulla per fermarle. Quella donna cocciuta era l'unico parente che le restava, non poteva permettersi di perdere anche lei.

_Non c'è tempo Jolanda. Quegli uomini hanno bisogno di cure immediate._ Ramona tentò di alzarsi per raggiungere i tre cacciatori stesi al suolo. 

Jolanda la bloccò, seguendo il suo sguardo. Dunque erano ancora vivi, in ogni caso erano messi talmente male che difficilmente avrebbero superato la notte. Non dopo aver perso tutto quel sangue. Il tappeto su cui erano adagiati era quasi del tutto rosso, e la chiazza non faceva che allargarsi a gran velocità. Erano certamente spacciati. 

_Temo che ormai ci sia ben poco che possiamo fare per loro, nonna._ C'era tristezza e rassegnazione nella sua voce. Le dispiaceva per quegli  uomini coraggiosi, che avevano scelto di combattere i mostri.  Ai suoi occhi erano degli autentici eroi, persone che incuranti del loro benessere, rischiavano il tutto per tutto per tenere al sicuro qualcuno che non avrebbe mai saputo quali sacrifici compivano per loro. Ciò che era capitato era ingiusto, ma quando mai la vita era giusta.

_Ti prego aiutali, tua nonna dice che tu puoi._ Kevin si era inginocchiato davanti a lei e le stringeva le mani tra le sue, supplice. La guardava con assoluta fiducia, come se non nutrisse il minimo dubbio.

Jolanda non aveva idea di cosa gli avesse raccontato Ramona, di sicuro aveva esagerato come al solito. Quando lo avrebbe capito che lei non era speciale, non faceva altro che combinare guai. Oscar era una prova lampante della sua inadeguatezza.

A costo della vitaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora