Capitolo XXVIII

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_Ci sono sfuggite_ confessò l'uomo appena arrivato al quartier generale, facendo rapporto a capo chino.

_Come hanno saputo che stavate arrivando? Deve essere per qualcosa che le hai detto..._ ragionò il tipo sulla quarantina, a cui il primo uomo si stava rivolgendo con soggezione. Si tirò in piedi massaggiandosi la fronte corrugata. Sarebbe stato un bell'uomo se avesse abbandonato quell'espressione arcigna che, chi lo conosceva da sempre, sapeva essere l'unica che riuscisse ad esibire negli ultimi vent'anni.

Da quando sua moglie Adele era morta portando con sé il figlio che aspettava, Juan, quello era il suo nome, non faceva altro che meditare vendetta contro le discendenti di colei che aveva maledetto la sua stirpe. Ne aveva fatto la sua unica ragione di vita. Di solito era in prima linea a combattere contro le sue nemesi, ma essendo anche padrone di un immenso impero finanziario, era spesso costretto a rinunciare alle battute di caccia alla strega, per dedicarsi agli affari. Avrebbe mandato tutto in malora quasi due decenni prima, se una volta pianto la sua perdita, non avesse capito che il denaro avrebbe potuto facilitarlo nella sua vendetta.

Le risorse a cui aveva accesso, gli avevano garantito infatti un certo numero di successi, e se ora erano così vicino ad ottenere ciò che diverse generazioni prima di loro, avevano solo potuto sognare, era proprio grazie a quel denaro.

_No, sono certo che non sospettasse nulla. C'era un ragazzo con lei, credo che lo stesse incontrando di nascosto..._ iniziò a raccontare. _Le eravamo quasi addosso quando è iniziata la trasformazione. Ci ha sentiti ed è fuggita prima che potessimo raggiungerla._

_Maledizione! Questa proprio non ci voleva. E cosa mi dici degli altri?_

_Abbiamo individuato due rifugi, una quindicina di loro tra uomini, donne e bambini. Sono tutti morti_ fu lieto di informarlo.

_Ottimo! Ci sono giunte altre notizie dal nostro informatore?_

_No, è un pò che non si fa Più sentire._

_Pensi che ci abbia ripensato?_

_Non credo, lo paghiamo profumatamente e poi ha tutto da guadagnarci a darci una mano_ gli ricordò Silas. Il loro informatore era una persona avida, non si sarebbe lasciato sfuggire l'occasione di racimolare un bel gruzzoletto. Doveva aver avuto qualche imprevisto se non si era ancora fatto vivo.

_Bene, fammi sapere appena ti contatta... intanto stringete il cerchio intorno alle nostre fuggitive. Mi aspetto novità al più presto_ dichiarò congedandolo.

Silas lasciò la stanza animato da propositi omicidi. Voleva concludere la questione il prima possibile. Quella maledizione gli aveva rubato già metà dei suoi anni. Non voleva finire come Juan, logorato dallo straziante senso di colpa per ciò che non era riuscito a impedire, o come tanti altri prima di lui, che avevano rinunciato a farsi una famiglia per timore di distruggerle nel più tragico dei modi.

Quella storia doveva finire, in un modo o in un altro. Erano rimasti solo dieci di loro, tutti addestrati al combattimento. I nemici erano molti di più. Se le informazioni che avevano ricevuto erano corrette erano intorno al centinai, per lo più bambini e ragazzi. Solo in pochi erano in grado di dargli filo da torcere, ma preferivano evitare lo scontro fuggendo e nascondendosi. Già, come se quello bastasse a fermarli! Prima o poi li avrebbero individuati ed eliminati fino all'ultimo. Ripensò a Jolanda, gli era parsa così ingenua e gentile. Se il loro informatore non gli avesse fatto il suo nome, lui non avrebbe mai sospettato il suo terribile segreto. L'aveva osservata da lontano, era così che facevano. Qualcosa della giovane lo aveva infine spinto a incontrarla. Quando le aveva parlato era rimasto colpito da lei, Jolanda non era come l'aveva immaginata. Era una ragazza gentile e piena di entusiasmo, non sembrava l'incarnazione del male come lui aveva sempre creduto.

A costo della vitaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora