Capitolo VI

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Oscar schiacciò il piede sull'acceleratore e batté forte il pugno sul volante. Quella ragazza era fuori di testa, ma se pensava di far impazzire anche lui si sbagliava di grosso. Una volta in città rallentò, non intendeva beccarsi una multa perché lei lo aveva fatto arrabbiare, e cosa ancora più importante non avrebbe rischiato di investire qualche poveraccio.

Inchiodò il piede sul freno quando un cane gli tagliò la strada e imprecò selvaggiamente, respirando a fondo. La sua voce venne coperta dallo stridere delle ruote sull'asfalto. Un odore di pneumatico bruciato si diffuse nell'aria, qualcuno gli urlò di fare più attenzione. Oscar gli fece un gestaccio e poi ripartì imprecando ancora, a denti stretti stavolta. Com'era possibile che quella ragazza gli facesse un simile effetto, non era normale che reagisse così, doveva darsi una calmata pensò, parcheggiando nel vialetto di fianco a casa sua.

Pochi attimi dopo stava già aprendo la porta, aveva ancora un diavolo per capello, perciò invece di dirigersi direttamente in cucina, dove sapeva di trovare i genitori, marciò verso le scale e cominciò a salire. In camera sua avrebbe avuto tempo di calmarsi e pensare ad altro, non voleva che i suoi lo vedessero in quello stato.

-Oscar, dove vai così di fretta?_ lo richiamò Bret andandogli incontro dal salotto.

_Cugino... che ci fai qui?_ fece sorpreso di vederselo comparire davanti.

_È sabato sera, ti porto a divertirti. E dai... ultimamente non hai fatto altro che studiare e allenarti, ti meriti un po' di svago_ stabilì Bret con un sorriso che prometteva una serata folle.

Ma sì, perché no? E poi aveva proprio bisogno di staccare la spina e non pensare a nulla, soprattutto aveva bisogno di non pensare a una cera ragazza.

_Il tempo di una doccia e sono tutto tuo_ scherzò riprendendo a salire.

Il bar dove il cugino lo portò era stracolmo di ragazzi desiderosi di fare baldoria. Si fecero largo a fatica tra la folla raggiungendo il lungo bancone.

_Due birre amico!_ gridò Bret, per sovrastare il frastuono circostante.

_Due birre in arrivo_ replicò il barman, un ragazzone con la pelle coperta da tatuaggi e piercing, i capelli a spazzola e lo smalto nero alle unghie.

Presero le loro birre e andarono a verso il fondo del locale dove c'era una pista da ballo e delle poltrone dove sedersi in tutta comodità per passare in rassegna la fauna locale.

Tre ragazze si misero in piedi agitando le braccia come forsennate per attirare la loro attenzione.

_Vieni , là giù c'è Vivian con le sue amiche_ disse Bret precedendolo attraverso la folla.

Meraviglioso! Ora gli toccava pure sopportare quelle tre snob. Bel divertimento. Rassegnato alla mala sorte che sembrava perseguitarlo da quando era arrivato a Newport, Oscar seguì il cugino fino al divano occupato dalle tre biondine.

_Bret tesoro, vieni qui... siediti affianco a me_ cinguettò Vivian, battendo la mano sul divano.

Ariel afferrò la mano di Oscar e lo tirò a sedere tra lei e Monique.

_È bello rivederti. Ti piace qui? Fantastico vero? Che dici, ti va di ballare? Devi assolutamente ballare con me o non ti rivolgerò più la parola_ minaccio Ariel.  

Oscar la guardò di traverso. La ragazza non sapeva proprio cosa fosse la dignità pensò, pentito essere uscito. Se ne sarebbe tornato a casa, ma non voleva piantare in asso Bret. Doveva solo sopportarle ancora un poco.

_E allora... balliamo?_ tornò a insistere l'altra.

_Non ne ho voglia ora!_ tagliò corto lui.

A costo della vitaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora