A costo della vita

Capitolo XLIV

Oscar si avventò sull'uomo con inaudita violenza. Erano anni che non sentiva più quella furia cieca montargli dentro a quel modo. C'era voluto molto tempo e un duro lavoro per riuscire a tenere sotto controllo il suo temperamento violento. Di tanto in tanto gli era capitato qualche episodio che lo aveva fatto quasi sbroccare, ma fortunatamente era sempre riuscito a frenarsi. Il desiderio di venirne fuori era stato più forte della sua stessa natura. In quel momento invece, c'era una sola cosa che voleva. Togliere di mezzo la persona che minacciava il suo rapporto con Jolanda. Prese a colpirlo al viso senza sosta, quello riuscì a scansare i primi pugni, schivò il quarto per un soffio, il quinto però andò a segno. L'avversario accusò il colpo, bloccandogli al volo entrambi i polsi nel momento esatto in cui si apprestava a colpirlo di nuovo.

_Vuoi continuare a fare il bambino, o preferisci metterti in salvo e raggiungere Jolanda?_ domandò guardandolo dritto negli occhi.

_Fuggirò dopo averti tolto fatto fuori_ ringhio in preda alla furia. Sentiva di non aver mai odiato tanto nessuno in vita sua.

Cominciò a divincolarsi dalla sua stretta dell'avversario, poi appena fu di nuovo libero scattò in piedi. Afferrò la sedia su cui era stato tenuto legato fino a qualche minuto prima e la usò per colpirlo alla schiena. Il legno andò in mille pezzi, eppure l'uomo non si spostò di un solo centimetro. Fece un sospiro esasperato prima di tornare a chiedere: _Hai finito?_

_Cosa diavolo sei?_ chiese Oscar sbalordito.

_Jolanda non ti ha detto nulla? A quanto pare non si fidava abbastanza da raccontarti il suo   grande segreto_ decretò con un sorriso beffardo.

Quella fu decisamente la goccia che fece traboccare il vaso. Incurante delle possibilità che aveva di uscire vivo da quello scontro, Oscar afferrò l'uomo e lo scaraventò contro la parete. Il rumore prodotto dallo schianto richiamò la guardia uscita poco prima. Quando quello entrò c'erano mobili rotti e schegge di vetro sparsi per tutta la stanza. Silas intanto cercava di evitare i colpi del giovane che diventavano sempre più devastanti. C'era qualcosa di assolutamente inumano in quel ragazzo pensò, riuscendo ad scansare una gomitata diretta al mento. Il compagno agguantò il giovane per le spalle, dandogli così modo di allontanarsi dalla portata di quei colpi micidiali. Il sollievo tuttavia fu temporaneo, Oscar impiegò pochi secondi a scrollarsi l'altro di dosso e sbatterlo contro lo spigolo della scrivania.

In quel momento il resto del gruppo fece irruzione nella stanza per capire cosa fosse quel fracasso. Ci vollero quattro di loro per riuscire a bloccare il giovane e ridurlo all'impotenza. Quando anche Juan arrivò, lo trovò steso a terra privo di sensi.

_Che accidenti sta succedendo qui?_ domandò vedendo in quali condizioni fosse ridotta la stanza. _Chi vi ha ordinato di pestarlo a sangue?_ aggiunse poi rivolgendo lo sguardo al giovane prigioniero.

_Era diventato una vera furia, ha distrutto tutto. Stava attaccando Silas... non ci ha lasciato scelta_ spiegò Trevor, uno dei più giovani del gruppo, guardandosi le nocche scorticate. Cazzo e che pelle dura che aveva quel ragazzo pensò, ancora incredulo.

_A quanto pare il nostro amico è pieno di sorprese. Buttatelo nella cella... un po' di tempo là giù gli rinfrescherà le idee. Vedremo se dopo avrà ancora voglia di fare l'eroe_ ghignò lasciando la stanza.

Dannazione, aveva fatto realmente affidamento sulla sua collaborazione e ora stando così le cose non gli rimaneva che rivolgersi alla giovane strega. Non gli piaceva l'idea i torturarla per estorcerle le informazioni che voleva, ma aveva anche capito che quello era il solo modo che restava per farle vuotare finalmente il sacco. Il volto della sua adorata sposa andò in suo soccorso, rammentargli chi fossero le vere vittime di quella sporca guerra. Ciò bastò a liberalo dai suoi scrupoli.