Capitolo XXIX

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La luce che filtrava attraverso le tende leggermente scostate la fece alzare di scatto. Quella era la prima notte che Jolanda dormiva davvero da quando erano scappati da Newport. Di sotto si sentivano strani rumori, sembravano dei tonfi. Si vestì alla svelta indossando i jeans e il maglione della sera prima, poi infilò gli stivali di pelle e scese a vedere cosa succedesse. Giunta in salotto vide che la porta che dava sul retro della casa era aperta. Scoprì che i suoni che l'avevano svegliata provenivano proprio da qualche punto di fuori. Ora che era più vicina li riconobbe per quello che erano veramente, rumori di una scazzottata.

_Ti pentirai di esserti intromesso_ stava dicendo Raul con cattiveria.

Oscar non replicò, troppo impegnato com'era a schivarne i colpi. Si limitò a fargli una smorfia di disappunto. Jolanda non capiva perché Raul ce l'avesse tanto con lui. Nemmeno lei e la nonna facevamo salti di gioia all'idea di averlo coinvolto, ma nessuna di loro dava la colpa a Oscar. Era stato uno sfortunato caso che si trovasse nel bosco proprio quando i nemici avevano deciso di attaccare. Non se l'era certo cercata.

Raul colpì di nuovo, questa volta andò a segno. Oscar barcollò all'indietro riuscendo però a mantenersi in equilibrio. Si toccò il labbro sanguinante col pollice, e guardando l'altro con astio chiese: _Perché la mia presenza ti da tanto fastidio? Si può sapere cosa temi?_

L'altro gli rise in faccia con scherno. _Non darti tutta quest'importanza sbarbatello. Non è te che temo, ma tutti i problemi che ci causerà scarrozzarti in giro con noi. Sei solo un peso morto. Guardati... non sei neppure capace di schivare due colpi di fila_ disse spezzante. _Quanto credi di durare, eh?_

_Tutto il tempo che sarà necessario_ fece Oscar sfidandolo a ricominciare.

_Che succede qui?_ intervenne Jolanda interrompendo quell'insensato faccia a faccia. Aveva riconosciuto il brillio nello sguardo di Raul. Sapeva per esperienza che era il caso portare via Oscar di lì, prima che l'altro gli facesse male sul serio.

_Mostravo al tuo amico come difendersi_ fece Raul imperturbabile.

_Per quello non serviva che ci andassi giù così pesante, però_ lo richiamò prendendo il mento di Oscar tra pollice e indice, voltandolo prima da un lato e poi dall'altro, esaminando il taglio e il gonfiore che cominciava ad assumere un colorito bluastro. _Beh, complimenti comunque, domani avrà dei bei lividi. Finito?_

_Non ha bisogno che tu gli faccia da mamma, deve imparare a difendersi..._

_E' questo che gli stavi insegnando? Sul serio?_

Raul non replicò, nella sua infinita superiorità si voltò e li lasciò soli.

_Guarda come ti ha ridotto_ si lamentò lei, sfiorandogli il taglio al labbro.

_Sto bene, non fa poi così male._ Si avviarono verso il bosco, nella speranza di avere un pochino di privacy, cosa assolutamente impossibile con Raul nei paraggi.

_Ah no? Immagino! Infatti in questo momento sei bellissimo_ disse Jolanda fermandosi oltre la prima fila di alberi.

_Grazie!_

_Mi dispiace Oscar... è tutta colpa mia. Non avrei mai dovuto lasciarti entrare nella mia vita._ La voce le se incrinò. Non le piaceva che la vedesse piangere, ma si sentiva così male per i guai che gli stava procurando, che era difficile controllarsi.

_Io no. Al contrario di te io sono felicissimo che lo abbia fatto. E se il prezzo da pagare per stare con te è qualche livido e un labbro gonfio, sono più che disposto a pagarlo._ La prese tra le braccia incurante del fatto che Raul o Ramona si trovavano a poca distanza e potevano vederli, e la baciò con passione. _Come faccio a spiegarti che solo con te mi sento davvero vivo? Prima di conoscerti ero perso, niente di ciò che facevo mi appagava fino in fondo, non avevo uno vero scopo..._

A costo della vitaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora