Capitolo X

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Il lunedì giunse anche troppo in fretta per Jolanda, sua nonna non era ancora tornata, né tanto meno le aveva fatto avere sue notizie. La cosa da una parte la confortava, sapeva infatti che non l'avrebbe mai lasciata sola per tanto tempo se ci fosse stato un qualche pericolo nei paraggi, d'altra parte però la inquietava, perché se la riunione si protraeva così a lungo allora significava anche che neppure gli anziani avevano la minima idea di come arginare la minaccia imminente.

Sgombrò la mente da quei funesti pensieri e si preparò come tutte le mattine a un'altra giornata di scuola. Continuare a stare lì a rimuginare sull'esito dell'incontro non le faceva bene, meglio concentrarsi su cose che poteva gestire. Ignorava per quanto tempo ancora si sarebbero trattenuti a Newport, ma indipendentemente da quanto fosse, lei non avrebbe rinunciato a farsi un'istruzione.

Semmai fosse riuscita a scongiurare la fine, le sarebbe piaciuto avere un lavoro che non fosse leggere le carte, i fondi di caffè o tutte le altre cose che faceva sua nonna. Era completamente negata per quelle cose, senza contare che detestava il modo in cui la gente le fissava. Un misto di aspettativa unita a timore, il tutto condito con il disgusto per ciò che erano. C'erano anche delle volte in cui le guardavano con pietà, come se lei e la nonna non fossero altro che delle povere derelitte. No, decisamente non faceva per lei.

Non che le importasse particolarmente cosa pensavano gli altri, ma la infastidivano le persone che pensavano seguendo determinati stereotipi. Loro non erano nulla di ciò che credevano e di certo Jolanda non si sarebbe presa il disturbo di illuminarli.

Vide Oscar appena raggiunse il cortile, del resto il giovane difficilmente sarebbe passato inosservato. Era talmente alto da sovrastare buona parte dei suoi coetanei e poi bastava seguire la scia di ragazze in fibrillazione per capire dov'era. Individuarlo prontamente le forniva i mezzi per evitarlo finché non fosse stato il momento della lezione pomeridiana. Con studiata nonchalance Jolanda si diresse dalla parte opposta del cortile e da lì raggiunse l'ingresso laterale che dava direttamente sulla palestra e quindi agli spogliatoi.

Quando la campana suonò la prima volta lei aveva già raggiunto la classe, evitando abilmente di incrociarlo nei corridoi. Oscar stava cominciando a diventare troppo curioso, senza contare il fatto che vederlo immobile e coperto di sangue l'aveva letteralmente mandata in panico.

Per fortuna o magari perché neppure lui era particolarmente ansioso di rivederla, Jolanda riuscì a evitarlo per tutto il giorno. Alle quattro in punto quando entrò in biblioteca, Oscar era già lì con i libri aperti, intento a leggere qualcosa.

Si sentì piuttosto compiaciuta, il ragazzo era migliorato enormemente e presto avrebbe potuto camminare con le sue gambe. Forse fare l'insegnante le si addiceva, ragionò, pensando a cosa fare una volta completati gli studi, sempre ammesso che ci fosse riuscita ovviamente. 

_Ciao!_ la salutò, sollevando appena la testa dal libro che stringeva tra le mani.

_Ciao, vedo che ti porti avanti con lo studio._

_Il tempo stringe no? Ormai manca pochissimo e io voglio assolutamente entrare in questa scuola_  le spiegò infilando un segnalibro tra le pagine. 

_Bene, con cosa vuoi cominciare oggi?_chiese sedendosi di fronte a lui.

_Sei tu l'insegnante... lascio a te la scelta._                                                                                                   

Cominciarono dalla letteratura, Oscar Wilde e le sue opere li presero per quasi tutte le tre ore successive.

_Tipino interessante!_ decretò alla fine il suo omonimo.

A costo della vitaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora