Capitolo XI

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_Cosa c'è là fuori?_ tornò a chiedere Oscar, avvicinandosi alla finestra in modo da sbirciare fuori.

_Credimi... non vuoi saperlo davvero_ disse Jolanda tirandolo via.

_Sì invece!_

_No... se per questo non dovresti neppure essere qui. Ascoltami bene... non sono cose che ti riguardano, ok. Perciò meno ne sai meglio sarà per te_ provò a spiegare, senza in realtà chiarire un bel nulla.

I rumori si fecero vicinissimi, Jolanda sentì quelle cose aggirare la roulotte, emettendo dei bassi ringhi. Dovevano aver seguito il suo odore pensò, cercando di tenere a freno il panico, era l'unica spiegazione che le venne in mente. Per fortuna nella roulotte c'erano talmente tante di quelle erbe da confondere l'olfatto del miglior segugio. Lì erano perfettamente al sicuro.

_Cosa sono questi rumori? Sembrano degli animali_ disse Oscar aguzzando l'udito. Jolanda non poteva fingere di non riconoscerli, se continuava a tacere lui avrebbe provato sul serio a uscire.

_Sì, sono decisamente animali, capita nei boschi sai... ora capisci perché non ti volevo qui? Avresti fatto meglio a darmi retta_ bisbigliò mettendosi di fronte a lui per impedirgli di raggiungere la porta. Un rumore come di metallo squarciato attirò la loro attenzione.

_Questa è la mia macchina? La stanno facendo a pezzi... come è possibile?_ chiese sconcertato facendo un passo avanti.

_Mi dispiace per l'auto Oscar, dico sul serio... ma tu di qua non ti muovi_ disse poggiando i palmi aperti sul suo petto così da fermarlo sul posto.

_Non sono animali... cosa sono veramente?_

_Non posso dirtelo... fidati di me, ciò che c'è là fuori è qualcosa capace di toglierti il sonno e non sto esagerando._

Di sicuro avevano sentito il suo odore all'interno dell'abitacolo dell'auto di Oscar, per questo si stavano accanendo tanto.

_Ma la mia macchina..._ si lamentò, guardando verso la porta.

_Dimenticati dell'auto, non puoi andare là fuori. Oscar ascoltami, quelle cose ti ridurrebbero a brandelli._

_Quale creatura ha una simile forza?_ domandò ancora. _Devi dirmelo Jolanda, non ho paura o meglio sì, sono spaventato ma preferisco saperlo._

_Non posso dirtelo._

_Perché no? Dimmi che cosa sta accadendo!_ ordinò alzando la voce in preda alla frustrazione. Jolanda gli tappò la bocca. Sapeva che un essere umano non avrebbe potuto sentirli, ma le cose che erano lì fuori non erano più umane, tutti i loro sensi si erano acuiti dopo la metamorfosi e forse loro potevano riuscirci.

_Non posso dirtelo davvero. Ma perché non mi hai dato retta, eh? Perché sei voluto rimanere per forza?_ si lamentò per la piega che avevano preso gli eventi. In realtà nessuno di loro poteva sospettare ciò che stava accadendo, altrimenti sua nonna non l'avrebbe lasciandola sola.

A parte il brutto presentimento che aveva avvertito tornando a casa, nulla faceva presupporre che fossero così vicini. Pensare alla nonna le ricordò che doveva informarla immediatamente del fatto che erano lì. Ci avrebbe pensato Ramona ad avvisare il resto della loro gente. Prese il cellulare dalla tasca e selezionò il tasto per la chiamata rapida. All'altro capo rispose un messaggio registrato che l'avvertiva che l'utente chiamato non era al momento raggiungibile e la pregava di riprovare più tardi.

_No no no, accidenti!_ si disperò mettendo giù. Compose subito un altro numero e appena sentì il bip, Jolanda cominciò a parlare piano.

_Sono qui nonna, mi hanno trovata. Ti prego richiamami appena senti questo messaggio. Per favore... torna il prima possibile_ supplicò in preda al panico.

A costo della vitaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora