A costo della vita

Capitolo XLIII

Ramona sembrava piuttosto turbata, a parte Jolanda nessuno era mai riuscito a farle mettere a nudo i propri sentimenti. Raul non poté non chiedersi chi fosse colui che era riuscito finalmente a far sciogliere la regina dei ghiacci. Quella donna era un vero enigma, quando ormai credeva di aver capito tutto di lei, ecco che saltava fuori che l'idea che si era fatto era solo una delle tante sfaccettature della sua personalità, probabilmente quella che lei decideva di mostrare in quel momento. Raul non vedeva davvero l'ora che tutta quella storia si concludesse, era stufo marcio di stare dietro alle stramberie della donna.

Il padrone di casa non perse tempo, mettendo subito in chiaro che non erano i benvenuti lì.  L'atmosfera era così tesa da farlo sentire pesantemente a disagio.

_Chiedi quello per cui sei venuta e poi va via... e stavolta spero sia per sempre._ C'era durezza e risentimento nella voce dell'uomo. Ramona doveva averla fatta davvero grossa se lui la odiava tanto.

Lei intanto era tornata in sé mostrando la solita aria imperturbabile di sempre e lo fissò dritto negli occhi, era come se non le importasse affatto ciò che provava quel povero diavolo. Nessuna novità si disse Raul, al solito la sola cosa che contava per Ramona era raggiungere i suoi obbiettivi, e non importava affatto chi ci andasse di mezzo perché ciò accadesse. Dopo un breve silenzio lei finalmente si decise a parlare.

_Ho bisogno del tuo aiuto per rintracciare una persona._

_E cos'avrebbe fatto mai questa persona per meritare la tua attenzione?_ C'era astio nella sua voce, e Raul pensò che in qualche temo passato anche lui doveva essere stato uno delle persone a cui lei usava dedicare la sua attenzione. Chiaramente trattandosi di Ramona quella parola aveva un significato tutt'altro che positivo. Didatti la donna non era tipo da curarsi degli altri, a meno che non avessero commesso qualcosa per cui dovevano essere puniti.

_Si tratta di Jolanda, è stata rapita. Devo trovare la persona che l'ha presa._

L'espressione dell'uomo cambiò improvvisamente, era evidente che sapesse di chi parlava e ancora più chiaro che conoscesse ciò che la ragazza significasse per lei.

_Cosa posso fare per aiutarti?_ domandò abbandonando immediatamente ogni riserva avesse mostrato fino a quel momento.

Un rumore dal piano superiore ci indusse a sollevare all'unisono le teste verso l'alto, un attimo più tardi vedemmo un ragazzino precipitarsi giù per le scale e gettarsi letteralmente tra le braccia di quella megera. La cosa sembrò sorprendere persino lei che rimase pietrificata nell'abbraccio di quel misterioso fanciullo. Raul la vide voltarsi lentamente verso il padrone di casa come se cercasse conferma a un qualche suo sospetto. Quegli abbassò subito lo sguardo, si poteva leggere imbarazzo e colpa sul quel volto.

Ramona si coprì la bocca per impedirsi di urlare tutta la sua rabbia, per anni aveva sofferto in silenzio, credendo di aver perso anche lui. Si era tormentata dandosi la colpa di quanto gli era accaduto e ora scopriva che ce l'aveva fatta, che in realtà il piccolo non era morto. Derek doveva odiarla molto per lasciare che lo credesse morto. Erano più di sei anni che si portava quel peso nel cuore, che si era imposta di non pensare a quel visetto dolce stravolto dal dolore. C'era voluta tutta la sua forza di volontà per cercare di dimenticare quella vocina appena udibile che le chiedeva di aiutarlo. Ramona fu tentata di restituirgli tutto quel dolore, di fargli provare sulla sua pelle come ci si sentiva a perdere tutto ciò che si ama, ma quando tornò a fissare lo sguardo sull'uomo che tanto male le aveva fatto, capì che non era necessario, che Derek conosceva perfettamente lo strazio che aveva patito, perché aveva anche lui sofferto a suo modo.