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Soohyun POV

Sfinita, mi sono messa a sonnecchiare sul suo letto, circondata dal suo profumo e dalle sue cose, giusto per essere un tantino masochisti...
Chissà cosa starà facendo adesso?
Sento un vuoto nel petto, mi sento triste... Sto male...

Kirin, improvvisamente, tira su le orecchie e si mette in attesa, la guardo come per chiederle cosa le prende, quando sento la porta di ingresso aprirsi.

-È tornato!-.

Mi sento sollevata e felice in un qual modo. Scendo le scale letteralmente volando, quando delle risatine femminili giungono fino a me frenando il mio entusiasmo e facendomi fermare all'istante.
Un Jimin brillo tiene per mano una Hae-rin altrettanto brilla.

Jimin chiude la porta con il piede mentre inizia a baciare la ragazza, facendola indietreggiare lentamente fino al muro difronte l'ingresso, senza mai lasciare le labbra di lei.
La intrappola tra il muro e il suo corpo per poi approfondire il bacio, mentre le sue mani si portano su i fianchi della ragazza, che sorride e mugugna deliziata, sapendo perfettamente quello che sarebbe successo da lì a breve.

Resto lì, impalata, facendo fatica a riscuotermi.
Respiro pesantemente, mentre sento il rumore del mio cuore infrangersi in mille pezzettini.

La cosa fra i due si sta facendo seria, infatti, lui ha afferrato le cosce della ragazza, la quale prontamente con le stesse gli cinge i fianchi.

No davvero, non posso restare qui per dieci mila motivi diversi.

Senza pensarci neanche, attraverso la porta d'ingresso e mi precipito fuori per fare una passeggiata, ho bisogno di allontanarmi da lì il più presto possibile, quasi non riesco a respirare.
Credo che prima di uscire, però, abbia fatto sfarfallare le luci.
Sono arrabbiata? Sì, abbastanza.
Sicuramente loro non hanno fatto caso a me e ai miei sentimenti.

Mi avvio per la strada senza una meta precisa. Questa volta non trattengo le lacrime che, calde, scendono rigando le mie guance.
Ormai è chiaro come il sole che provo qualcosa per lui. Sento che non posso più nasconderlo, non posso più mentire a me stessa. Come è successo? Non lo so. Sicuramente non era questa l'intenzione iniziale, io volevo solo capire cosa mi fosse successo.
Camminando arrivo in un parco, mi rannicchio su una panchina. Accidenti, stasera è anche freddo.
Chiudo la zip della felpa per cercare di stare un po' più calda.

-Il tuo naso sembra un peperone!-.

Mi volto e accanto a me c'è un ragazzo che mi porge un fazzoletto. Ma quando è arrivato? Ma sopratutto, perchè mi vede?
Mi guardo intorno, cercando di capire con chi l'avesse, quando, ancora, mi offre, con un sorriso, il fazzoletto.

-Tu mi vedi?-, chiedo indicandomi con l'indice.

Il ragazzo annuisce e si stiracchia.
Dopo si alza e si dirige verso un gruppetto di ragazzi che stava passando di lì.

-Ma loro non vedono noi.-, dice agitando la mano davanti ad un paio di loro.

Un sospetto si insinua nella mia mente, mi alzo di scatto ed inizio ad indietreggiare lentamente.

-S-sei... u-un... mietitore? Mi porterai via adesso?-, chiedo con un pizzico di angoscia mista a paura.

Il ragazzo scuote la testa e io tiro un sospiro di sollievo, anche se ora come ora, infondo infondo, non me ne sarebbe fregato nulla di dover passare oltre, anzi forse è la cosa giusta da fare, dopotutto.

-Passavo da queste parti come di consueto per il mio giro di ronda e ti ho vista piangere, cosa è successo?-.

Non saprei proprio da dove cominciare, in breve gli racconto tutta la vicenda.

-Accidenti!-, esclama.

-Come hai fatto a capire che io sono un fantasma?-

-Non saprei, diaciamo che ci ho provato, ho visto una bella ragazza a cui serviva un fazzoletto ed eccoci qui.-

Sorrido ricambiando, il suo così genuino.

-Grazie.-, gli dico abbracciandolo.

Lui rimane immobile ed impacciato, capendo, però, che io avevo bisogno di quel contatto.
Restiamo così per un po' e dopo poco sento delle pacche sulle mie spalle. Quanto mi era mancato il contatto con un altro essere umano.

-Ti aiuterò piccoletta!-, sussurra per poi lasciarmi andare.
Stacca un volantino da un palo della luce vicino a noi e ne costruisce un aeroplanino, che lancia per farlo volare via.
Il ragazzo lo guarda soddisfatto, mi arruffa i capelli e mi saluta:

-Ci si vede piccoletta!-.

-Aspetta!-, lo richiamo.

Lui si volta e mi fissa.

-Hai appena detto che mi aiuterai... Come intendi farlo?-.

-Lascia fare me, un giorno mi ringrazierai!-, mi dice facendo l'occhiolino.

-Ci rivedremo?-

-Mmm... Un giorno, forse... Certo se non avessi per la testa quel Jaemoon... Ahio!-

-Jimin, si chiama Jimin-, ribadisco dopo avergli dato una piccola botta sul braccio.

Lui sorride ancora, l'ha fatto a posta, ne sono sicura. L'ha fatto per strapparmi un sorriso e ci è riuscito.
Mi saluta con la mano e come è arrivato è andato via.
Non gli ho chiesto neanche come si chiama... Ho notato che sul taschino del giubbotto di jeans aveva una specie di spilla con delle ali e delle iniziali, se non sbaglio "K.J.H.". Che sia un angelo?
Avrei voluto fargli tante domande e poi è la prima persona come me che incontro, sicuramente in giro ce ne saranno altre... Sono sempre stata preoccupata a stare appiccicata a Jimin che proprio non ci ho pensato e poi si è messo in mezzo anche quel mietitore, che sarebbe successo se mi avesse ritrovata?
Ritorno sotto casa di Jimin, ma di entrare non me la sento proprio.
Non mi va, però, neanche di stare al freddo tutta la notte, così decido di entrare almeno dentro il portone.
Ancora una volta mi sento sfinita, mi siedo su un gradino e poggiando la testa al muro, piano piano mi addormento.

La ragazza fantasma - Can I exist?       ||PJM FF||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora