Non persi tempo, mandai un messaggio ad Hoseok chiedendogli di non dire niente a Jimin e far lasciare alla reception dell'agenzia il mio nome come visitatrice. Sapevo che, fra tutti, lui era quello che si sarebbe preoccupato di più e mi è sembrato giusto fargli sapere che dopotutto stavo bene.
Poco dopo avevo parcheggiato la mia auto e avevo varcato l'ingresso degli uffici.
Mi recai trafelata allo studio di Jimin, più ci pensavo, più sentivo il bisogno di chiarire con lui, avevo certo paura della sua reazione al fatto che se avesse scelto di stare con me c'era la possibilità concreta che avrebbe dovuto rinunciare ad essere padre e io sapevo quanto desiderasse una famiglia tutta sua. Egoisticamente posso dire che non avrei voluto perderlo per nulla al mondo e che mi manca, mi manca come l'aria che respiro.Carica di emozioni busso un paio di volte, ma non ricevo risposta, provo allora ad abbassare la maniglia e la porta si apre, rivelando lo studio vuoto e semi buio. Non è qui...
Richiudo la porta e vado verso l'ascensore che è già occupato. Forse starà in sala prove...
Una musichetta mi informa che l'ascensore è arrivato, di fronte a me, le porte si aprono e all'interno c'era proprio Hoseok, subito lo assalgo per un abbraccio che ricambia sfoderando anche un sorriso sulle labbra.
-Sono contento che stai bene. Non si può dire lo stesso di Jimin, lui non è più lo stesso. Come al solito suo fa finta che va tutto bene, ma purtroppo lo conosciamo troppo bene, è distrutto.-
Le sue parole fanno male.
-Dov'è adesso?-
-Sta lavorando sul set con il fotografo alle foto del nuovo concept.-
Mi feci dare l'indirizzo e lo pregai di salutare gli altri, rassicurandolo che avrei sistemato tutto e che ci saremmo visti presto.
Raggiunta la mia destinazione, entrai nell'enorme capannone semi buio, infatti, le luci provenivano solo dal fondo dove era situato il set, probabilmente per dare migliore effetto al tutto.
Mi fermai a guardarlo semi nascosta, non volevo si distraesse, è la prima volta che lo vedo dal vivo all'opera per un photoshoot e devo ammetterlo è molto professionale, riesce a non far trapelare le proprie emozioni.
-Jimin, non ti stai impegnando molto, cerca di far brillare il tuo sguardo.-
-Mi scusi signor Song.-,dice con voce piatta e stanca.
Non volendo urtai qualcosa di metallico con il piede, catturando subito la sua attenzione.
-Ecco così! perfetto!-, stava dicendo il fotografo, finché anche lui si accorse di me.
Restammo a fissarci senza dire nulla per un tempo indefinito, poi io alzai la mano per salutare e sorrisi imbarazzata.
Mi dispiaceva davvero averlo disturbato sul lavoro.-Ok, immagino sia meglio finire qui per oggi, tanto è tardi e gli altri dello staff sono andati via. Puoi occuparti tu di chiudere?-
Jimin annuì e il signor Song si congedò.
-Ciao-, dissi appena rimasti soli.
-Ciao-, rispose lui avvicinandosi.
Improvvisamente mi si era azzerata la salivazione, più si avvicinava più rischiavo di morire. I suoi capelli, ora erano leggermente più corti di prima e di un colore argento che l'effetto bagnato facevano sembrare tendenti al grigio.
Era tutto vestito di bianco con sopra un giubbino in pelle nera. Al collo portava delle catene e le sue mani erano semi coperte da dei guanti anch'essi bianchi.
Sembrava essere venuto da un altro pianeta, la sua bellezza era sempre disarmante.Senza dire nulla lo abbracciai forte.
Non sentire subito le sue braccia che a loro volta avvolgevano il mio busto, mi fece male, ma non ebbi tempo di formulare l'intero pensiero che le sue braccia mi avvolsero e mi strinsero con pari forza.-Senti...-, dicemmo all'unisono sciogliendo l'abbraccio.
-Scusa...-,ancora in perfetto sincro strappando un sorriso ad entrambi.
-Mi dispiace avrei dovuto parlartene, non sto cercando di trovare delle scuse, ma non volevo farti preoccupare per qualcosa che ancora non c'era, abbiamo entrambi già passato tante cose.-
-Sì, appunto, insieme. Anche io, comunque ti devo delle scuse, ho detto una cosa bruttissima, non è stato uno sbaglio innamorarmi di te e avrei dovuto lasciarti la possibilità di spiegare, invece mi sono comportata da bambina. Anche se a mia discolpa posso dire che ero turbata dalla visita appena fatta...-
Mi guardò con occhi curiosi.
-A proposito, cosa ci facevi lì? E perchè non mi hai detto niente?-.
-Mi imbarazza un poco parlarne, ma ho avuto problemi con il ciclo e volevo capire...-
-Aspettiamo un bambino?-, disse con un'espressione così amorevole in viso, che mi fece male pensare che lo avrei deluso.
-No...-
-Bhè, allora possiamo provare ad averne uno ora-, disse poggiando le sue mani su i miei fianchi per attirarmi a sé.
-Chimchim, forse io non potrò darti mai un bambino, il dottore ha detto che l'assenza di ciclo potrebbe dipendere dall'incidente e dal lungo coma, mi dispiace, mi dispiace davvero e se vorrai lasciarmi lo capirò...-, parlare non mi era stato mai così difficile, come altrettanto difficile era pensare all'idea che lui non avrebbe più fatto parte della mia vita.
Poggiò la fronte contro la mia e strusciò il naso contro il mio.
-Hai detto "potrebbe", quindi non è una cosa sicura, se necessario faremo degli esami e ti porterò dai migliori dottori al mondo, non è proprio da te arrenderti così. E poi i bambini si possono anche adottare. Perché hai voluto affrontare tutto questo da sola? Avresti dovuto parlarmene ti avrei sostenuto e aiutata. Pabo, non ti lascerei mai per nulla al mondo!-
-Oh Chimchim!-
Portai le mie braccia attorno al suo collo e mi impossessai delle sue labbra.
Quando il bacio si fece più intenso e non ci bastava più, Jimin andò alla porta per chiuderla a chiave e poco dopo ci ritrovammo ad amarci nel camerino improvvisato sito in quel luogo.
STAI LEGGENDO
La ragazza fantasma - Can I exist? ||PJM FF||
FanfictionHo aperto gli occhi e mi sono trovata in un pronto soccorso di un ospedale, poi ho incontrato il suo sguardo e ho voluto solo seguirlo. Con il tempo mi sono innamorata di lui e ho desiderato con tutta l'anima che la mia condizione potesse cambiare...