CAPITOLO 21

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ZULEMA

Io e Saray sfrecciamo sull'autostrada con Harrison sui sedili posteriori "Ancora un paio chilometri e ci siamo" dice la mia amica.

Sono nervosa, tesa.

Ho un pessimo presentimento e non riesco a star tranquilla, nemmeno se concentro tutte le mie energie per calmarmi.

Penso al fatto che sono morti tutti quelli coinvolti, tutti quanti.

Questa storia ha terra bruciata intorno e ho il timore che potrebbe non finire bene.

Usciamo dall'autostrada e imbocchiamo una scorciatoia che porta al luogo indicato da questo viscido essere, che per altro non mi ispira alcuna fiducia "Strano posto un parco isolato per incontrare qualcuno" commento.

Lui mi parla con sufficienza, è della CIA, quindi il suo essere spropositamente arrogante fa parte del pacchetto "Come vi ho già detto, confesserò tutto alla figlia di Ferreiro ma senza registrazioni e da soli. Mi fido di questo luogo perché lo conosco, ecco perché l'ho scelto"

"Come mai questa voglia di parlare?" Gli chiedo sempre più scettica.

Lui sintetizza in due parole "Chiamiamola redenzione"

"I peccati non si possono espiare semplicemente confessandoli" commento io dando voce ai miei pensieri.

Lui però mi risponde "Forse ha ragione.. ma comunque la figlia di Ferreiro merita la verità sulla morte di suo padre"

Saray parcheggia sulla strada sterrata e spegne il motore "Siamo arrivati"

"Scenda" gli ordino.

Usciamo tutti e tre dall'auto, guardo Saray che mi capisce senza bisogno di usare le parole infatti dice "Controllo il perimetro" e inizia a camminare, allontanandosi da noi.

Guardo questo essere con sufficienza e disprezzo "Sarete soli, esattamente come richiesto" lui abbozza un sorriso orgoglioso ma ho intenzione di farglielo sparire all'istante "..ma mi sento in dovere di avvertirla che se succede qualcosa a Macarena avrà un problema con me per tutta la vita che sospetto sarà molto breve"

Lui mi osserva, gelido.

Poi il sorriso divertito spunta di nuovo "Il vostro Capo sa di voi due?"

Mi acciglio "Scusi?"

Lui fa spallucce "O sa di voi o mentite a voi stesse, in ogni caso il lavoro è più duro quando ci sono di mezzo i sentimenti"

Saray torna in tempo per non sentire la conversazione ma abbastanza in fretta da non obbligarmi a rispondere "Tutto libero, può andare"

Lo fisso negli occhi e, nonostante non mi piaccia doverlo fare, gli permetto di andare "Ha sentito la mia collega.. vada pure Harrison"

Lui con quel sorriso arrogante supera la prima siepe e si addentra nel parco.

Mi appoggio alla macchina con la testa che mi pulsa dalla quantità spropositata di pensieri.

Sentimenti.

Ci sono, ormai è sempre più difficile negarlo anche a me stessa.

"Che ti ha detto?" Mi chiede a bruciapelo la mia amica "Hai una faccia.."

"Niente che non sapessi già.." le rispondo sinceramente sapendo che questi sentimenti, ai quali non riesco ancora a dare un nome, sono un problema "Saray, tutto questo non mi piace per niente.." il mio stomaco sembra serrato in una morsa che stringe sempre di più, è solo una sensazione pungente "..siamo sordi e ciechi, lei non ha copertura ed è completamente sola in un luogo decisamente esposto troppo vasto per essere controllato"

Calibro 9Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora