Capitolo 66

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Voglio farmi perdonare per le assenze continue di questi mesi..

Vostra,

Nenne
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ZULEMA

Fisso il vuoto davanti a me mentre il ticchettio dell'orologio scandisce ogni secondo che passa a ritmo incessante.

Tic..tic..tic..

C'è un incredibile via vai di pazienti, medici e familiari, barelle e volontari delle ambulanze.

Un grande trambusto in generale.

Tutti si parlano sopra.

Gente che grida, che piange, che si lament e che discute.

Ma io sento soltanto l'orologio scorrere avanti, il tempo è tiranno eppure è l'unica cosa che ci tiene sospesi.

Tic..tic..tic..

Vedo girare la lunga linea nera lungo la parete bianca di quel orologio affisso al muro e mi chiedo per quanto tempo dovrò ancora restare in apnea prima di avere notizie.

Perché è così che mi sento: sott'acqua.

Non mi importa di niente, nemmeno degli sguardi dei curiosi insistere sui miei abiti sporchi del suo sangue ormai secco.

Lo trovo tutto surreale, incredibile, irreale. Non può davvero andare così eppure non sembra esserci via alternativa.

Ho smesso di piangere ma il dolore che provo mi sta uccidendo lentamente in un'agonia disumana.
L'ansia è cessata lasciando spazio al terrore di perderla per sempre.

Non posso vivere senza di lei.

"Dovresti darti una ripulita"

Una voce familiare.
Alzo lo sguardo e Saray mi sta osservando.

"Ti ho portato un cambio"

Mi porge un sacchetto con dentro dei vestiti puliti.

"Il bagno è in fondo al corridoio.."

"Non ho bisogno di darmi una ripulita, grazie" tuono senza nemmeno afferrare il sacchetto.

Ho paura che se lasciassi questo mettono quadrato di spazio il mio mondo crollerebbe.

È stupido ma non voglio spostarmi di qui.

Voglio esserci quando il chirurgo verrà a darci notizie.

".. Zulema.. ci vorrà ancora un'ora almeno.. e tu hai davvero bisogno di prendere una boccata d'aria" mi consiglia pazientemente.

So che ha ragione.

"Non mi muovo finché lei non sarà fuori pericolo" controbatto decisa. Ha bisogno di me adesso più che mai.

"..ci vorrà solo qualche minuto.. se vuoi io rimango qui e ti chiamo nel caso uscisse prima il medico ma ti prego.. almeno cambiati.." insiste riporgendomi il cambio che questa volta afferro "Li ho presi dal tuo armadietto in palestra"

"Grazie"

Entro in bagno e chiudo la porta.

Mi serve qualche istante prima di trovare il coraggio di specchiarmi.

Sembro appena uscita da un film horror.

Non mi ero resa conto di essere così tanto sporca.

Anche la pelle.
Le mie mani.
Il mio viso.

Apro il rubinetto e lavo via sfregando la pelle energicamente, non mi interessa se diventa rossa, voglio pulire ogni goccia secca.

Prendo del sapore e continuo a fregare anche con le unghie lasciandomi segni evidenti.

Calibro 9Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora