La vita non mi ha dato molte ragioni per essere buona e, ad ogni colpo, sentivo la mia anima farsi sempre più oscura finché ho cancellato ogni barlume di sentimento.
Per questo sono sempre stata brava nel mio lavoro.
Senza sentimento non c'è rimorso, senso di colpa, empatia.
Era più facile portare a termine una missione dal momento che non mi è mai importato niente e di nessuno al di fuori di me stessa..
..Fino ad ora.
È arrivata Lei.
Come una stella cadente ha illuminato la notte più nera e mi ha resa una persona migliore.Lei.. un concentrato di luce pura, amore incondizionato e intuito acuto. Energia pura.
È stata in grado di riaccendere l'umanità che credevo ormai persa dentro di me e mi ha amata nonostante tutti gli ostacoli e le avversità poste sul nostro cammino.
Ha riportato la luce nella mia vita e la amo per questo, per avermi dato la speranza che ci sia qualcosa di meglio di sangue e pallottole, qualcosa per cui vale la pena vivere.
E ora me l'hanno portata via.
Accarezzo il suo viso e mi rendo conto che farei qualsiasi cosa per potermi perdere di nuovo nel suo sguardo.
Mi manca come l'aria che respiro.
Mi manca sentire il suono vivace della sua risata.
Mi manca vederla lavorare.La rivoglio con me.
Appoggio la fronte contro la sua e riesco a malapena a respirare in sincronia con lei "Lotta Biondina.. è la cosa che ti riesce meglio.." chiudo gli occhi lasciando che il calore della sua pelle a contatto con la mia mi dia un minimo di sollievo "Lo so che fa male.. lo so che è difficile e sei arrivata al punto di chiederti se ne vale ancora la pena.. sarebbe più facile lasciarti andare ma non posso.. non posso permetterti di andare via perché se muori, di me non resta più nulla, capisci? Quindi.. per favore.. un ultima missione Agente Ferreiro.. torna da me" appoggio le labbra sulla sua fronte e prolungo quel contatto in un innocente bacio pieno d'amore. Deve sapere che la amo più di quanto avrei mai potuto immaginare di amare qualcuno "Torno presto, amore mio.. mi devo prima occupare di un cosa" le sussurro prima di uscire dallo stanza.
Saray mi aspetta in corridoio "Che si fa adesso?"
"Non so.. una partita a Scarabeo?" Propongo ironica.
"Zulema.." mi rimprovera.
"Devo fare visita a Castro" rispondo monocorde.
Noto con la coda dell'occhio che si irrigidisce "Che hai intenzione di fare?" Chiede senza che io risponda. Lei mi afferra per un braccio costringendomi a guardarla in faccia "Non fare cose di cui potresti pentirti"
"Proprio tu vieni a farmi la morale? Dovresti essere la prima d'accordo con me" Punto gli occhi nei suoi, determinata e cattiva come mai prima d'ora "Un uomo di Castro ha uccido Riccia"
"Quel figlio di puttana è già morto" mi ricorda, proprio lei lo ha spedito aññ creatore.
"Il mio invece sta ancora giocando con i suoi burattini seduto comodo in una brandina.. è arrivato a Maca.." mi si blocca la voce in gola per una frazione di secondo "Deve morire, Saray"
"E che mi dici della tua carriera?" Mi chiede lei "Ammazzare un detenuto è omicidio.. hai intenzione di finire dentro?"
Sorrido amara e rassegnata "Guardami, Saray.. ti sembra che il mio lavoro mi importi in questo momento? No. Tutto ciò che voglio è assicurarmi che lui non finisca quello che ha iniziato" faccio un passo verso di lei e divento più minacciosa "Se vuoi aiutarmi, sei la benvenuta.. se invece non è così, fatti da parte e non osare ostacolarmi.. non ci provare, Gitana, ti è chiaro? Scegli da che parte stare"
E detto ciò, esco dall'ospedale lasciandola li.
L'oscurità è buio, assenza di luce, il che per noi umani equivale sostanzialmente alla privazione della vista. Così fin dai primordi, i nostri antenati scoprirono loro malgrado che nelle tenebre si celava il pericolo, la minaccia: improvvisamente l'uomo non era poi così forte come sembrava durante il resto del giorno.
Eppure io non mi sono mai sentita vulnerabile avvolta nelle tenebre.
Al contrario, trovo molta più familiarità nel buio che nella luce.
I sentimenti dell'uomo in assenza di luce sono stati fonte di metafore nell'ambito della letteratura e di simbolismo nell'arte, viene abbinata al male.
Ciò credo faccia di me una persona che conosce molto più le sfumature del male che del bene.
Seduta nella penombra di questa spoglia stanza degli interrogatori punto la porta chiusa proprio davanti a me in attesa che si apra.
Sono un concentrato di rabbia e freddezza, un solido iceberg ma tempo stesso un incendio ormai uscito dal controllo. Una mina vagante.
Sono tornata quella di un tempo, unas versione nettamente peggiore se fosse possibile.
Non ho idea di quello che accadrà qui dentro ma so che Castro non ha posso di sopravvivere incolume a quello che ha fatto.
Con mio grande piacere la porta si apre, viene scortato dentro in manette da due agenti che lo lasciano lì prima di uscire e chiudere la porta alle loro spalle.
Solidarietà fra colleghi.
Tocchi uno dei nostri ed è come se toccassi l'intero corpo militare.Spengono la videocamera, noto la spia rossa spegnersi di colpo.
Raul non mi ha ancora vista nascosta nell'ombra e inizia a guardarsi intorno finché non punta lo sguardo nel mio "Con chi ho il piacere di parlare?" Mi chiede freddamente.
Sorrido appena, un sorriso che ricorda molto di più un ghigno "Siediti Raul.. dobbiamo parlare"
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Calibro 9
FanfictionMacarena e la sua squadra della L.A.P.D. devono affrontare una nuova minaccia. Intrighi, cambiamenti e ostacoli si porranno sul cammino che giungeranno ad una semplice conclusione: L'uomo organizza, la vita sceglie. ____________________________ ECCO...