CAPITOLO 56

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La vita ci sorprende.

È una cosa che ho imparato ormai.

Non puoi pianificare nulla e la verità è che quando pensi di aver capito come funziona il gioco, lei rimescola le carte e cambia le regole.

Ti dà.
E quello che ti dà, alla fine ti toglie.

Come se volesse metterti alla prova.

Quanti colpi duri può infliggerti prima di farti cadere?

Tanti. Troppi.

Ed è quando sei al tappeto che capisci che le carte potrebbero nuovamente essere mischiate.

Come per cambiare il corso degli eventi e darti quella spinta necessaria per rialzarti ancora solamente per ricolpirti ancora e così via fino allo sfinimento.

Metaforicamente parlando, dopo l'Afghanistan, mi sento al tappeto.
Sono a terra. Il viso gonfio e tumefatto dalle botte. Il sangue ormai incrostato sul viso si mescola con il sudore.

Ho paura.
Sono arrabbiata.
Sono ferita.

Eppure ho ancora quello sguardo determinato di una che vuole rialzarsi ancora solamente per vedere come cazzo andrà a finire questa storia.

Voglio vedere le nuove carte, scoprire il nuovo gioco, voglio capire quanto posso resistere ancora.

Perché un libro ha un capitolo conclusivo ed io voglio leggere ogni dannata parola finché un punto fermo alla fine di un rigo non chiuderà la mia storia.

Ho passato le ultime tre ore a leggere e rileggere l'enorme faldone di informazioni raccolte e ho stilato nella mia testa un gigantesco albero genealogico con tutti i dati di ogni singolo membro di questa nuova missione. Una vera e propria rete di informazioni dettagliate è scolpita della mia testa.

Rigiro la penna nella mia mano destra mentre ripasso le pagine più volte.

"A che punto sei?" La sua voce interrompe i miei pensieri a metà.

Non la guardo.
So chi è perché ne ho riconosciuto il timbro vocale e nella mia testa posso anche immaginare lo sguardo enigmatico sul suo viso.

È preoccupata.
Non mi serve assolutamente guardarla per saperlo.

"Andrà bene" rispondo con sufficienza, sono tesa ma mi capita sempre prima di una missione importante. Ma il suo stato d'animo non aiuta.

"Ho chiesto di mandarmi come agente di servizio sul posto.. verrai aggiornata ma sappi che interverremo nell'istante in cui tu avrai bisogno" il suo tono rigido e duro è leggermente incrinato dall'emozione. Chissà quante cose vorrebbe dirmi al posto di questo ma sceglie saggiamente di non dire nemmeno una parola che possa risultare in qualche modo compromettente.

Annuisco senza alzare lo sguardo dal foglio "Mi servirà mandarvi un messaggio di fumo perché a quanto leggo qui.. lui conosce perfettamente i nostri protocolli e i controlli sono rigidissimi.. sono escluse armi, auricolari e microspie" solo adesso alzo lo sguardo e lo incateno al suo "Ergo: entrerò alla cieca e disarmata"

La sua mascella si irrigidisce, mutando il suo viso in una smorfia di nervoso che ne cambia la fisionomia.

Mi è perfettamente chiaro che non le piace affatto questo piano.

"Troveremo il modo di farti avere tutto l'occorrente" non ha dubbi al riguardo e, da come me lo dice, fa in modo che nemmeno io li abbia.

La guardo.
Dritta negli occhi tanto che potremmo fonderli insieme.

Credo che sia bellissima e mi sembra assurdo il fatto che sia proprio lì, più di ogni altra cosa vorrei toccarla ma so che devo restare qui, con il culo ben incollato su questa sedia, perché non è ancora il momento per noi.

Calibro 9Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora