YOLANDI ~ SOUKOKU

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Canzone di: Skioffi
Fonte dell'immagine: Pinterest

ATTENZIONE: CI SARANNO SCENE 🔞, VIOLENZA ANCHE SESSUALE E MOLTE SCENE FORTI, SE SIETE SENSIBILI NON LEGGETE

C'è una bambola di porcellana con cui parlo se penso di farmi

- Chuya, forse sarebbe meglio smettere di bere- mormorò Koyo.

Chuya poggiò con forza il bicchiere sul bancone.

- Devo andare- affermò, alzandosi.

- Chuya, non eri venuto per parlare? Hai detto che temevi... Che Dazai fosse ricaduto nel giro della droga. Stai bene?-.

Chuya serrò le labbra.

- Lo so gestire. Ci vediamo- dichiarò, uscendo dal locale; non fece neanche in tempo a dirigersi verso casa che venne richiamato da una voce familiare.

- Quindi avevo ragione, sei qui-.

Si voltò, e vide Dazai andare verso di lui. Lo osservò per un attimo: non sembrava drogato... Le bende che gli riempivano il corpo rendevano difficile esserne sicuri, ma i suoi occhi parevano normali.

- Stavo per tornare, mi avevi detto che saresti uscito no?- commentò Chuya.

- Non preoccuparti Chuya, non ho preso la droga- Osamu si avvicinò a lui.

Ma la droga non mi vuole ed io non voglio lei, soltanto per accontentarmi

- Sai bene che non mi soddisfa quanto te- sussurró, stuzzicando il suo collo con la lingua.

Perché accontarsi della droga, di dover iniettare qualcosa di estraneo nel suo corpo, qualcosa che in caso di assenza gli avrebbe procurato il dolore che tanto odiava... Quando, per stare meglio, per dimenticarsi di quel mondo, aveva a disposizione un ragazzo che avrebbe sempre tenuto con lui, in grado di fottergli il cervello meglio della droga, e fargli sfogare tutto il suo dolore?

Quando il sole cala, sfogo le mie voglie su una piccola Yolandi

- Andiamo a casa, Chuya- Osamu tirò fuori qualcosa dalla tasca: era un guinzaglio.

Il rosso rimase immobile mentre il castano lo attaccava al suo choker, per poi iniziare a camminare.

Chuya deglutì appena, per quanto glielo permettesse il choker, che stringeva leggermente il suo collo; sapeva bene cosa sarebbe successo una volta arrivati a casa.

Dazai un quel periodo aveva sempre più bisogno di sfogarsi, concentrarsi su qualcosa e dimenticarsi tutto il resto. E lui era la sua principale fonte di sfogo.

Il castano aprì la porta della casa in cui si erano trasferiti anni prima: una casa piuttosto grande, ma Chuya sapeva bene che Dazai da ragazzo non si era lasciato sfuggire anche metodi illegali per fare soldi, per cui non si stupiva che avesse potuto comprarla.

Tolsero le scarpe e Chuya fece per dirigersi verso la camera da letto, quando si sentì strattonare verso un'altra parte della casa.

Non oppose resistenza mentre Dazai attraversava tutta la casa per portarlo in una stanza che conoscevano solo loro.

Una stanza che a Chuya metteva i brividi: tutto ciò che c'era lì dentro somigliava a uno strumento di tortura, dalla sedia con i lacci sui braccioli e sulle gambe, a tutte le fruste, i coltelli e le armi appesi alle pareti e appoggiate sui tavoli.

SONG FOR 2DDove le storie prendono vita. Scoprilo ora