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THANATOS


Quattro maledetti giorni.

Novantasei dannatissime ore.

Questo era il tempo in cui ero riuscito a evitare Ecate, non era stato minimamente facile, soprattutto quando potevo sentire le risate della Dea provenire dal soggiorno mentre se ne stava felice in compagnia di quei dannati lupi e gli altri Dei.

Nelle notti avevo dovuto fare uno sforzo ancora maggiore, saperla di sopra nel letto, magari con indosso quei pezzettini di stoffa inesistenti spacciati per biancheria, era stata una tortura. Per non parlare della vicinanza alla stanza del cane.

Al solo pensarci strinsi i pugni con la voglia di abbatterli sulla faccia di Alex.

Respira.

Respira.

Dannazione! ero stanco anche di quella cazzata della respirazione.

Cercai di indirizzare le mie frustrazioni su qualcosa, o meglio qualcuno con cui avrei potuto sfogarmi.

Uscii dalla mia stanza e seguii le risate verso il soggiorno.

Arrivato trovai i divani completamente occupati. Le uniche due poltroncine erano occupate da Ecate e Alex, le avevano avvicinate in modo da essere ancora più vicini, in mano tenevano delle birre bevute a metà e come una brutta replica della nostra prima giornata passata in quel posto sul pavimento vi erano disseminate una quantità imbarazzante di bottiglie vuote.

Strinsi nuovamente i pugni quando vidi il cane avvicinarsi alla Dea per dirle qualcosa all'orecchio, lei subito dopo rise di gusto alzando la bottiglia nella sua direzione. Gli occhi del lupo sembravano seguire ogni minimo movimento della Dea.

Non uccidere il lupo.

Non uccidere quel maledetto il lupo...

Il più grosso dei cuccioli sedeva per terra con la schiena appoggiata al tavolino, la bionda si era sistemata in braccio a Ty e l'ultimo aveva recuperato uno sgabello dalla cucina. Di Artemide e Atena nessuna traccia, la prima se ne era andata due giorni prima perché non sopportava più il Dio della Guerra, un pensiero piuttosto comprensibile, mentre Atena se ne era andata subito dopo il concilio.

Non ero sceso solo per masochismo, avevo un disperato bisogno di sfogarmi.

Ed eccolo!

In mezzo al divano con le braccia conserte dietro la testa, seduto comodamente a metà divano, con le mani di Ceto sospettosamente vicine al suo cavallo, c'era chi stavo cercando.

Il bastardo di Ares sembrava così rilassato e soddisfatto.

I presenti si zittirono quando feci il mio ingresso in soggiorno.

"Ahhhh finalmente, la Morte ci degna della sua presenza!" Ignorai le parole della Dea, non ero molto in vena quella sera. Passai il cimitero di bottiglie fino ad arrivare al Dio della Guerra.

Inarcai un sopracciglio, il bastardo aveva un'espressione di chi non aveva iun cazzo di problema al mondo, gli occhi dischiusi mi facevano venir voglia di prenderlo a pugni su quel sorrisetto strafottente che sembrava sfoggiare. Lo agguantai dalla felpa e lo tirai su senza troppe cerimonie.

"Ma che cazzo...!" il Dio iniziò a divincolarsi nella mia presa, senza aggiungere giustificazioni per il mio gesto me lo caricai in spalla.

Quanto cazzo pesava quel bastardo.

Ero abituato al peso inesistente della Dea non a quello di un sacco pieno di anabolizzanti.

Avevo passato la maggior parte del mio tempo nella grossa palestra al piano inferiore, avevo rotto tutti i sacchi da boxe presenti e avevo bisogno di rimpiazzarli, il Dio della Guerra avrebbe fatto proprio al caso mio.

La Strega e La MorteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora