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THANATOS


Guardai il contachilometri della Range Rover di Dioniso per l'ennesima volta, stavo spingendo quella bestia mangia carburante a duecento chilometri orari.

Avevamo superato da poco il confine canadese e le strade erano quasi impraticabili, nella notte era nevicato parecchio da quelle parti e nonostante il sale alla macchina sarebbe servito un non nulla per sbandare e uscire di strada, ma non mi importava.

Strinsi il volante fin quando le nocche non divennero bianche al ricordo di quanto era successo nella camera d'hotel. Con quel bacio bollente avevo creduto di poter avere qualche speranza, volevo farle ricordare com'era tra noi... e dannazione l'eccitazione provata era stata incredibile, il mio sangue divino era schizzato via dal mio cervello più velocemente di quanto mi fossi aspettato defluendo verso il basso.

Non volevo che i sentimenti intralciassero il nostro rapporto, ne volevo riaffiorassero i miei dal buco nero in cui li avevo spinti nella mia mente, ma dannazione a me se mi fossi fatto sfuggire l'opportunità di vederla nuda e tremante tra le mie braccia.

Guardai Ecate seduta comodamente sul sedile del passeggero, non ci eravamo più parlati da allora, lei fissava con sguardo perso il paesaggio.

Chissà se stava ripensando al nostro bacio rivivendolo in loop come stavo facendo io?

Strinsi ancora più il volante, tra pochissimo lo avrei strappato dal suo posto se non mi fossi calmato, ma come potevo riuscirci dopo la nostra conversazione.

Se fossi stato un mortale in questo momento avrei avuto le palle blu, l'erezione pulsava ancora nei pantaloni insoddisfatta.

Lei aveva interrotto il bacio quando io le avevo sfilato l'accappatoio, quell'ammasso di spugna morbida era scivolato sul pavimento con un singolo gesto mostrando l'invitante carne sottostante.

Il mio corpo aveva tremato a quella vista paradisiaca, non potevo credere di star guardando il suo vero aspetto e per un attimo mi ero sentito così fortunato.

Una volta interrotto il bacio per valutare da quale parte iniziare a lavorare sul suo corpo lei mi aveva spintonato urlando una sola parola: 'no'.

Senza riuscire a mettere insieme un discorso sensato si era voltata e mi aveva sbattuto la porta della camera chiudendosela dietro.

Un chiaro avvertimento.

Sarebbe stato così facile per me fare a pezzi quella barriera, ma qualcosa mi aveva dissuaso dai miei propositi.

Camminavo su un baratro da cui era meglio stare lontano.

Le informazioni erano state così tante, persino io mi sentivo soffocare, dovevamo prenderci il nostro tempo per riflettere.

Allora perché non riesco a pensare a niente che non sia fermare la macchina e scoparla sul cofano dell'auto?

La volevo, volevo il suo abbandono e sì forse persino il suo cuore, ma dopo aver chiuso per così tanto tempo il mio non riuscivo a lasciarmi andare. Una vocina dentro di me mi sussurrava malevola che una volta mi fossi riaperto a quella possibilità lei avrebbe cambiato idea distruggendomi nuovamente.

Gli Dei si fottessero se questo fosse successo sarei di certo impazzito.

Il silenzio nell'abitacolo era insopportabile, non ero mai riuscito a farla stare zitta per più di qualche minuto pregando chiunque per farla tacere e invece, ora, mi dava solo sui nervi.

La guardai per l'ennesima volta e feci un errore madornale, la maglietta aderente a maniche lunghe e a collo alto metteva in risalto un po' troppo il suo seno, i pantaloni aderenti di pelle infilati negli stivali erano un'immagine ancora più erotica e i suoi capelli sciolti lucidi richiamavano la mia attenzione come una falena attratta dalla luce.

La Strega e La MorteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora