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THANATOS


Un mese dopo, Olimpo.


"Ho un compito per te." La voce della Regina dell'Olimpo era soave, come una carezza, anche se su di me aveva l'effetto contrario di quello che supposi sperasse.

Sbuffai, togliendo la spalla dal muro così da raggiungere il davanti dell'imponente trono dorato. "Che cosa devo andare a prenderti questa volta? Altri capi dalla lavanderia, riparazione del wi-fi o finalmente hai deciso di usarmi per qualcosa di un po' più consono alla mia posizione?" Le chiesi risentito.

Era passato, ormai, un mese da quando avevo accettato quell'accordo e non avrei mai pensato di passare i prossimi mille anni a volare qua e là per delle semplici commissioni, anche se quella era la parte meno difficile da sopportare, ma se ne avessi parlato o mi fossi lamentato ero sicuro avrebbe vinto lei. Nonostante, il mio malcontento per quella situazione lo avrei rifatto.

Per lei.

"Come sei spiritoso, io ti ho offerto un compito più consono, ma hai rifiutato." La Dea accompagnò le sue parole con un sorriso accattivante.

Purtroppo per lei quegli sforzi erano tutti sprecati.

Alzai gli occhi al cielo, sbuffando più sonoramente di quanto avessi fatto in precedenza. "Non ti scoperò." Affermai con assoluta certezza.

"Forse non ancora, ma ti assicuro che prima della fine del tuo servizio lo farai." Mi disse infine lei, un sorriso crudele le invase il viso. Sembrava una minaccia, la fissai con odio, perché ero sicuro che in qualche modo sarebbe stato il mio destino. Un brivido mi attraversò le spalle, irrigidendo i miei muscoli, cercai di concentrarmi su altro, tra le mani continuava a far girare un bigliettino bianco bordato d'argento, la pergamena era di pregevole fattura.

Senza farle cogliere nessun segno di debolezza risi delle sue parole, come a volerle sminuire. "Ho i miei dubbi." Le dissi senza cogliere la sua provocazione, non le avrei chiesto cos'era quel biglietto, in realtà non mi interessava granché.

In quel momento, avevo solo voglia di rinchiudermi nell'alloggio che mi aveva assegnato una volta arrivato nell'Olimpo e magari sbattere un po' la testa contro il muro, tutto era preferibile alla sua compagnia.

Lo sguardo della Dea si fece risentito. "Potrei obbligarti." Asserì poco dopo, la sua voce era stata affilata come una spada.

Sbuffai per la terza volta, sostenni il suo sguardo avvicinandomi a passi lenti verso il suo trono, salii quei pochi scalini con la stessa freddezza di un assassino. "Provaci." La provocai, appoggiando le mie mani ai braccioli.

Anche la mia voleva essere una minaccia.

Ci fissammo per qualche minuto finché i tratti del suo viso si addolcirono, ma non commisi l'errore di scambiare quel gesto come una tregua, mi staccai dal trono in modo da guardarla dall'alto al basso, facendo trasparire tutto il disgusto che provavo.

La Dea si alzò dal trono, lo sguardo furioso, dovette alzare la testa per potermi osservare, senza dar segno di timore mi diede uno schiaffo.

Non feci nulla per impedirlo, anche perché la Dea non era mai stata particolarmente potente in quanto a forza fisica.

Fu più una carezza.

Le sorrisi come a voler comunicare esattamente quel pensiero "Sei sotto il mio servizio ed esigo rispetto, altre scene di insubordinazione non saranno tollerate." Mi ordinò, ormai la collera era scemata e un sorriso smagliante fece capolinea sul suo viso.

La Strega e La MorteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora