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ECATE


Mi buttai sul letto, era enorme e le lenzuola avevano un buon profumo di pulito. L'accappatoio mi avvolgeva come se fossi stata circondata da una nuvola, i capelli ancora bagnati dalla doccia di pochi minuti prima si stavano asciugando velocemente nel tepore dell'ambiente.

Avevo trovato quella struttura chiedendo al taxista di portarmi nell'hotel più bello e costoso e così era stato, per gentile non concessione delle carte di credito di Thanatos avevo potuto pagare senza problemi.

Un sorriso si allargò sul mio viso mentre mi stiracchiavo.

Quella piccola concessione sarebbe stata una parte del risarcimento morale dovuto dal Dio.

Guardai il grosso schermo nero, non ero mai stata interessata alla televisione e Than non mi aveva mai restituito il cellulare, in definitiva mi stavo annoiando. Dopo vari tentativi riuscii ad accenderla e anche a capirne il funzionamento, ma il letto era così comodo e il suo richiamo era invitante, così in pochi secondi mi assopii.

Qualche ora dopo mi stiracchiai svegliandomi perfettamente riposata da un sonno senza sogni in una stanza illuminata dal sole del tardo pomeriggio.

"Buongiorno." La voce profonda e fredda di Thanatos non mi sorprese più di tanto. A Aprii gli occhi e lo trovai seduto su una poltrona nell'angolo della stanza, questa era girata verso il letto anche se avrei potuto giurare non fosse così prima del mio sonnellino.

I capelli gli ricadevano sulla fronte ed erano arruffati più del solito, le ali lucide non erano rigidamente contratte dietro la schiena ma aperte in stato di riposo, la mancanza della maglietta mi fece arricciare le dita dei piedi per la splendida vista del suo torace scolpito. Era inclinato in avanti tanto da appoggiare gli avambracci sulle cosce, i muscoli delle braccia contratti sembravano più gonfi, incontrai il suo sguardo... e per tutti gli Dei se quegli occhi grigi avessero potuto uccidere si sarebbero consumate stragi in tutto il mondo in suo nome.

La cosa mi indispettì, possibile fossi tanto stupida da volerlo dopo tutto?

A quanto pareva la risposta era affermativa.

Mi sollevai dal letto con tutta calma, i miei piedi sulla moquette non producevano alcun rumore, mi diressi verso il soggiorno cercando di ignorarlo anche se percepivo la sua imponente presenza seguirmi.

Ignoralo.

Mi sedetti sul divano nella stanza adiacente e dal tavolino presi un'arancia dal cesto di frutta di cortesia lasciato lì.

Lui si sistemò comodamente al mio fianco.

Ignoralo.

"Dobbiamo parlare." Costrinsi me stessa a non voltarmi come se in qualche modo quell'atteggiamento avrebbe potuto mandarlo via. Invece, mi concentrai sul frutto nelle mie mani e un delizioso profumo agrumato mitigò quello del Dio della Morte per mia fortuna.

Averlo lì era già abbastanza dura in più non avevo ancora valutato come comportarmi per quanto ci eravamo detti la sera prima.

"Ecate non fare la bambina e guardami." Una mano mi strattonò il braccio, mi girai quel tanto da fulminarlo con lo sguardo, lui la tolse subito.

Mi ero proprio stancata di essere toccata senza il mio consenso, tornai alla mia arancia e iniziai a mangiarla con calma.

"Se non vuoi parlare almeno mi ascolterai." Sorpresa dalla sua velocità in pochissimo mi ritrovai a guardare il suo viso, si era alzato e aveva appoggiato le mani allo schienale, mi aveva ingabbiata costringendomi in una posizione vulnerabile, non mi stava toccando ma la sensazione era la medesima.

La Strega e La MorteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora