ECATE
La grotta era buia e umida, nessuna traccia di quel vento caloroso che mi aveva spinto ad entrare. La tensione era insopportabile, ma continuai a ripetermi il perché fossi venuta lì, i miei piedi continuarono ad avanzare senza più alcuna esitazione.
Dopo qualche minuto in lontananza scorsi una flebile luce calda, entrai nello spazio allargato della grotta, le luci, anche se flebili, mi permettevano nuovamente una visione più chiara. Inarcai un sopracciglio: le pareti di pietra grezza erano tappezzate di poster di band, in sottofondo una lieve musica metal mi fece inarcare anche l'altro sopracciglio, i divani in vinile rosso, la televisione accesa su un canale sportivo, le risate e le imprecazioni mentre quelle tre vecchiacce lanciavano popcorn verso lo schermo quando, supposi, la squadra avversaria segnò, la cucina moderna era ricolma di stoviglie sporche, infine, eccole lì, con le loro vestaglie sgargianti aperte e bacinelle per il massaggio ai piedi.
Ma che cazzo...?!
"A giudicare dall'arredamento direi che la solennità di questo luogo è andata a farsi benedire almeno mezzo secolo fa." La mia voce aveva assunto un tono divertito.
Le Parche si voltarono si scatto, come prese alla sprovvista, avevano la pelle grigia, come me le ricordavo, esili esseri sotto sembianze femminili, la cavità dei loro occhi erano buchi scuri come pozzi senza fondo. "Pensavamo ti fossi arresa alla parete." Mi disse Cloto, deridendomi.
In risposta le feci un sorriso felino. "Non mi spiace affatto dovervi deludere." Mi mossi verso di loro, senza chiedere loro il permesso, recuperai un pacchetto di patatine dal bancone della vecchia cucina e mi sedetti su uno sgabello.
Le tre erano simili tra loro, ma con qualche caratteristica distinguibile: Cloto era la più alta, le mani rugose e gli occhi a mandorla, dovetti ammettere, essere anche la più gradevole delle tre, aveva il compito di tessere il filo della vita di ogni creatura; Lachesi era più minuta, la pelle aveva un colorito tra il grigio e il giallo, le unghie lunghe la era la perfetta rappresentazione di come venivano descritte le streghe nel medioevo, ella aveva il compito di dispensare i destini; l'ultima, Atropo era anch'ella di bassa statura e anche l'unica ad avere una parvenza di capigliatura, se così si potevano chiamare quei quattro peli sulla testa altrimenti pelata, lei era incaricata di tagliere il filo della vita.
"Quanta arroganza per una bambina come te." Sbuffò Lachesi, io dal canto mio alzai gli occhi al cielo, nessuno mi avrebbe definita in quel modo se non loro. Le loro cavità oculari vuote mi scrutarono fin nel l'anima, portandosi con sé il peso dei millenni sulle loro spalle.
"Dunque vi state divertendo qui?" Chiesi loro, fissando ancora l'ambiente circostante.
Come diamine si erano procurate tutto quel ciarpame?!
Come se mi avessero letto nel pensiero mi rispose Atropo. "Quel giovanotto di Ade è sempre stato generoso con noi a differenza di molti altri, sempre così cortese ed educato." Le altre due annuirono con veemenza alle sue parole.
Sogghignai al sentire l'appellativo usato per definire il Dio dei Morti.
Senza commentare ulteriormente, cercai di arrivare al punto focale della mia venuta. "Sono qui per farvi delle domande." Dissi loro, le tre alle mie parole non erano sorprese, dopotutto perché mi sarei dovuta aspettare il contrario.
"Non pensavamo di certo fosse una visita di cortesia la tua. Cosa ci hai portato in dono per il favore della nostra conoscenza?" Sapevo che avrei dovuto portare un obolo per il loro tempo e così avevo fatto.
Quelle tre avide stronzette. "Ade mi ha dato qualche consiglio in tal proposito e ora dopo aver visto la vostra tana sono contenta di averlo ascoltato." Accompagnai le mie parole con un sorriso.
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La Strega e La Morte
FantasySpin-off de "Il Dio dei Morti con gli occhi di ghiaccio" e "La Primavera e il Cacciatore". Ora che finalmente Ade ha ritrovato il suo amore e possono essere felici cosa ne sarà del Dio della Morte e del suo di amore per Ecate, Dea della Magia? Dopo...