THANATOS
Tre ore prima del galà, Olimpo.
Per tutto il fottutissimo Olimpo se faceva male, ogni parte di me prese a pulsare quando una ninfa mi spinse a forza un liquido nella gola, quella dannata cosa bruciava come il fuoco infernale, cercai di resistere, impedendomi di bere quel dannato intruglio. Se avessi potuto rovinare i piani di quella stronza per quella sera, lo avrei fatto, ma lì su quel dannato pavimento, non ero padrone nemmeno del mio corpo e dopo sei giorni in cui non avevo toccato cibo, né acqua, né avevo avuto cure, dove l'unica cosa avessi imparato a conoscere era il dolore di essere massacrato, dove l'unica pausa ricevuta era stata giusto il tempo di ripresa del Dio della Guerra dopo che si era rotto entrambe le mani a furia di pugni, così capitolai e bevvi disperatamente.
Un altro dolore di diverso tipo si unii alla mischia, le ossa si rinsaldarono ad una velocità spropositata, le arterie ripresero a funzionare e il cuore a pompare, i rumori raccapriccianti della mia struttura ossea mi fecero rabbrividire ad ogni schiocco.
Non fui fiero di me stesso, urlai così forte da farmi male alla gola appena guarita.
Quella puttana doveva essere fiera di sé stessa, non mi ero piegato a lei, ma era riuscita comunque a spezzarmi.
Più di un'ora dopo, quando finalmente anche gli occhi cavati quattro giorni prima, mi furono ricresciuti, potei vedere di nuovo, la luce era troppo forte per le mie cornee, mi posai sopra un braccio per proteggerli, con un gemito mi misi su un fianco, il pavimento fresco riusciva regalarmi, anche se minimo, del sollievo.
Rotolai in modo da porter punteggiare le mani sul marmo, nonostante i muscoli stessero protestando animatamente, mi sollevai. Le ginocchia stridettero e una volta abituato alla luce i miei occhi poterono vedere la stanza del trono, per metà era rossa, il bianco candido del pavimento era stato ricoperto da uno strato di sangue rappreso. Non era tutto mio, il Dio della Guerra ne aveva perso parecchio, se avessi creduto potesse avere una coscienza, avrei detto che fosse stata una sorta di autopunizione.
Presi diversi sospiri prima di provare ad alzarmi, non andò bene, ricaddi pesantemente a terra.
Va bene, respira, respira...
"Spero che questa ti sia servita come lezione?" La voce di Era si propagò nella sala, era rimasta lì per tutto il tempo, probabilmente aveva goduto di quello spettacolo, mi aveva usato come monito contro chiunque fosse venuto a chiederle udienza, non avevo molti ricordi, ma mi era parso ci fosse stato persino Apollo tra di loro.
Sorrisi amaramente, per fortuna la Dea non poteva vedermi chinato su me stesso com'ero. "Non so se te l'ho detto, ma non sono mai stato bravo nell'apprendere. Ade ci ha provato, ma sembra io abbia un comportamento recidivo." Dissi con voce aspra e roca, dissimulando un gemito di dolore.
Un silenzio teso scese sulla sala, eravamo soli, questo venne spezzato dai tacchi della Dea, si avvicinò, non commisi l'errore di guardarla, se l'avessi fatto avrebbe colto il mio dolore. Un violento calcio nelle costole mi fece rotolare sul pavimento, la mia corsa venne frenato da una colonna.
Promemoria per me: non fare incazzare la Dea psicopatica dopo un'intensa sessione di pestaggio.
"Ti voglio pronto tra due ore, se non lo sarai dirò ad Ares di tornare a farti compagnia e non ci saranno pozioni di guarigione ad aspettarti dopo che avrà finito." La sua voce era furiosa, non tentai più di alzarmi fino a quando non la sentii abbandonare la sala.
Quando fu uscita mi abbandonai ad un lamento di dolore, mi rovesciai sul pavimento, fissando il soffitto e quando finalmente il mondo smise di girare, mi tirai su.

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La Strega e La Morte
FantasySpin-off de "Il Dio dei Morti con gli occhi di ghiaccio" e "La Primavera e il Cacciatore". Ora che finalmente Ade ha ritrovato il suo amore e possono essere felici cosa ne sarà del Dio della Morte e del suo di amore per Ecate, Dea della Magia? Dopo...