9.

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ECATE


La luce del sole mi infastidiva. 

Da quelle maledette tende con lo spessore della carta velina entrava un'eccessiva illuminazione, cercai di compensare voltandomi strizzando gli occhi ma il mio corpo entrò in collisione con un muro bollente, le mie mani fredde ringraziano così le avvolsi contro e mi accorsi troppo tardi chi stessi palpeggiando senza pudore.

Spalancai gli occhi, giusto in tempo per capire che la mia guancia era spalmata contro degli splendidi pettorali, non contenta feci scendere le mie mani in corrispondenza dei fianchi di Thanatos alzando il mio sguardo mi trovai a fissare due pozze grigie fredde.

"Sei bollente." Lo informai con la voce impastata dal sonno, quella fu la prima cosa che mi fosse venuta in mente, me ne pentii nello stesso momento in cui quelle parole lasciarono la mia bocca.

Lui mi fissò senza replicare tenendo le mani dietro la testa, appariva così rilassato e quasi compiaciuto.

Quella situazione era irreale, persino ridicola aggiungerei.

I millenni sulle nostre spalle avrebbero dovuto aiutarci a crescere, eppure, la mia mente sembrava costellata di pessime scelte da intraprendere insieme ad una divinità in particolare, un essere che da solo sarebbe riuscito a far sciogliere la calotta polare tanto sprigionava calore.

Sarebbe stato così facile baciare di nuovo quelle labbra invitanti, sarebbe stato così facile far scendere le mie mani sul suo corpo nudo, ne ero fin troppo consapevole.

La mia mente sapeva di star per intraprendere una strada sbagliata.

La fortuna voleva fossi una grande esperta in 'scelte sbagliate'.

Feci scendere le mie mani lungo il suo fianco e in un attimo lui ribaltò la situazione, mi fece stendere supina portandosi su di me, le sue braccia erano ai lati delle mie spalle e le mie mani continuavano ad essere sui suoi fianchi.

Tremai.

"Non iniziare giochetti che non porterai a termine Dea della Magia." Il suo tono duro non riusciva a nascondere una nota seducente, accompagnò le sue parole facendo aderire i nostri bacini. Dovetti aprire le gambe per fargli più spazio con la conseguenza di non capire più nulla.

"Infastidirti e un gioco che ho intenzione di portare sempre a termine." Alzai il mento come a volerlo sfidare.

Pessima idea.

il suo sorriso si aprì in un ghigno, la sua erezione premeva sullo strato sottile dei miei slip, le mie mani si bloccarono stringendo la sua pelle.

"Non ti conviene giocare in questo momento potrei fare cose di cui potremmo pentirci in futuro." In quel momento mi sentivo bipolare. Era sempre stato quello il problema, io volevo tutto, volevo lui, volevo pentirmi delle mie azioni e ancora più forte volevo punirlo.

Le mie emozioni erano in subbuglio, ben lontane dall'apatia dei lunghi anni passati incastrata in un buco nero senza uscita chiamata routine.

"Forse a te non conviene giocare con me e sai perché?" I suoi occhi si assottigliarono guardinghi alle mie parole.

"Perché non dovrei?" Mi chiese stando al gioco. 

Gli sorrisi enigmatica, al contempo, feci risalire le mani lungo i fianchi sfiorandoli con le unghie, lasciando brividi sul suo corpo, arrivai alle due linee della schiena e solo allora mi avvicinai per sussurrargli all'orecchio con voce seducente: "Perché perderai."

Con queste parole gli artigliai la schiena come sapevo gli sarebbe piaciuto, le ali uscirono dalla schiena spalancandosi, le piume tanto pericolose quanto bellissime vibravano di eccitazione.

La Strega e La MorteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora