Gli occhi color cioccolato di Calum mi scansionarono su e giù, per un breve tempo, prima di annuire e farmi un cenno con la testa in segno di saluto. Aprì con indifferenza la sua birra per poi appoggiarsi al banco di fronte e prendendo un sorso.
Voltò lentamente la testa verso la porta finestra che portava al balcone. Intravedendo dalla finestra di fronte come stava andando avanti la festa ma sul suo viso si dipinse una smorfia. Prese poi un altro sorso dalla sua birra.
Era agitato, socchiuse gli occhi quando finì la bottiglia di birra e la posò sul piano.
- Se c'è troppo casino la fuori e non riesci a trovare i tuoi amici, puoi restare qui -
Propose Luke, guardando il suo Rolex per vedere l'ora.
- No, no, no cazzo - Lo interruppe Calum, schiarendosi la gola.
Improvvisamente mi accorsi quanto fuori luogo fossi , stando lì su quel bancone con il mio vestito e con le lacrime di panico di prima seccate sulla mia guancia.
- Non abbiamo bisogno di una matricola piangente alla nostra portata - Tagliò corto Calum.
Luke lo fulminò con lo sguardo, gesticolando verso di me per avvertilo che io fossi ancora qui.
- No, va bene. Troverò la strada per il mio dormitorio - Mormorai, sorridendo forzatamente e mandando giù quel nodo che mi si era formato alla gola, inspirando cercando di non crollare. Non volevo pensare all'idea che sarei tornata a piedi o in metro al dormitorio solo perchè non sapevo dove fossero finiti i miei amici.
Per qualche strana ragione, pensai di chiamare mio fratello. Era tardi, ma non parlavo con lui da quando ero partita, anche se lui aveva solo otto anni. Lui era il tipo di persona che sapeva ascoltare. Ma dubito che accettasse la mia chiamata dopo essermene andata. Non dopo nel modo in cui avevo lasciato le cose.
- Perchè te ne stai andando? Non mi puoi lasciare così, per favore -
Presi il primo volo per New York senza guardarmi indietro e facendo uno scalo di quattro ore a Washington. Ero partita senza preavviso, senza più guardarmi indietro in quella casa che conteneva tutto. Ma mi ero fatto una promessa: in quella casa dove avevo trascorso tutta la mia infanzia non ci avrei mai più messo piede perchè al college sarei stata sicuramente felice. Ma adesso non sapevo se fosse realmente così.
- No, è tardi. Non mi piace che tu vada in giro da sola. Puoi restare qui - Mi rassicurò Luke, fissando Calum che era ancora lì in piedi, tirò dalla sua tasca posteriore dei suoi skinny neri un pacchetto di sigaretta, chiaramente disinteressato a questa conversazione.
Guardai lo schermo del mio telefono sperando che ci fosse qualche chiamata persa o messaggio, ma non fu così. Afferrai la mia pochette e guardai Calum che stava prendendo una boccata dalla sua sigaretta, l'odore della nicotina mi fece venire voglia di increspare il naso. Il pensiero di camminare tra le strade buie di New York mi spaventava, ma dovevo farlo. Soprattutto se l'organizzatore della festa non aveva nemmeno un briciolo di pietà.
- Cal, cosa sta succedendo? Noi tutti... -
Voltai la testa per l'interruzione di quella voce e mi trovai davanti una ragazza in piedi sulla soglia dove pochi minuti prima era apparso Calum. L'aria dietro di lei era in una condensa di fumo, immediatamente lei chiuse la porta alle sue spalle.
Al collo di questa ragazza vi era un bellissima collana di diamanti, attorno a lei vi era il tipo di aura che irradiava ricchezza e bellezza. Sembrava una delle ragazza delle riviste che era solita mia madre a leggere quando ero piccola.
- Chi è questa?- Chiese guardandomi dall'alto verso il basso sogghignando.
- Amber questa è Margot - Mi introdusse Luke portandosi una mano tra i capelli, sospirando - Lei è della Gerogia è una matricola -
Amber mi guardò nuovamente dall'alto in basso ridacchiando.
- Perchè c'è anche lei qui? - Chiese come se non ci fossi nemmeno in quella stanza.
Mi guardai attorno, afferrando in fretta le mie cose. Improvvisamente mi sentii in imbarazzo. Amber mi guardava come se fossi una macchia sgradevole sul suo vestito più bello che potesse avere. Improvvisamente mi venne in mente che forse era stata una pessima idea venire qui stasera, perchè io non appartengo a questo genere di cose.
Nel mio petto sentii nuovamente quella sensazione famigliare , il cuore aveva ripreso a ribattere più velocemente. Un dolore alla bocca dello stomaco mi colpì provocandomi la nausea mentre sentii i miei occhi iniziare a pizzicare.
- Stai per piangere, tesoro? - Disse divertita alzando le sopracciglia.
Scossi la testa rapidamente.
- No, no, sto bene - Guardai Luke, la cui sua mano era appoggiata nella parte posteriore del collo, ovviamente stressato - Io... io in realtà me ne stavo andando via. Mi dispiace avervi disturbato. Buona notte -
Mentre avevo tra le mani le mie cose, spinsi forte la porta e mi ritrovai in salotto, inciampando in quello spazio pieno di fumo. La musica era così martellante che sentivo il pavimento quasi tremare sotto i miei piedi. Mi sentii in colpa per non avere chiuso alle mie spalle la porta, ma l'ultima cosa che volevo era che loro mi vedessero piangere.
Ero quasi alla porta quando sentii una voce richiamarmi sopra la musica.
- Aspetta! Aspetta! - Gridò avvicinandosi a me - Non andare - Disse frustato, afferrando il mio gomito e voltandomi verso di lui. Anche nel buio potevo capire che si trattava di Calum.
- Puoi ... - Chiuse gli occhi prendendo un respiro - Puoi dormire nella mia camera- Finì per poi aprirli.
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Out Of Order || Calum Hood
FanfictionMargot Harris è una matricola dellla Columbia University con una visione ingenua e una paura di innamorarsi. Calum Hood è il crudele, figlio di un miliardario e un senior della Columbia University con un passato oscuro e un gusto del rischio. Entr...
