L'ultima festa vera e propria a cui avevo partecipato era stata in Georgia, subito dopo essermi diplomata.
C'era un piccolo porticato vicino alla riva del lago, circa a mezzo miglio dal bosco e dalla casa di un ragazzo di nome John Black. L'aria era calda, troppo calda. C'era gente che si tuffava nel lago o chi ballava freneticamente. John era il quaterback della squadra di football della mia scuola. Mi chiamava sempre bambolina, anche se devo ammettere che mi infastidiva quando mi denominava con quel nome. Si, è vero lui era il ragazzo perfetto e popolare di cui tutte cadevano ai suoi piedi. Era solito a dare queste feste nella nostra scuola, ma non questa. Perchè questa sarebbe stata davvero l'ultima festa liceale per tutti. Una volta finito il liceo, avremmo preso tutti strade diverse, chi sarebbe partito e chi sarebbe rimasto intrappolato nel passato per sempre. Stavamo crescendo e quella festa era la nostra ultima possibilità.
Ma riguardandomi indietro, non sarei mai dovuta andare a quella festa.
Questa festa era completamente differente, non c'era il lago, non c'era la foresta e non c'erano le persone che conoscevo fin dalle medie. Sembrava che io e Roxy fossimo le uniche matricole qui, tutta l'altra gente che c'era sembrava senior o junior, due o tre anni più grande di me. In quel momento mi sentii completamente fuori posto. Giravo quell'attico mentre guardavo la gente che chiacchierava o ballava.
La musica era assordante e le luci praticamente erano spente, le uniche luci presenti erano quelle a led che illuminavano l'attico con una luce soffusa blu. Ma era pieno di gente che ballava, parlava o semplicemente beveva qualche alcolico dal suo bicchiere rosso o fumava qualche sigaretta o qualcos'altro. E durante tutta questa osservazione persi di vista Roxy e Ashton e mi persi in mezzo alla folla. Anche se mi sentivo terrorizzata e fuori luogo. C'era qualcosa che in questa festa che mi fece salire l'adrenalina.
Mi sedetti sul divano in pelle bianca e chiusi gli occhi per qualche secondo, cercando di calmarmi. In quell'attico c'era troppo fumo di sigarette che mi stava annebbiando la mente. Mettendomi ancora di più in una confusione totale. Ma non era il fumo che mi preoccupava così tanto, credo. Cercai di raccogliere tutti i miei pensieri mentre ero seduta sul divano bianco di fronte al televisore a schermo piatto.
Ma fu la scena che vidi che mi fece tremare.
Vidi un ragazzo prendere qualcosa da un sacchettino di plastica trasparente contenente, quelle che sembravano pillole. Se la portò alla bocca per poi avvicinare il suo bicchiere, contenente solo Dio chissà cosa, alle labbra e prenderne un sorso. I suoi occhi erano rossi dilatati e increspati ai lati mentre rideva a qualche battuta che avevano fatto i suoi amici.
Dov'era Roxy?
Mi sentii come se fossi stata gettata improvvisamente in una pozza di acqua ghiacciata come cavia per testare la temperatura. Mi alzai immediatamente dal divano e andai in un altra stanza dell'attico, cercando di allontanarmi il più possibile da quelle persone.
Mi sistemai il mio vestito nero, fin troppo corto mentre alcune ragazze ballavano nei loro vestiti di alta moda, e su un tavolino poco distante un gruppetto, invece, stava componendo delle striscia di polvere bianca con le loro carte di credito per poi fare a turno e tirare su col naso. Avevo bisogno di uscire, ma sapevo che era troppo presto.
Erano passati solo o forse trenta minuti da quando avevo messo piede a questa festa, ma mi sembrava invece che ci fossi da ore. Mi spinsi in mezzo alla folla e mi sentii mancare il fiato ed ero quasi vicino allo scoppiare a piangere. La musica riecheggiava per tutto l'attico, ma nella mia mente sentivo la sua voce.
- Mi dispiace, mi dispiace tanto -
Avevo bisogno di aria.
Ritornai nuovamente in salotto facendomi spazio tra la folla per poi dirigermi verso la grande porta finestra aperta che portava in balcone, feci un passo fuori e presi più boccate d'aria possibili.
Mi sentivo annegare. I miei polmoni sembravano come se fossero in fiamme, anche se adesso ero fuori, faticavo ancora a respirare.
- Stai bene?- Mi chiese un ragazzo con i capelli chiari e gli occhi chiari.
Annuii, puntando il mio sguardo oltre la porta finestra dove vedevo la gente che continuava a ballare.
- Sto bene - Lo rassicurai, passandomi una mano nei miei cappelli rossi - E' tutto pazzesco lì dentro -
Quando alzai il viso, vidi pienamente la persona di fronte a me. I suoi occhi erano di un azzurro limpido e i suoi capelli erano biondi come il grano, il suo labbro era perforato con un anellino. Al collo aveva una catenina d'argento mentre i suoi vestiti neri facevano risaltare maggiormente la sua carnagione chiara.
- Sono Luke -
- Margot - Risposi, raccogliendo i miei capelli e facendomi una crocchia disordinata.
- Vuoi un po' di acqua o qualcosa del genere? - Chiese, appoggiandosi alla ringhiera e sorridendomi timidamente, con un accenno di divertimento - Mi hai spaventato. Sei sicura di stare bene? -
Sorrisi annuendo per poi espirare.
- Si, mi piacerebbe avere dell'acqua - Dissi trattenendo una risata - Sto bene. Ho solo... Non sono mai stata a feste del genere -
Ridacchiò e mi fece un cenno con la testa verso la cucina che era dall'altra parte del balcone.
Aprì la porta finestra e mi portò in cucina, appoggiando dolcemente la sua mano dietro la mia schiena. Era un semplice gesto, ma quel gesto mi dava un po' di protezione, sentii una serie di brividi percorrere la mia schiena.
Quando camminammo dentro la cucina, questa era una delle più grandi che avessi mai visto. Il piano sia della cucina e dell'isola erano fatti di granito così come il tavolo mentre i lavandini era di un acciaio lucido.
Luke chiuse la porta della cucina, prima di appoggiare le sue mani sui miei fianchi sollevandomi e facendomi sedere sul piano dell'isola della cucina.
Il metallo del suo orologio Rolex, brillava sotto la luce della cucina e tirò l'anta dell'enorme frigorifero prima di tirare fuori tre bottiglie diverse. Guardandolo bene si vedeva lontano un miglio che lui era ricco, ma non agiva con ostentazione a tale proposito.
- Vuoi la Fiji, Voss o Veen? - Mi chiese indicandole e appoggiandosi con l'altro braccio al bancone vicino a me.
- Qualunque sia che ti piace di più?- Dissi, non sapendo cosa rispondere nel frattempo accavallai le gambe stando attenta, sistemandomi il vestito.
- La Voss è ottima - Ridacchiò sommessamente - E' norvegese -
Svitò il tappo per me e me la porse, l'afferrai portandomela alle labbra. Era incredibilmente liscia e rinfrescante e non c'era da stupirsi se costasse quattro volte di più della solita acqua.
Passai il tempo chiacchierando con Luke che mi chiese di me, facendo ogni tanto qualche battuta che mi fece ridere. Parlare con lui era facile e mi ero ritrovata a dimenticare che dietro a quella porta si stesse svolgendo una festa e che avevo perso i miei amici.
- Luke, dove cazzo sono le mie cartine? - Chiese improvvisamente un ragazzo moro entrando nella stanza, con un piccolo accenno di nervosismo che non pretendeva un '' non lo so'' come risposta.
- Oh, giusto. Mi dispiace amico, ma credo che le abbia finite tutte Michael. Oggi ha trovato davvero del fumo buono -
Alzai lo sguardo verso di lui , e vidi il Rolex che pendeva dal suo polso, la sua camicia a scacchi semi aperta facendo intravedere sulle sue clavicole due tatuaggi. Lui alzò gli occhi al cielo seccato, per poi passarsi nervosamente una mano trai suoi capelli corvini sfumati con alcune ciocche più chiare arruffandoli maggiormente.
- Chi è? - Chiese, mentre apriva l'anta del frigorifero, afferrando un birra per poi richiuderlo, voltandosi verso di me.
- Il mio nome è Margot - Dissi senza pensare, sentendo le mie guance arrossarsi leggermente sotto il suo sguardo duro.
Luke si schiarì la gola prima di presentarmelo.
- Margot, questo è Calum. Calum Hood -
STAI LEGGENDO
Out Of Order || Calum Hood
FanfictionMargot Harris è una matricola dellla Columbia University con una visione ingenua e una paura di innamorarsi. Calum Hood è il crudele, figlio di un miliardario e un senior della Columbia University con un passato oscuro e un gusto del rischio. Entr...
