That's My Girl

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Si trattava di una parte della città in cui non era mai stata. La lettura di poesie si sarebbe tenuta a Williamsburg ed io non ero mai stata a Brooklyn. Ero rimasta sempre confinata a Manhattan e nelle zone attorno alla Columbia. Ma c'era qualcosa in questa parte della città, che ti faceva sentire più libera. Tutti ridevano di più. Tutti bevevano di più e tutti creavano di più.

Per i miei amici era come essere a casa, e forse per me, New York non sarebbe mai diventata la mia casa. Non del tutto. Non ancora. Ma quella sera mi sentivo più felice e meno stressata del solito. Sorrisi quando Ashton braccò le mie spalle con il suo braccio e mi attirò al suo petto.

-Ti sto dicendo, che Joyce era lo scrittore più influente del periodo modernista - Commentò Ashton dopo che Finn parlò di uno dei suoi libri preferiti.

-Hei, testa di cazzo, non dimenticarti di Virginia Woolf - Lo sfotté Roxy, puntandoli il dito contro.

-Woolf? Ma per favore, che mi imbocchi con il cucchiaio-

-E' meglio di Joyce- Canticchiò Roxy ridendo.

-Miss Dalloway e più noioso di guardare dei dipinti ad olio-

-Beh, non è come Ulysses ed è molto meglio!-

-Ulysses è un capolavoro-

-Ulysses sono settecento pagine piene di merda-

Finn rise sotto i baffi e io trattenni un sorriso mentre Roxanne alzò un sopracciglio trionfante.

-Ok, touché - Disse ridendo indicando Roxanne - Ma mi è difficile ascoltare l'opinione di chi pensa che La Campana Di Vetro sia meglio de Il Giovane Holden-

-Dai, La Campana Di Vetro non è un capolavoro. E' un classico-

-E' bello. Ma non buono come Il Giovane Holden-

-Esther Greenwood è riferibile a tutte le ragazze del mondo, Holden Caulfield è un fastidioso piscia sotto -

-Va bene, Margot darà lo spareggio-

Tutti gli occhi furono su di me e io sorrisi arricciando il naso, odiavo il confronto anche quando si scherzava.

-Ok, ok, ok. Sono d'accordo con Ashton. Mi dispiace, Roxy-

Ashton sorrise compiaciuto a Roxanne, prima di avvolgere le braccia attorno alla mia vita sollevandomi in aria e girando intorno prima di darmi un bacio sulla guancia.

-Questa è la mia ragazza-

Arrossii, non sicura di come mi sentissi. Ma sorrisi comunque.

Mi voltai verso Roxanne.

-Roxy, Ulysses è difficile da capire ma se tu leggessi Gente Di Dublino cambierai idea-

-Va bene, due contro uno. Bene, bene, bene- Cedette Roxanne ridendo e Ashton si mise una sigaretta alle labbra con uno sguardo fiero di sé.

-Cazzo, ho dimenticato il mio accendino. Hutch ne hai uno?-

Hucth che rimase in silenzio per tutto il tempo, probabilmente nervoso, passò silenziosamente l'accendino a Finn che lo porse a me.

I movimenti che compieva Ashton per accendersi la sigaretta erano identici a quelli di mio padre: una sigaretta tra le labbra mentre la teneva tra l'indice e il medio.

Mi prese l'accendino, guardandomi un attimo prima di far scorrere il pollice verso il basso nella rotellina metallica fino a quando la fiammella si appoggiò contro l'estremità della sigaretta. Era silenzioso e concentrato, fermo in piedi in mezzo al marciapiede e io ero in piedi di fronte a lui. Il mozzicone di sigaretta si illuminò al buio e sotto la luce del lampione, lo vidi inspirare e espirare dall'angolo della bocca prima di guardarmi.

-Pronta?-

-Si-

Teneva la sigaretta con un mano mentre con l'altra teneva la mia, posizionando le sue dita tra le mie.

-Hai le mani fredde- Mi sorrise come se fossimo le uniche due persone al mondo, resse la sigaretta tra le sue labbra e prese le mie mani sfregandole contro le sue.

Vidi l'insegna del caffè, mentre Ashton gettò bruscamente al suolo la sua sigaretta appena accesa, spegnendola con il piede per poi lasciarsi scappare un'imprecazione.

-Sai cosa dicono delle mani fredde?- Sorrise e alzai gli occhi mentre lui portò le mani vicino al suo volto, soffiando aria calda su di loro creando un po' di artitro per scaldarle un po'. Poi, prima di fare un passo per entrare dentro, mentre nessuno stava guardando, lui pose un bacio veloce sullo spazio tra i miei pollici che giacevano uno accanto all'altro, mentre le mie mani erano giunte.

Gli diedi uno sguardo tagliente e lui rise maliziosamente, con sempre presente quel sorrisetto compiaciuto che ballava agli angoli della sua bocca, mentre si tolse la giacca di pelle.

Tutti noi ci sedemmo e Ashton ordinò da bere per tutti prima di posare il suo braccio dietro alla mia schiena e lasciandosi andare indietro.

Le luci si abbassarono e un fascio di luce venne impostato sul palco mentre un uomo alto e una donna dalla pelle abbronzata e dai capelli neri come la notte lunghi fino alla schiena. I suoi occhi brillavano, fece un passo verso il microfono, lasciando coraggiosamente che le sue parole si riversarono dalla bocca per il pubblico.

Ero sbalordita e affascinata. Affascinata da ogni parola, e da ogni espressione del viso e da ogni strofa.

Col il tempo lei finì, ed ero in soggezione perchè a malapena mi ricordavo di che cosa parlasse il suo poema, tutto quello che mi ricordo è che fosse bello oltre le parole.

-Era incredibile-

Ci fu uno schiocco e tutti applaudirono e improvvisamente mi innamorai di questo posto e di questo quartiere e dell'intera esperienza.

Gli altri poeti passarono come una catena di montaggio. Alcuni erano incredibili, altri mediocri, qualcuno breve, alcuni lunghi, alcuni splendidamente complessi e alcuni meravigliosamente semplici. Prima che lo sapessi, fu il turno di Hutch, questo prese un sorso di birra e Ashton gli diede una pacca sulla schiena.

-Rendici orgogliosi, testa di cazzo-

Hutch rise prima di salire sul palco e Ashton si voltò verso di me.

-Ti stai divertendo?-

Sorrisi prendendo un sorso dal mio thé freddo, prima di canticchiare un si e lui sorrise.

-Bene-

-Questa sera è stata davvero incredibile.Grazie-

Ashton si piegò in avanti e guardò per un breve tempo il palco e poi guardò me.

-Dopo Hutch va. Che ne dici di uscire da qui? Il resto di loro dopo le letture, viene da me. E ho pensato che avremmo potuto avere un vantaggio e mi puoi aiutare a cucinare qualcosa di decente, perchè io faccio davvero schifo con tutto ciò che riguarda i fornelli-

Risi leggermente, mettendo da parte i mie nervi. Non che non mi piacesse passare del tempo con Ashton. Mi piaceva passare del tempo con lui, questo era sicuro. Ma sentivo come se sotto ci fosse qualcosa di diverso.

-Inoltre, potremmo avere un po' di tempo. Solo io e te, sempre se ti va- Si divagò e vidi con la coda dell'occhio Roxanne sorridere.

-Però, aspetta, prima ci dobbiamo fermare ad una festa ma per pochi minuti. E in più ti voglio portare a questa nuova gelateria che ha appena aperto dove abito io-

Guardai Hutch che salì sul palco, regolando il microfono alla sua altezza e guardandoci.

-Si-

Vidi Roxanne sorridermi felice, cercando di contenersi.

-Gli piaci veramente-

Mi morsi il labbro inferiore e trattenni un sorriso, ero nervosa. Ma sapevo che stavo facendo ciò che era giusto per me.

Ashton era dolce, divertente e buono per me, non mi avrebbe mai fatto male e a lui piacevo, credo.

-Si, mi piacerebbe- Dissi prima che Hutch fece un respiro profondo lasciando che le sue parole esplodessero nella notte.

Out Of Order || Calum HoodDove le storie prendono vita. Scoprilo ora