Mi sentivo come se avessi perso ancora un'altra cosa da aggiungere alla mia lista di '' cose perdute ''. A questo punto, anche se mi sentivo un po' tollerata, era come se avessi perso tutto. Ashton aveva ragione, e i suoi amici erano anche i miei unici amici. Ma erano più amici di Ashton che i miei. Ed proprio così, la mia unica rete di sicurezza a cui aggrapparmi, era ceduta.
Tutto, letteralmente tutto, si stava sgretolando anche se ieri sentivo come se le cose fossero andate per il meglio, stavano solo peggiorando. Ero rimasta completamente sola e non c'era una sola persona che potevo chiamare. Rabbia, dolore e lacrime solcavano le mie guancie.
Ero venuta a New York sperando di avere indietro la mia vita ma questa città non stava facendo altro che masticarla e sputarla recedendola. Ero distrutta e tornare a casa avrebbe reso solo tutto peggiore.
Ero in piedi fuori dal condominio di Ashton e io ero un disastro ed era tardi, avevo bisogno di chiamare qualcuno.
Così scelsi Roxanne.
Dopo dieci squilli, lei prese la chiamata.
-Roxanne?- tirando su col naso, ero certa che la febbre era salita nuovamente- Ciao-
-Margot, ciao- Disse, senza fiato e sentii delle profonde risate di sottofondo. Mentre qualcuno le chiedeva ''chi è?''
-Roxanne, io...- Scoppiai a piangere, allontanando il cellulare in modo che lei non mi sentisse- Io e Ashton ci siamo lasciati, e credo che la mia febbre sia salita. Ho bisogno di qualcuno che mi venga a prendere e di qualcuno con cui parlare-
-Che cosa, Margot? Non ti sento - Sentii il suono della sua risata e una voce che le diceva di ritornare a letto.
-Io non...-
-Lance, smettila....- Roxanne disse e qualcuno rise - Si...va bene, va bene, va bene...dammi solo un secondo- La sua voce era soffocata come se lei stesse cercando di coprire il suo capo del telefono, evitandomi di farmi sentire.
-Margot? Hei, mi dispiace tanto, ma possiamo parlarne domani mattina? Sono un po' occupata. Lance e io abbiamo fatto pace e lui è nella nostra stanza. Non puoi rimanere da Ashton? Solo per stasera. Ti prego? Grazie ancora- Poi si sentì il suono di una risata e la chiamata finì. Disperatamente provai a chiamarla di nuovo, ma rispondeva sempre la segreteria. Alla terza chiamata mi arresi.
Stavo trattenendo le lacrime e soffocando i singhiozzi, e per la terza volta in quella settimana c'era solo un'unica persona che mi venne in mente di chiamare.
L'unica persona che avrei dovuto chiamare.
* * *
Dopo essere scesa dalla metropolitana mi ritrovai davanti quell'edificio, la guardia di sicurezza della lobby mi aveva riconosciuto, ma nonostante tutto mi aveva fatto entrare non lasciandomi fuori al freddo.
La temperatura mi sembrava sempre più fredda, e io stavo tremando sempre di più. L'attesa in ascensore fu lunga e potei ammettere di essere proprio un casino, le guance arrossate e umide, gli occhi rossi e i vestiti un po' umidi per la leggera pioggia.
Le mie mani tremavano eccessivamente e a malapena riuscii a suonare il campanello. Mi aspettavo che non mi venisse ad aprire. Ma lo fece, era come se in quel momento per lui ci fosse una sola ed unica parola che avevo sempre cercato di spingere via fino ad oggi, scegliendo lui sempre, sopra ogni cosa. Lo avrei scelto anche sopra i vestiti macchiati di sangue, per le nostre vite passate e ancora segrete, per l'auto incendiata, per le parole dette che mi avevano ferita come un coltello, per le promesse non mantenute e per il dolore.
Calum.
Avrei scelto Calum un migliaio di volte.
Feci un respiro profondo, cercando di tenermi insieme, ma era difficile.
-Ricordi... Ricordi quando stamattina mi hai chiesto al telefono se stessi bene e ti ho risposto di si?- Risi un po' amaramente, ma la mia voce si spezzò e sentii le lacrime premere sotto gli occhi- Ti ho mentito-
Ci fu silenzio e poi io crollai piangendo, perchè non sapevo più cosa fare e non sapevo più cosa stavo facendo o perchè per ogni cosa che non riuscii ad affrontare mi stava crollando addosso.
Come le cose stavano andando, non mi sarei sorpresa se lui mi avesse sbattuto la porta in faccia.
Ma non lo fece. Non mi disse nemmeno di ritornarmene al mio dormitorio.
Mi attirò a sè, avvolgendo le braccia intorno a me, tenendomi stretta a sè. Lui mi avrebbe sempre preso. Un migliaio di volte.
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Out Of Order || Calum Hood
FanfictionMargot Harris è una matricola dellla Columbia University con una visione ingenua e una paura di innamorarsi. Calum Hood è il crudele, figlio di un miliardario e un senior della Columbia University con un passato oscuro e un gusto del rischio. Entr...