Capitolo 13

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A scuola ho incontrato Gray.
Mi ha detto che se solo mi passa per la testa l'idea di lasciarlo pubblica le foto sulle storie.

È passato qualche giorno. Mi sto comportando come se nulla fosse.
Nessuno si è accorto che sono strana. Non so se esserne contenta o infastidita. Ma la colpa non è loro. Come ho potuto fidarmi di lui.
Sto cercando una scusa per non fare palestra. C'è il torneo di pallavolo e non voglio incontrarlo.
Ho detto alle ragazze che ho il ciclo e che mi sarei nascosta nello sgabuzzino, loro mi avrebbero coperta.
È una stanza minuscola, dentro ci staranno a malapena due banchi attaccati e senza sedie.
Entro li dentro e passato qualche minuto, giusto per essere sicura che non ci fosse nessuno do il via alle lacrime.
Fortunatamente si trova nel seminterrato, non ci va mai nessuno, forse perché è leggermente spaventoso.
Le lacrime non smettono, sto iniziando ad avere il respiro pesante. Mi serve aria, devo uscire da qui.
Lo sento mi sta arrivando un attacco d'ansia, non mi venivano da molto.
Sento il cuore cercare di uscire dal petto, le mie mani tremano, non respiro più.
In quell'istante entra Luca nello sgabuzzino.
"Si può sapere cosa ci fai qui?" non rispondo. Seduto in un angolo, uso le ginocchia per coprirmi il viso e con una mano mi tappo la bocca per non singhiozzare.

"Sei ancora intenta a ignorarmi?" Non rispondo.

"Lucy sei davvero una bambina, ne é passato di tempo" continua.

"Dai ora basta, alza la testa" continuo a ignorarlo.

Mi parte un singhiozzo, speravo non lo avesse sentito e invece mi dice:

"Cazzo ma stai piangendo. Scusa non volevo farti piangere" dice sedendosi vicino a me.

"N-non è colpa t-tua" dico tra un singhiozzo e l'altro.

"È stato quello stupido di Buster?" domanda, alzandomi delicatamente il viso con le dita.

Quell'attacco d'ansia che credevo sparito torna. Come mi torna tutto in mente.
Mi alzo, cammino avanti e indietro dentro quello stanza minuscola.
Lui è li, seduto che mi osserva, non sapendo cosa fare.
Sento l'aria svanire. Poggio una mano sul muro. Cerco di controllare i respiri. Le gambe iniziano a tremare. Sento due braccia che mi avvolgono da dietro.

"Lucy guardami, respiriamo insieme" dice.

Mi fa sedere per terra, con la schiena appoggiata al muro.

"Inspira, conta, espira, segui me"

Continuiamo così per circa due minuti, poi mi tranquillizzo.

{Spazio autrice: l'attacco d'ansia raccontato non è inventato. Io mi sentivo così quando li avevo ma per ognuno può essere diverso. Vi prego di non criticare}

"Vuoi raccontarmi cosa è successo?" chiede.

Nego con il capo.

"Non posso aiutarti se non me ne dai la possibilità"

"Sto bene" rispondo.

"Lucy dimmelo ti prego. Ho bisogno di sapere cosa ti fa stare male" il suo tono di voce è dolce, gentile, mi tranquillizza.

Le mie mani stanno ancora tremando. Le guarda e poi mi abbraccia.

"Va tutto bene, sono qui, non sei più da sola"

Furono quelle parole a convincermi a raccontargli tutto.
È passata quasi una settimana, vivo ogni giorno nella paura, magari lui può convincerlo a cancellare le foto.

"Avevi ragione tu Luca" dico guardando in basso.

"Lo sapevo, era quel coglione di Buster" stringe i pugni.

"Alla festa mi ha drogata" lo vedo serrare la mascella.

"Mi ha costretto a fare cose che non volevo" gli spunta una vena sulla fronta che sembra voler esplodere.

"Ha fatto anche delle foto con le quali mi sta ricattando"

Non ci vede più dalla rabbia. Si è alzato di scatto. Sta salendo di sopra. Lo sto seguendo.
Siamo in corridoio, sono rimasti solo i giocatori di calcio. Intorno a noi non c'è nessuno tranne Gray, I suoi amici e Thomas con Nicolò.
Luca sussurra qualcosa all'orecchio di questi due e cambiano espressione in un istante.

"Gray Buster brutti figlio di puttana" grida Luca.

"Oh ma non mi dire, la troietta ti ha rac-" non riesce a finire la frase che si becca un pugno in pieno viso da Luca.

Intervengono Jacopo e Giacomo. Nicolò e Thomas li seguono a ruota.
Inizia così una rissa violenta. Piena di sangue. È ovunque.
Cerco di intervenire ma la preside mi ferma.

"Ma insomma! Che state combinando? Tutti nel mio ufficio subito" urla come una pazza furiosa.

I ragazzi iniziano ad andare, prima che la preside li segua la fermo e le racconto quello che ha fatto Gray e perché Luca l'ha picchiato.
Così decide di revocare il ruolo di capitano a Gray e di sospenderlo per una settimana.
Tutti gli altri se la cavano con una settimana di detenzione dopo la scuola.

È sera, sono in camera mia, sto cercando di riposare.
Luca entra e chiede se può farmi una domanda. Annuisco.

"Perché non me l'hai detto prima?"dice guardando verso il basso.

"Non ti fidi più di me?" continua.

"Non vale queste sono due domande" dico cercando di vivacizzare la situazione.

Mi guarda serio quindi rispondo.

"Mi avevi avvisata e non ti ho ascoltato, anzi ti ho dato dello stronzo e ti ho pure schiaffeggiato" intanto gioco con le mie dita che sembrano essere diventate molto interessanti.

"Scusa" continuo.

"Lo amavi?" mi chiede.

Faccio una risata amara e rispondo
"Credo di sì"

"Non è colpa tua non hai sbagliato tu. Non smettere di amare per questo" dice alzando gli occhi in cerca dei miei.

"Continuerai a sorridere Lucy, me lo prometti?"

"Ci proverò"

"No devi promettermelo"

"Ci proverò"

"Promettilo"

"Ci provo"

"Testarda"

"Cocciuto"

"Sei incorreggibile"

"Sparisci, devo dormire "

"Buonanotte mocciosa"

"Non chiamarmi così! Notte scarafaggio"

"Cosa intendi dire con scarafaggio?"

"Che non sparisci mai"

"Sarebbe un insulto?"

"Lasciami finire "

"Ok capo dei mocciosi continua"

"Che ci sei sempre quando ho bisogno di te"

"Non fare la sdolcinata Lulù"

"Spegni la luce scarafaggio"

Dopo quella lunga giornata mi addormento confusa.

Innamorata di uno stronzoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora