37 • Sterminio

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Rumori di strazio si sentivano in sottofondo. Lamenti incessanti si spargevano per tutto il piano. Presenze oscure riecheggiavano la propria presenza in mezzo alle speranze dei guerrieri.
Rumori di spada, rumori di metallo, versi di ascia, versi di fuoco, fragore di fulmine, fragore d'acqua, schiamazzi magici, schiamazzi oscuri, suoni di lotta e suoni di guerra si facevano strada tra queste percezioni.
Colpo dopo colpo, urlo dopo urlo, una successione di spargimenti di sangue si notava sempre di più. Ossa rotte, carne trafitta, spiriti impotenti e corpi inermi si scagliavano al suolo abbandonando le loro speranze; speranze che già avrebbero dovuto lasciare il posto alle potenzialità, che via via andavano sempre più calando.
Atti iracondi, ingiustizie disastrose, desideri infranti, auguri violati, brame irraggiungibili e cupidigie smodate si addensavano in un unico punto.
Un inferno implacabile, un paradiso irraggiungibile, una ricchezza tanto astratta quanto concreta era la brama obbligatoria all'accesso; un accanimento smembrante era il requisito per prendervi parte, una follia fortunata era vincolata all'uscita.
Messaggi atroci, annunci orridi e trame silenziosamente raccapriccianti si inserivano nelle menti dei presenti.
Attacchi combinati, attacchi magici, attacchi singoli, lunghi e lontani, graffi, spadate, magie sconosciute e conosciute, incantesimi dell'oltretomba e del mondo di libertà; libertà che stavano per perdere, pesavano sui combattenti.

Una manciata di cadaveri adesso scompariva. I demoni continuavano a diminuire.
Una manciata di cadaveri adesso venivano calpestati. Gli umani continuavano a morire uno dopo l'altro.

Urla da una parte e dall'altra, morti da una parte e dall'altra, non c'era nulla di trascurabile in tutto questo.

"Herega, non ce la faccio, mi sento svenire. Troppe urla, troppe morti, troppi orrori..."

"Resisti un attimo Eve! Ci farai l'abitudine subito"

Questo era troppo anche per una persona forte e plasmata.
Mentre le urla facevano breccia nel corpo, le morti colpivano nell'anima. A stento, chi sopportava erano i guerrieri più coraggiosi, ma anche questi erano pervasi da una forte angoscia, uno in particolare, uno stregone dai capelli rossi, di cui l'inquietudine aumentava esponenzialmente rispetto alle morti dei demoni che causavano forte trambusto, dentro e fuori i corpi.
Un'aura tetra e ricca di rimpianti circondava tutta la stanza.
Chi morirono furono gli ingenui.
Chi si arresero furono gli ambiziosi.
Chi vennero feriti furono gli spavaldi.
Chi sopravvivevano erano i forti.
Chi vivevano erano i preparati.

"Perché non muori!?"

Si sentiva questa frase da ognuno dei partecipanti, contro i demoni, spesso era anche usata su se stessi, gli stessi che erano incapaci di continuare.

Arti staccati, dita volanti, teste senza appoggio e facce senza volto rimanevano perpetue nella mente di coloro che erano in vita.

Atti di tremore e impotenza, incapacità di agire, mosse prevedibili e poco ragionate, tutte venivano eseguite da coloro che erano in vita.

"Attenta!"

Una lama si avvicinava al bacino di una giovane ragazza che impugnava una Katana per tagliarlo.

Una vita ancora piena di sogni e speranze si sarebbe spenta per un tesoro ben meno prezioso di ciò che le rimaneva da vivere.

Un secondo divenne lungo quanto un eone, lungo quanto un susseguirsi di eventi infiniti.

Il corpo rimase immobile mentre l'arma demoniaca si avvicinava sempre di più. Una lama affilata attraversò la carne, uscendo dalla parte opposta, facendo fuggire cumuli di sangue, il corpo cadde a terra, in fin di vita, senza riuscire a dare fiato alla bocca. Senza richiamare attenzione o aiuto. Lasciandosi andare in mezzo a tutti gli altri cadaveri.

"Ehi, tutto bene?"
La ragazza rimase immobile,
"Sei solo scioccata. Tranquillizzati"

Ad esser stato tagliato fu il corpo del demone. Prima del colpo fatale, un guerriero riuscì a penetrare la difesa dell'entità demoniaca, così da salvare la ragazza che si era impiantata dalla paura.

"Tu..."

Ancora una volta un gruppo di entità straziate dal loro stesso essere si avvicinava, volò la testa di uno e il braccio dell'altro. Schizzò il sangue di uno e si strappò la carne dell'altro, caduti a terra, entrambi sparirono.

"... Mi hai salvata"
"E sono pronto a farlo tutte le volte che vorrai. Ma devi combattere"

Così correvano gli eventi del primo piano della torre. In pochi erano pronti ad aiutare il prossimo, perché molti non erano in grado di proteggere se stessi.

Ancora una volta, rumori metallici, magici e versi atroci si spargevano nelle menti dei viventi.

Una sola ragazza non provava alcuna preoccupazione, inquietudine o affanno. Ella aveva vissuto la vita più difficile in mezzo a tutti i presenti, non aveva paura di morire, la sua vita non aveva un senso preciso, in realtà non lo aveva mai avuto, sebbene pensasse di avercelo. Continuava a uccidere demoni all'impazzata, schivando abilmente ogni graffio, colpo d'arma bianca o magia. Aveva un'unica sensazione in testa: rabbia. Al solo pensiero che i demoni fossero in una situazione ben peggiore di lei, le ribolliva il sangue nelle vene, le diventavano gli occhi di fuoco, non poteva sopportare l'idea che quello che aveva passato non era peggior cosa.
Con attacchi repentini e affilati squarciava la carne del nemico senza pietà, qualche volta quasi colpendo esseri umani, senza scusarsi, proseguiva contro il diavolo successivo, e così si ripeteva il ciclo.
Nemmeno l'attimo di avvertirla di un pericolo, che già aveva sventato il successivo. Nemmeno il tempo di provare a colpirla, che già il demone era svanito senza vita.
Pochi minuti erano passati, e lei già aveva sterminato un centinaio di demoni, un terzo di quelli del primo piano, senza riportare una singola ferita.
Pugnali rotanti, schivate repentine, difese rapide, tagli netti e colpi vigorosi caratterizzavano i combattimenti celeri della ragazza.

"Guardate come si muove"
"Potremmo lasciare tutto in mano sua"
"I demoni cadono uno dopo l'altro"

La ragazza stava uccidendo demoni su demoni, "rubando" anche quelli che stavano combattendo già contro altri umani. Il primo che le capitava dinnanzi agli occhi lasciava cadere la sua arma, e poi la sua vita.

"Qual è il tuo nome, sterminatrice di demoni?" Chiese uno,

"Qual è il tuo nome, sterminatrice di demoni?" Chiese uno,

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"Io... Mi chiamo Rensean"
"Forza! Innalziamo un canto per Rensean!" Disse un altro.

Un coro rimbombante in tutta la stanza cominciava a sentirsi mentre Rensean continuava con lo sterminio.

Pietra Miliare - Sic.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora