11 • Dalla parte dei ladri

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Gettate le armi, la ragazza si fece avanti nell'ombra, riuscendo a farsi vedere dai due.
Era molto simile a Herega. Aveva capelli rossi di media lunghezza, occhi speranzosi e riflettenti un azzurro puro, un grande sorriso e uno sguardo dolce ma deciso.

"Perché hai gettato l'arma?" Domandò Eavelin,
"Voglio solo avere una discussione civile con voi. Siete dei puri quindi posso fidarmi di voi"
"Cosa te lo farebbe pensare?"
[...]
"Ho alcune cose da dirvi, ma ho bisogno che vi fidiate di me"
"Hai detto tu stessa che non possiamo fidarci" ribatté Eavelin,
"Lo so. Guardate laggiù, vicino la mansione. C'è una tenda, potete prenderla e accamparvi. Ma fatelo fuori da qui, lungo il sentiero. Se volete fidarvi di me mi troverete di nuovo qui domani mattina. Altrimenti siete liberi di seguire la vostra strada"

La ragazza fece segno di allontanarsi ai due, cosicché potesse riprendere i suoi coltelli, dopodiché scavalcò un muretto e sparì nell'ombra.

"Herega, cosa ne pensi?"
Herega aveva in testa una grandissima confusione. Appena vista la ragazza, fu preso dalla solita sensazione di inquietudine. Era come se l'avesse già vista, aveva un'aria familiare, talmente tanto che non riuscì nemmeno ad aprire bocca,
"Herega mi hai sentito?"
"Sì, ho sentito. È solo che... Niente, lascia stare. Prendiamo la tenda?"
"È quello che ti stavo chiedendo"
"È lo stesso discorso del signore di prima Eve, possiamo davvero fidarci? E se ci venisse a derubare di notte?"
"Ho un'idea. Ci stava offrendo la tenda. E se lo avesse fatto per poi derubarci? Ci ha consigliato di metterci sul sentiero, forse perché è una zona sicura e solo lei potrebbe venire"
"Non ha senso. Ricordi che ha detto? I ladri non sono autorizzati a lasciare la zona. Se volesse derubarci non potrebbe venire"
"È una buona tesi. Ma allora perché lei si trova qui? E se ci avesse mentito? Se i ladri potessero lasciare la zona?"
"Non ne sono sicuro Eavelin, ma sento che possiamo fare affidamento su quella ragazza. Non giungiamo però a decisioni avventate. Andiamo sul sentiero, in una zona molto più esterna, senza prendere la tenda. Così non potrà vederci da lontano"
"Va bene allora"

I due, tra un dubbio e un altro, giunsero in un piccolo boschetto, a circa cento metri dal sentiero. In quel luogo passarono la notte. Era tardi, e in caso avessero deciso di fidarsi si sarebbero dovuti trovare davanti la mansione all'alba, quindi non dormirono molto, ma abbastanza per riprendersi in vista del giorno dopo.

Giorno 5

"Eavelin. Svegliati"
"E-ehy. Che c'è?"
"Nessuno ci ha rubato nulla. È ancora tutto qui"
"Bene"
"Non credo che possiamo ancora fidarci della ragazza, ma voglio darle una possibilità. Sei d'accordo?"
"Sì. Va bene. Andiamo"

Herega e Eavelin si avviarono verso la mansione. Superata quella, la fanciulla del giorno prima si fece viva. Gettò nuovamente le armi, chiedendo anche ai due di farlo. La accontentarono

"Quindi avete deciso di fidarvi di me?"
"Non ancora" rispose Herega "ma volgiamo darti una possibilità. Stai attenta a quello che fai e a le parole che usi"
"Va bene, va bene. Prima, però, voglio raccontarvi la storia di questo posto, e dei ladri al suo interno:
Circa un decennio fa in questa zona non vi era nulla. Solo qualche albero e pianticella in giro. Non vi era nessun ladro. Tutte le persone vivevano intorno alla piazza dove probabilmente siete stati. Un giorno però, una persona, durante il discorso del custode Gen Nishida fu vista entrare in una casa, che successivamente si rivelò non posseduta da lui. Fu un evento scioccante, non tanto per il gesto in se, ma poiché sull'isola ogni persona era pacifica, rispettava il prossimo, non vi erano regole, perché non ce ne era bisogno. Farlo durante il discorso del custode, beh, non fu la migliore delle idee. L'accusato però riuscì a farla franca. Da lì in poi cominciarono a verificarsi vari episodi di questo tipo, dato che nessuno avrebbe fatto nulla per impedirlo. Un giorno, allora, il custode decise di fare edificare una cittadella, alla fine di un sentiero lunghissimo, che rappresentava la distanza che la città volesse avere con i ladri. In quel posto furono portate tutte le persone che avevano commesso atti del genere. Tutte tranne una. Quella persona, che aveva cominciato tutto. Coloro che non furono portati ora sono chiamati puri. Successivamente quella cittadella fu sigillata dal custode, con un giuramento intrapreso con Kyoni, uno degli stregoni più potenti della zona, cosicché i ladri non potessero più scappare.
Tornando indietro, anche io ero presente con i miei genitori al discorso del custode dove si verificò questo fatto. Tornati a casa, ci accorgemmo di essere stati derubati... Fummo noi a subire l'azione di quel maledetto ladro. Ne risentimmo economicamente, tant'è che io fui lasciata dai miei genitori, che adesso non ci sono più. Dedicai la mia vita al solo pensiero di voler uccidere quel tale.
Mi informai, ebbi modo di contattare gente importante e potente per incontrarlo. Ci riuscì, un giorno, di fronte la taverna della piazza. Appena lo vidi, non ci pensai due volte, presi il coltello e lo pugnalai al cuore. Morì poco dopo, mentre tutti guardavano quello spettacolo pieno di sangue, io avevo rubato la sua vita. Ero diventata un ladro pure io. Fui portata in questa zona. Mi accorsi però che la mia vita non poteva finire così. Dovevo trovare un altro scopo per essa. Decisi allora di difendere ogni persona pura che avrebbe messo piede in questo posto marcio fino al midollo. Infatti, qui, i ladri sono destinati a rubare, seppur contro voglia.
Per me fu differente. Non ebbi questo problema, come potete ben vedere sono contro questa cosa, ma non mi è concesso lasciare questo posto comunque. Questo è quanto".

Herega e Eavelin rimasero di stucco. Il suo sguardo era molto convincente, poiché pieno di emozioni. Mentre lo raccontava, i due si immersero nella storia come se fossero loro i protagonisti. Presero dunque la loro decisione. Herega cominciò a parlare:

"Ho una missione da compiere. Spero tu possa aiutarmi"

Pietra Miliare - Sic.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora