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Mi sveglio disturbata da qualche raggio di sole provenire molto probabilmente da una finestra, mi giro per dare le spalle a quella luce e dopo essermi stropicciata gli occhi li apro e subito dopo realizzo che non era la mia stanza di hotel <<Ti prego dimmi che non è vero>> esclamo pensando di aver fatto chissà c prima di alzarmi col busto per osservare meglio la stanza che era una comunissima stanza fino a vedere quella finestra che mi stava dando fastidio prima che mi svegliassi, mi alzo per vedere dove mi trovavo e quel paesaggio non sembrava altro che Monaco e iniziai a farmi delle teorie che poi vennero confermate dal musetto della SF90 ovvero la monoposto del 2019 con un bel numero sedici sopra, ok a Monaco sono tutti ricchi e appassionati degli sport ma non era da tutti avere un musetto sopra la porta di una camera da letto <<Ben svegliata>> tiro un sospiro di sollievo vedendo che quella camera era quella di Charles <<Non pensavo di dirlo mai più ma sono felice di vederti>> mi metto le mani sui fianchi <<Felice di vederti anche io>> sorride come per prendermi in giro dopo qualche momento di silenzio mi decido a fare qualcosa <<Ti ringrazio ma penso sia arrivato il momento di andare>> mi avvicino alla porta <<Emily ti prego>> cerca di fermarmi <<Che c'è ancora?>> lo guardo malamente mentre lui rimane in silenzio <<Perfetto, ci vediamo>> lo supero e vedo la mia valigia ancora rotta dall'Australia <<Charles cosa significa>> la indico <<Ho detto che te ne andavi dall'hotel>> abbassa lo sguardo <<Bene ne cercherò un altro>> la prendo e mi avvicino di nuovo alla porta d'uscita o almeno credevo <<Emily, resta>> si mette davanti a me <<Perchè dovrei? per sentirmi  ancora più cretina?>> abbasso anche io lo sguardo <<Ascoltami e se la spiegazione non ti piacerà te ne potrai andare non rivolgendomi mai più la parola ma almeno fammi spiegare devo almeno provare a farti cambiare idea su di me di nuovo>> mi mette due dita sotto al mento per alzarmi il viso <<Va bene>> alla fine gliela dò di nuovo vinta vedendo la sua convinzione <<Perfetto preparati che andiamo a fare colazione>> vedo che prende dei vestiti e corre in bagno mentre io mi siedo sulla mia valigia non sapendo più che fare o cosa dire e se la mia reazione fosse stata troppo esagerata?, l'unica cosa che potevo fare era prepararmi e sentire cosa voleva dirmi. Aspetto che esca dal bagno per poi entrare io e la prima cosa che vedo è lui, quello che mi è mancato di più in assoluto<<Ma adoro hai il bidet>> quasi urlo vedendolo <<Certo perchè non dovrei averlo>> si era fermato dalla porta per poi andare in camera sua sparendo.

Dopo nemmeno due minuti ero pronta avevo messo la prima cosa che avevo trovato in valigia ovvero un vestito bianco e avevo messo per fortuna le mie converse anche loro bianche <<Possiamo andare?>> mi chiede aprendo la porta <<Certo>> si sentiva che nell'aria c'era tensione ma era una tensione sana, esco dall'appartamento e mi trovo davanti e sotto almeno tre piani di scale <<E io come ho fatto a salirle?>> perchè non mi ricordo nemmeno quando ci ero arrivata <<Questa si chiama magia>> mi supera e le inizia a scendere seguito subito dopo da me. <<Dove mi porti di bello?>> avevo notato che non avremmo preso la macchina <<In un bar qui vicino a pochi minuti>> lo affianco e iniziamo a camminare <<Non sono riuscita a congratularmi per la vittoria in Australia>> dico imbarazzata <<Tranquilla, grazie>> alzo lo sguardo per guardarlo in faccia ma lui stava continuando a guardare fisso davanti a lui <<Sei ancora primo nel campionato deve essere una bella soddisfazione>> mugugna qualcosa senza aggiungere altro e inizio ad andare in ansia non sapendo come mandare avanti una conversazione e da come mi aveva risposto lui non voleva nemmeno iniziarla, forse un pò per noia e ansia senza pensarci mi inizio a mangiare le unghie.

<<Eccoci arrivati>> si ferma davanti a un bar che conoscevo abbastanza bene <<Direi che i fratelli Leclerc hanno esattamente gli stessi gusti>> sorrido <<Perchè?>> mi chiede guardandomi <<Ci venivamo io e Arthur diceva che era il suo preferito>> mi fa segno di entrare e così faccio e ci sediamo a un tavolo vicino a una parete in vetro <<Tu la fai colazione vero?>> accenno un si guardandomi intorno. Ordiniamo e diciamo che era arrivato il momento più difficile forse ovvero il possibile chiarimento <<Non sopporto più questa situazione ti prego dimmi quello che devi dirmi>> non resistevo più a tutta questa tensione a me Charles mancava mi mancava ogni secondo in Australia per quanto cercavo di dimenticarlo non ci riuscivo <<Quel giovedì è successo tutto così velocemente che fino al tuo schiaffo non avevo realizzato>> accenno una piccola risata <<Intanto ti devo chiedere scusa per come ti ho chiamato ero letteralmente in crisi>> gli sorrido continuando a guardarlo <<E ora passiamo alla parte più difficile, io mi stavo beatamente facendo i cavolo miei sulla mia brandina, aspettandoti ed è entrata lei dicendo che tu non saresti più venuta, si è avvicinata e non so che diavolo ci e soprattutto mi è preso>> si ferma appena abbasso lo sguardo ripensando appena ho aperto quella porta <<Non mi aspetto un tuo perdono ma dovevo cercare di risolvere>> non alzavo più lo sguardo ripensando anche a tutte le cagate che avevo fatto anche io <<Scusa se ho baciato quel tipo ma ero ubriaca>> sussurro imbarazzata, a oggi me ne pento di averlo baciato non so che mi era preso anche a me ero impazzita <<Veramente io non volevo e non provo nulla per lei, tutto quello che provo è solo per te>> lo guardo accennando un si e lui subito sorride.

Vita e destino//Charles LeclercDove le storie prendono vita. Scoprilo ora