Capitolo 9

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Pov. Ester

La prima cosa che feci dopo essere rimasta sola, fu massaggiarmi polsi e caviglie... entrambi segnati da linee rosse, tendenti al violaceo... ero consapevole che se pur non sentendo ora il dolore di quelle ferite, tra un paio di ore sarei sicuramente impazzita per esso... ma non volli pensarci, le uniche cose a cui riuscivo a pensare, di fatto erano le parole della peggior persona di cui potessi mai innamorarmi, che continuavano a vorticarmi nella testa. Decisi in fine che il mio cervello poteva benissimo mettersi all'opera dopo, non avevo tutta questa fretta per peggiorare la mia situazione psichica... anzi, ero ben felice di aspettare. Avrei iniziato a riflettere sulla mia situazione solo dopo essermi tolta la sensazione di sporcizia e inquietudine che mi stava logorando dentro... e quale miglior modo se non con un bagno caldo?

Ci misi parecchio tempo ad arrivare al bagno, non solo perché non avevo idea di dove fosse, c'erano troppe porte dentro quella stanza, ma soprattutto perché non appena misi piedi per terra un dolore lancinante mi percosse tutto il corpo. Ebbi appena il tempo di mettermi in piedi e assumere una posizione eretta che le gambe mi cedettero e caddi rovinosamente a terra, facendomi ancora più male di quanto non ne avessi già. Tentai invano un paio di volte, ad alzarmi... e quando finalmente ci riuscii le gambe tremavano sotto il mio peso. Era una cosa strana, i muscoli, intorpiditi e doloranti grazie ad una giornata particolarmente impegnativa, non rispondevano più ai miei comandi... anche se in tutti i modi e con tutta la mia buona volontà cercavo di muovermi, di avanzare almeno di un minimo, il mio corpo non reagiva, se ne stava li, in piedi, immobile, senza ascoltarmi. Arrivai al bagno trascinando e spostando letteralmente le mie gambe con le mani. Mi sembrava tutto così estraneo... come ci ero finita li, in quella situazione? Un momento prima pensi, progetti la tua fuga da una vita opprimente e senza sbocchi... poi apri gli occhi e ti ritrovi chiusa in una camera, rapita da un ragazzo tremendamente carino e particolarmente premuroso nei tuoi confronti che non solo mi ha augurato la morte, ma con fierezza si è autoproclamato mio giustiziere...

Dopo essermi completamente svestita, e cercando con tutte le mie forze di non voltarmi verso lo specchio a muro, non volendo vedere il riflesso del mio corpo, mi sedetti nella vasca fredda, molto lenitiva per il mio corpo indolenzito. Misi il tappo e aprii la vasca, in attesa che l'acqua arrivasse a un livello abbastanza alto da coprire il mio corpo e potermici rilassare dentro. Sul bordo della vasca erano ammucchiati un gran numero di Sali, bagnoschiuma, shampoo...addirittura un vaso di saponette, non avevo mai visto così tanti detergenti per il corpo tutti insieme, se non in un supermercato. Volli provarli tutti... per ogni sale ne mettevo una manciata nella vasca, mentre per i bagnoschiuma un tappo pieno...dopo averli messi tutti dovetti velocemente chiudere l'acqua, che aveva creato, con il suo in cessare di scorrere un mucchio di schiuma, parte della quale ora era riversata a terra. Poteva anche essere troppa la schiuma, ma per me andava più che bene, non volevo rischiare di vedere il mio corpo coperto da segni rossi, lividi, o qualunque cosa sia rimasta su esso. Quando finalmente mi decisi a uscire dalla doccia, non sapevo che ore si erano fatte, o quanto tempo fossi rimasta immersa nell'acqua divenuta ormai fredda...ero fuori dal mondo. Mi avvolsi in un asciugamano striminzito, dirigendomi successivamente verso la mia nuova non che triste camere adiacente. Fortunatamente cominciai a camminare, anche se lentamente e molto dolorante, da sola, senza l'aiuto delle mani... riuscivo ad avanzare con la sola forza delle mie gambe... che, se pur tremendamente deboli, mi portarono fino al letto, dove mi sistemai in attesa di un'occupazione "svuotamente". Stavo per arrendermi quanto il mio sguardo si posò sopra all'agendina posata accuratamente sul letto... mene ero completamente scordata.

Senza

perdere tempo l'afferrai e mi sistemai meglio sul letto...divenuto stranamente

comodo e morbido, appoggiai il cuscino sulla tastiera del letto, alta si e no trenta

centimetri, senza il muro dietro. La mia schiena era poggiata comodamente al

cuscino, mentre con le gambe piegate e coperte da un lenzuolo ci tenevo il

piccolo quadernino chiuso, quasi come se lo stessi contemplando, non

ritenendolo ancora reale. Dopo averlo guardato, osservato completamente in

trans mi ripresi e aprendolo notai che la prima parte era scritto, con una

grafia piccola, stretta, inclinata e molto disordinata... grafia che subito

attribuii a Josh...senza perdere tempo e curiosa come non mai mi misi a leggere.

ESTER (#Wattys 2016)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora