Capitolo 27

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Pov. Ester 

Quel giorno fu il primo di una lunga lista. Sì, perché Josh aveva trovato un nuovo modo per abbattermi, se prima stavo iniziando a pensare a lui come ad un mostro incapace di amare, senza scrupoli, e senza nemmeno la capacita di soddisfare la propria vittima, ora ero certa del contrario. Lui sapeva soddisfare le persone, cazzo se lo sapeva fare, ma ogni volta che ciò accadeva (quasi sempre due volte al giorno) l'amore che avevo nei miei confronti, la mia autostima e il rispetto per me stessa, se ne andavano a puttane. Giorno dopo giorno iniziavo ad odiare me stessa e ampliavo l'odio nei suoi confronti. Una parte pressoché positiva di questa situazione? L'amore che prima provavo per Josh era andato tutto in fumo, volatizzato come un cubetto di ghiaccio sotto il sole cocente, rimpiazzato da un sentimento più profondo e radicato: l'odio.

Un odio malsano che m'induceva ad odiare anche me stessa, ma che oramai era talmente radicato dentro di me, nel mio cuore e nella mia anima, da essere diventato di vitale importanza per quella poca e insicura salute mentale che ancora mi restava.

Erano passati mesi da quel giorno, erano mesi che ogni giorno, anche più volte al giorni mi faceva copiosamente venire. Mesi che mi avevano profondamente cambiato, ora l'idea di strozzarmi con il fumo, non mi toccava minimamente, ero praticamente arrivata a fumare quasi due pacchetti al giorno, pacchetti che mi venivano consegnati dopo il nostro rapporto sessuale, in quanto secondo lui la vera fumata era quella che si fa dopo una buona scopata. Mesi in cui anche la mia salute fisica si stava intaccando, si perché ora passavo dal desiderare il cibo al vomitarlo pochi minuti dopo, non che fosse una cosa nuova per me. L'unica cosa realmente cambiata era che, se prima ero obbligata e costretta a mangiare tutto, senza averne la minima voglia, ora ero io a desiderare di mangiare, sempre di più e più spesso. Ero completamente e totalmente depressa, e mangiare era come vedere la luce in fondo al tunnel, ovviamente lui non sapeva che io lo fossi, se no mi avrebbe riempito di pasticche e tolto il fumo e la birra. Birra... l'immancabile bottiglia che accompagnava le mie giornate e le rendeva sorprendentemente sopportabili, e anche Josh se ne era accorto. Dopo la prima volta che mi fece ubriacare, annebbiando i miei freni inibitori, e rendendomi praticamente una sgualdrina con un letto, aveva fatto in modo di non farmi mai mancare una bottiglia piena al fianco. Ne bevevo talmente tanta da avermi provocato la pancia da birra. Ovviamente non era solo la birra ad averla provocata, ma anche l'enorme quantità di cibo che mangiavo durante il giorno, che a quanto pare era comunque assimilata. A quanto pare il mio corpo pur vomitando ogni cosa che ingerivo, assimilava comunque i grassi e le calorie, rendendomi una palla con le gambe. Ma era anche vero che ora mai mi ero abituata al mio panciotto da birra, che a dirla tutta non era nemmeno tanto grosso, si intravedeva appena di profilo, mi ero ormai affezionata a lui.

Mi ero appena accesa una sigaretta quando la porta della stanza si aprì, rivelando per un attimo l'esterno della camera, più precisamente l'immacolato muro color seppia tempestato di quadri e fotografie di grane effetto, poi l'intera visuale fu coperta da un muscolosissimo e sodo corpo.

Josh infatti, era appena apparso con un enorme vassoio straripante di qualsiasi genere alimentare, che passava dal dolce, al salato alla frutta. Avevo ormai spesso di chiedermi come tutto quel cibo potesse stare in uno spazio tanto striminzito, pareva pressoché impossibile, eppure Josh ci riusciva, lui poteva fare tutto ciò che voleva.

-ehilà, se vuoi, ti do io un buon motivo per quella- disse non appena vide la sigaretta fra le mie dita. La mia risposta fu una semplice occhiata, inespressiva e vuota.

-amo quando sei così calorosa con me, mi fai sentire l'unico al mondo, sul serio, non smettere mai- ironizzo portandosi una mano al cuore, con il vassoio ormai abbandonato su un mobile.

-sai, se non fosse che ho smesso di darti il contentino, avrei anche potuto provare a ridere per la puttanata che hai appena detto- risposi con un'alzata di spalle

-oh... tranquilla, aspetta pochi minuti e sarai tu a ricevere il contentino- disse alludendo al reale motivo della sua visita.

-ooh, non vedo l'ora, sei talmente bravo che non aspetto altro che te, tutto il santo giorno, sto qua a fantasticare e a provocarmi piacere da sola pensando a te...-

Dissi io questa volta sarcastica.

-oh, tesoro se è cosi che la metti... non posso permettermi di non far bene il mio "lavoro" e lasciare il piacere alle tue sole mani, sai se è così che la metti, aumenteremo le nostre visite pasto a tre... o perché no, a quattro al giorno-

-come? No!- dissi in modo irremovibile

-fidati, a me non dispiace per nulla, anzi mi hai servito su un vassoio d'argento il pretesto che cercavo armai da un po' di tempo- aveva un ghigno sul viso talmente strafottente da dare sui nervi.

-allora piccola, preferisci mangiare prima o dopo?- ero indecisa, la vista del bendidio presente sul vassoio mi aveva fatto notare il senso di fame che mi stava divorando, però se avessi subito mangiato, non solo non sarei riuscita a trattenere i conati di vomito, ma non avrei neppure potuto mangiare dopo "l'attività fisica" puramente imposta e fuori luogo.

-beh se la metti così... meglio dopo, non vorrei doverti vomitare addosso, sai, mi fai questo effetto- dissi portandomi la mano al cuore e imitando il suo gesto di poco fa.

-beh, adesso tu vedrai che effetto provochi tu a me, e oggi, non ci andrò leggero, sai, voglio liberarmi per bene, sono molto teso in questi giorni... - 


ESTER (#Wattys 2016)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora